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Questione di sguardi

Salgo sul tram insieme a questa ragazza che cerco di scrutare curioso.
È seduta di fronte a me. Capisco che non vuole essere guardata: ci deve essere una profonda insicurezza in lei. Le guance le si colorano di un rosa pastello, si morde le labbra scure.
Dentro di me immagino in parte come possa sentirsi, sola, senza nessuno, circondata da mostri. Ha dei capelli ricci che le incorniciano il viso rotondo.
Appena abbasso gli occhi, sento il peso del suo sguardo che fruga tra le parti molli della mia anima. Sta cercando di studiarmi mentre io non me ne accorgo. C’è vigliaccheria nei nostri sguardi nascosti, paura piuttosto che sfida. Lei mi teme mentre la guardo, e io la temo mentre lei guarda me. Perfetta é la simmetria della nostra esistenza: siamo la stessa persona, in fondo.
Capisco come ci si sente davvero; non sopporto più d’esser sotto esame, il dover essere ricomposto nella sua immaginazione come fossi una cosa sola, un frammento unico. Non lo accetto. E sono sicuro che neppure lei lo accetterebbe. Lei non è quei capelli ricci e quelle labbra scure; vorrei provare a percepire di più ma la vista della realtà non me lo permette. Vorrei poterglielo dire.
Non la guardo più: oggi sono io a renderla felice.


E' sempre molto più efficace lasciare che le parole ci rubino i momenti, che se ne approprino giudiziosamente, che li fissino per sempre.
Si può fissare anche uno sguardo di chi non vuole essere guardato, con la buona volontà.




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Racconto scritto il 27/05/2019 - 20:17
Da Alessandro Pellei
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