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Mattoni e lastre di pietra

Quanti bei ricordi si affacciano alla mente in questi ultimi tempi! Ho quasi paura che possa trattarsi di un presagio! Spero di sbagliarmi perché ora più che mai capisco la bellezza dell’esistenza e vorrei potermela godere. Finora ho sempre rinunciato a tutti i divertimenti per non spendere in cose inutili e non ho intrattenuto rapporti cordiali con alcuno per non essere costretta a fare regali. Non sono asociale, semplicemente non ho denaro da scialacquare!
Credete che non mi piacerebbe fare bella figura inviando qualche presente come forma di ringraziamento per una gentilezza ricevuta? Oppure un regalo alle amiche in occasione del loro matrimonio o della cresima o semplicemente del compleanno? O ancora festeggiare i compleanni dei miei figli, come fanno tutti i miei amici e conoscenti?
Lavoro tante ore al giorno, talvolta anche la notte per assicurare l’indispensabile ai miei cari. Se potessi farei molto di più e darei loro anche il superfluo! Nonostante il compenso per il mio lavoro non sia elevato, non mi sento affatto di dispiacermi per quanto mi viene corrisposto. Non ritengo giusto né tanto meno lodevole lagnarsi del pane che entra in casa! Mi accontento e ringrazio la provvidenza che mi assiste specie in un periodo di magra come questo che stiamo attraversando. Se soltanto penso a quante persone sono ridotte in miseria e non hanno nessuno che possa dare loro un aiuto!
La vita mi ha insegnato ad avere in giusta considerazione tutte le cose, a dare più valore ai rapporti umani, per amore del prossimo, senza secondi fini, e al rispetto per l’altro e …meno a cose futili come regalie costose, ma non necessarie, come forma di riconoscenza per il senso di umanità o di amicizia mostrato! Non si misura l’amore con il peso o la grandezza del regalo, ma piuttosto dalla comprensione delle loro problematiche.


Un intenso profumo di fiori di campo entrò dalla portafinestra aperta della stanza in cui ero intenta a cucire dei vestitini di carnevale per quei cuccioli tanto paciocconi dei miei nipotini. Nella stanza si respirava aria di primavera e si svegliò in me il desiderio ormai sopito di lasciar perdere tutti i lavori e lavoretti di casa e di buttarmi fuori all’aria aperta a riempirmi gli occhi dei colori dalle sfumature millimetriche più impensate, che la mente umana non sarebbe mai stata in grado di creare! Mi incamminai per le viuzze del villaggio, lastricate di pietra e larghe solamente un metro, dove i raggi del sole non riescono a penetrare. Quasi a formare un disegno o un mosaico ideato dal genio e dalla fantasia di artisti degni di questo nome, cespugli spontanei di violette e fiori selvatici spuntano dai muri spessi, di tufi e pezzi di pietre impastati con terra, calce, sabbia. Le arcate, sapientemente disegnate da architetti d’altri tempi, realizzate con mattoni a faccia vista e i balconcini, simili a quello della Giulietta del grande scrittore inglese William Shakespeare, equidistanti tra loro e abbelliti con i fiorellini dello stesso colore che traboccavano dai vasi, infondono gioia nell’anima e nei cuori. I passanti e i turisti amanti dell’arte e amano conoscere la storia del paese e la civiltà della gente che lo abita, anche attraverso l’architettura, sentono di ritornare a vivere attraversando quelle stradine calpestate solo dai pedoni in quanto l’accesso è consentito solo a loro.


Una piccola comitiva di inglesi, o forse australiani, era ferma a guardare con interesse i balconi e stavano dicendo tra loro qualcosa che io non ho capito, ma ho avuto l’impressione che si trattasse di una somiglianza che vedevano con quelli riprodotti nei film e nelle rappresentazioni teatrali di ‘Giulietta e Romeo’. L’impressione trovò immediatamente conferma nella domanda che mi rivolsero dopo aver attirato la mia attenzione: “Ci scusi, signora, stiamo ammirando queste costruzioni molto belle, decisamente di buon gusto dal punto di vista architettonico. Ci chiediamo se i balconi sono antecedenti, come costruzione a quelli descritti dal nostro grande scrittore e autore di un’opera la cui storia è ambientata in Italia, a Verona. Ne ha sentito parlare?”
“Sono felice, di abitare in questo borgo ricco di bellezze sia architettoniche, sia naturali. Sono al contempo mortificata di dover ammettere la mia ignoranza che mi impedisce di dare una risposta che abbia fondamento di verità e che possa soddisfare la vostra curiosità. Posso, invece, fare sfoggio delle mie conoscenze in campo letterario e rispondere all’ultima domanda affermativamente. Tutti qui conoscono la storia dei due innamorati e della loro tragica morte. Sebbene sia stata scritta da un autore inglese, descrive dei luoghi di una bellezza senza paragoni, che sono frutto della bravura e del senso del bello di cui gli architetti italiani detengono il primato.”
Con un senso di vergogna salutai i turisti e ripresi la mia passeggiata esploratrice dei luoghi che avevo sempre attraversato ad occhi chiusi.

Diversi localini, arredati con grande senso estetico e nel rispetto dell’architettura del luogo, sono stati adibiti dagli stessi proprietari a negozietti di quartiere, ciascuno specializzato in un articolo. Uno espone coperte, centrini, merletti, mantelli da tavolo, copri cuscini, fatti all’uncinetto e al tombolo. In un locale trovi una gamma innumerevole di cioccolatini, torte dolci e salate, pasticcini della nonna, biscotti e delizie varie. Un altro propone tutte le varietà di tè, provenienti dalle piantagioni presenti in varie parti del mondo, in foglie, in granuli e in bustine, per tutte le ore del giorno e nei vari gusti ed espone anche teiere di forme, dimensioni e colori differenti. Quanta gente gremisce quelle viuzze, e quanti turisti affollano quelle graziose rientranze quasi a misura d’uomo!


Arrivata alla piazzetta, di forma esagonale, mi scoprii a meravigliarmi della magnificenza di quello spiazzo che, pure, avevo calpestato migliaia e migliaia di volte senza che ne notassi i colori, la forma o la struttura. Un pozzo con il muretto alto novanta centimetri e l’archetto in muratura rivestiti di mattoni cinque per cinque, alcuni del colore… del melone a rete, approssimativamente color sabbia, alcuni del colore dei cachi, che sprigionano un ‘sapore’ di antico, e un’eleganza classica, sobria. Un secchio legato alla carrucola, fissata all’archetto, consentiva allora e consente tuttora al viandante di assaporare l’acqua leggera e gradevolmente molle che affiora. Tre panchine in pietra porosa fanno bella mostra di sé attorno al pozzo per chi voglia riposarsi dopo tanto camminare per conoscere le meraviglie di quel gioiello di borgo. Dalle ore 16,30 alle cinque del mattino in inverno e dalle 19,00 alle 4,00 in estate, la piazzetta è illuminata a giorno da sei lampioni assolutamente in sintonia con il luogo, anzi parte integrante di quella perla di spiazzo.


Appena fuori dal borgo un viale acciottolato, completamente ricoperto da un pergolato di rose, conduce alle …’Sentinelle’. M’immisi in quel viale senza reale consapevolezza. Realizzai dopo che, senza pensarci, avevo preso la strada che conduceva ai miei figli e ai miei nipoti. Mi resi conto che ero guidata dal desiderio per me quasi stupefacente di ragazza che ama giocare con i bambini e divertirsi insieme con loro.
Coppie di innamorati, mano nella mano, la testa di lei poggiata sulla spalla del suo amoroso, seduti nei sedili di legno disposti in due file parallele, alla distanza di tre metri l’una dall’altra, s’intrattengono per ore ed ore. Quella dolce visione risvegliò in me i bei ricordi della mia adolescenza, quando, seduta sotto quel manto di rose ed ancora vestita con abitini bianchi a fiorellini e le calze bianche, sognavo, ad occhi aperti, che il mio principe azzurro veniva a chiedere la mia mano perché si struggeva d’amore per me. Allora andavo a cinema due e talvolta tre volte alla settimana a vedere film romantici che mi immettevano in un mondo fatato.
Rallentai il passo per godere appieno dell’aria pura, fresca e odorosa di rose, feci il pieno facendo dei respiri profondi: inspirai lentamente a lungo con il naso ed espirai con la bocca tenendo le labbra socchiuse. Dovete provarci, vi renderete conto degli effetti benefici sulla salute e sull’umore!


E non solo! Io ebbi addirittura le visioni, almeno così credetti al momento ritenendo quello che accadde l’ultima delle cose realizzabili. Mi ritrovai a fissare con gli occhi spalancati per lo stupore misto a incredulità e la bocca aperta da ragazza infatuata e colta con le mani nella marmellata, incapace di proferire parola, un bell’uomo dai riccioli di un nero corvino e gli occhi di un verde intenso, che mi si era piazzato davanti.
“Ciao, meravigliosa ragazza! Sei rimasta lo splendore che tutti i ragazzi ammiravano e le ragazze cercavano di emulare. Il tempo sembra essersi fermato ai tuoi sedici anni. Non credo possibile che non ricordi il tuo dolce e gracile spasimante che pendeva dalle tue labbra! Sarò anche cambiato, ma il naso a vela e gli occhi unici, almeno allora tra noi compagni, per forma, grandezza e colore non sono cambiati.”
“Emanuele!? Dopo tanti anni! Non credevo di rivederti! Sei diventato un uomo affascinante e maturo. Non sei più quel ragazzino insicuro e petulante. Sembra che sappia come affrontare le situazioni, mi sembri un uomo di polso che ‘sa quel che fa’. Quale gradito evento ti ha riportato al borgo che ti ha dato i Natali! Qual buon vento ti ha riportato tra noi? Sai, non sono più una ragazzina ormai da tempo, tuttavia l’emozione mi ha bloccata! Mi hai lasciato senza parole. Trasmetti una sensazione di autorevolezza con la tua imponenza, il tuo sguardo profondo e i lineamenti severi e al contempo dolci del tuo volto, che rendono quasi inermi le donne che hanno la ventura di incontrarti.”
“Ho trascorso diversi anni in Africa. Sono diventato medico e ho deciso di rendermi utile ai bisognosi dei paesi sottosviluppati dove le malattie infettive decimano ogni minuto decine e decine di persone. La mancanza di acqua corrente, di medicinali, l’insufficienza di cibo portano ad ammalarsi di ‘scorbuto’, ‘rachitismo’, ‘tifo’, ‘malaria’ed altro. Gli ammalati sono assediati dalle zanzare che procurano fastidi e morte.”
“Sei sempre stato un ragazzo sensibile al dolore degli altri. Ricordo che ti lasciavi commuovere e rattristare dalle traversie e dai problemi soprattutto degli indigenti. Non sei cambiato, anteponi ancora il benessere degli altri alle comodità e alla tua tranquillità e felicità. Non posso non essere favorevolmente colpita da tanta magnanimità! Oggi non è facile trovare persone come te. Se tua moglie ti sostiene sei fortunato; una compagna di vita che condivida i tuoi valori e ti segua nelle tue faticose esperienze quotidiane in quei paesi sperduti del terzo mondo, tra ammalati e povertà, è veramente difficile da trovare.”
“Non mi sono mai sposato. Inizialmente ho rigettato l’idea di incatenare una donna proponendole una vita di tribolazioni, paure di infezioni, una vita priva delle frivolezze a cui sono abituate le donne dei paesi ‘evoluti’, poi non ci ho pensato più. Non ho avuto il tempo di pensare all’amore. Quindi sono ancora solo. Non ti nascondo che ora non mi dispiacerebbe ‘accasarmi’ come solete dire voi. Mi tratterrò qui per un paio di mesi perché sono impegnato con un gruppo di medici di diversi paesi in un progetto di ricerca e potrei trovare il tempo per invitare una vecchia conoscente dei giorni della mia fanciullezza.”
“Il galantuomo non si smentisce.”
“Che mi racconti di te? Sei sposata? Hai dei figli? Sei felice? Lavori?”
“Frena, una domanda per volta! Dammi modo di risponderti prima di farmi altre domande. Mi metti l’ansia con questo tuo frenetico modo di fare! Non hai forse tempo? Io ne ho a sufficienza. Stavo facendo una passeggiata rilassante e mi riempivo i polmoni di ossigeno, rubavo con il mio bel naso i profumi che questi deliziosi fiori e tanto verde rilasciano nell’aria. Mi riempivo gli occhi del mondo meraviglioso che il nostro paesaggio ci offre e senza rendermene conto mi sono trovata sulla strada dei ricordi, ma anche che porta alla casa dei miei adorati nipoti. Già con questo ho soddisfatto, penso la tua prima curiosità. Ho dei figli che mi circondano di premure, richiedono la mia presenza quando vanno in villeggiatura e mi vengono a trovare quasi tutti i giorni. La domenica se non mi sento di andare a colazione da loro, sono loro a venire a tenermi compagnia. Questo soprattutto da quando Tommaso mi ha lasciata per un mondo senza egoismi. Purtroppo è venuto a mancare un bel mattino del mese di maggio nel mezzo di posticino idilliaco di nostra proprietà che dista solo cinque miglia dal nostro borgo. Ha avuto un infarto proprio mentre stavamo rivisitando i giorni belli di quando andavamo a scuola. Tuttavia sono felice, non potrei non esserlo. Ho avuto la fortuna di condividere con lui, che mi ha fatto sempre sentire bella e desiderata, un pezzetto della mia vita. Mi ha dato tre figli amabili e ho dei nipoti che sono il cuore della mia anima. Il lavoro non mi manca ed è anche un lavoro che mi piace. Certo il guadagno non è elevato, ma mi accontento.
Ogni sabato mi reco nel centro per anziani e in ospedale per dare una mano a imboccare quelli più deboli e a tener loro compagnia per un paio d’ore discorrendo di fatti contemporanei esteri e interni, soprattutto riguardanti fatti, accadimenti, persone del posto.”
“Anche tu hai un’anima gentile! Ricordavo che ti dissociavi sempre dalle ragazze pettegoli della tua classe, che provavano piacere nel deridere gli altri per dei difetti di cui, purtroppo non avevano colpa, come non era merito delle prime se avevano un bel viso o un corpo che attirava l’attenzione dei ragazzi e suscitava invidia nelle ragazze.
Sai, non mi dispiacerebbe poterti rivedere, magari a cena una di queste sere. Sebbene non avessi tempo per i ricordi in quei paesi dimenticati del terzo mondo, non ti nascondo che mi è capitato in diverse occasioni di pensare ai giorni che mi videro catturato dalla tua innocenza, dalla tua bellezza che emanava un fascino particolare.
Certo le emergenze da fronteggiare mi riportavano subito alla realtà dolorosa e pressante. In verità mi farebbe piacere conoscere i tuoi figli che, sono certo, hanno ereditato i tuoi valori e sono, pertanto, schiette, senza malizia. Senza voler sembrare presuntuoso credo di poter asserire che sapranno vedere il ‘buono’ che c’è in me! Potremo metterli a conoscenza dei giorni lieti della nostra fanciullezza e condividere e confrontare le esperienze di due generazioni. Sono ottimista e mi aspetto che il futuro voglia rimediare alla ferita che il passato mi ha inferto muovendo le pedine in modo da tenerci l’uno vicino all’altro per gli anni avvenire. Non trovi che sarebbe delizioso condividere, noi due, le gioie che la vita potrebbe avere in serbo per noi? Non rispondere ora, lasciami il tempo di corteggiarti e di farmi conoscere dai tuoi figli. Sono sicuro che faranno il tifo per me e ti esorteranno ad arrenderti alle lusinghe di un uomo che non ha ‘eguali’!”
“Ma…”
“Taci! Questa è una sera speciale ed io un perfetto cavaliere che si offre e pretende di accompagnare la dama dei suoi sogni ovunque ella desideri. La luna piena nostra complice e il sentiero adorno di fiori ci suggeriscono di tacere.”
E mentre mi sussurrava dolcemente quelle parole sfiorando il lobo del mio orecchio destro con le sue dolci, calde labbra carnose, raccolse e mi infilò tra i capelli dei fiori di lavanda dal profumo inebriante…”




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Racconto scritto il 03/12/2013 - 21:25
Da Marianna Bonno
Letta n.1864 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Dialoghi improbabili e arcaici; l'incontro ugualmente improbabile e eccessivamente rapido nella conclusione. Scusami ma non mi è piaciuto.

Franco Di Michele 24/04/2014 - 21:21

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