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La vecchia polaroid senza flashback

Ho lasciato la baita in ordine, e puntato gli spruzzi per i nontiscordardimè. Ti ho preso solo
il cappello, e sì le tue fette biscottate senza glutine . Con la solita giacca sgualcita e la duetto verde bottiglia ho poi raggiunto la casa con la veranda. Proprio ora che ti scrivo ho appena finito di preparare la tavola per la cena, pescato e frutta fresca. Quando arriverai il bagno sarà caldo al punto giusto, petali di tulipano attorno alla vasca e mezzo bicchiere di vino. Quello solo, so che non bevi. Ti aspetterò sul dondolo, anche se spero che mi chiederai di farti compagnia. Non dovevo dirlo? Poi mi sono permesso di prenotare il dopo cena: un piccolo localino sulla spiaggia.
Quel tango che simula una storia d’amore, un continuo ammiccamento fatto di dolcezze, sguardi. Quando la vecchia polaroid si deciderà a funzionare, la notte ti immortalerà timida e audace.


Finalmente sei arrivata, traffico!? Cammina piano oltre il porticciolo, ti vengo incontro sul vialetto fatato che pare esistere solo per noi. Ogni sosta un bacio. Una scusa perfetta. Per non lasciarti andare più via.
Giungerai dal pontile che porta alla veranda rimproverandomi per qualcosa con lo sguardo, quello che hai quando non sorridi. Prima dell’uscio mi frapporrò tra te e quel sorriso, che quando si spegne anche le stelle non hanno motivo di brillare, e mi inginocchierò davanti a te per baciarti la mano. Mentre la luna arrossirà sentendomi corteggiarti, ti prenderò in braccio per rincasare.


Entrambe le versioni della storia proseguono con una scarpa sfilata all’ingresso, e l’altra caduta sul divano. Quel vino che assaggerai appena. Immersa nella vasca con quei pensieri ora leggeri.
Io che ti lavo la schiena e ti guardo per cercare la tua approvazione mentre avvicino piano,
con discrezione le mie labbra al tuo collo…
Il seguito potrebbe rispettare il programma della serata, o stravolgerlo.
Una polaroid sfocata racconta di te che volteggi su due spilli rossi sotto il nostro porticato.
Mentre mi sfiori con la medaglietta sacra che porti sempre, avvicini con discrezione le tue labbra al mio collo… hai già la mia approvazione.


Ma torniamo ai nontiscordardimè, coperti dalla sua giacca sdrucita. Qui sulle sponde biellesi del lago il clima è mite e la neve arriva di rado. Sulla Serra Morenica invece…
Quella mattina solo una spolverata come di zucchero. Accanto ai fornelli un biglietto “Al tuo risveglio metti l’acqua sul fuoco per il tè, pensavo proprio di aver preso le fette biscottate…
Torno presto, ti amo anima bella”.
Durante la notte aveva nevicato copiosamente sulla Colma di Mombarone. Trovarono solo una giacca e qualche lamiera verde visto il volo tutt’altro che pindarico. Era solito farne quando le raccontava di quello che aveva scritto, e a lei qualche volta sfuggiva un sorriso. Quel sorriso di cui non ricorda più il sapore.
Ieri rassettando casa ha trovato quella polaroid. Le scarpe rosse col tacco non le ha più messe da allora, ma il tango sì. Qualche volta apre l’armadio, indossa la cravatta con il nodo lento e entra nella camicia bianca con le maniche arrotolate dove nel taschino ha conservato il biglietto, per sentire ancora il profumo delle sue mani. E danza col suo amore. Fa male, ma è ciò che le resta di lui. Ieri ha danzato. “mmm…mmm… in tutti i bei momenti” non era nella sua testa, pareva venisse dallo studio. Il grammofono era spento “Mi sembra di sentire il picchiettio della tua penna sullo scrittoio di sghimbescio… amore mio, eri l’aria che respiro”.
Le sue lacrime calde sono ancora lì sul biglietto, ma la polaroid non riesce più a trovarla.
L’amica che c’è sempre stata l’ha aiutata a cercarla, ma nulla. Di contro, rovistando ovunque, nella tasca di un cappotto un foglio a quadretti…
Continua a sorridere, ti so in quei luoghi
da cui non me ne sono mai veramente andato.
Luoghi in cui so di poter tornare.
E i miei occhi veglieranno su di te
da questo cielo dipinto
di scie bianche e lucine.
Avrei avuto risposte bellissime
per le domande che non mi hai potuto fare.
Ma se guardi dalla finestra verso il lago
sarò con quel vecchio ombroso di mio padre,
che però mi asseconda sempre
accompagnandomi a coglierti le pratoline.


“Quella vecchia polaroid in cui volteggia su due spilli rossi… Padre Onnipotente, come posso ringraziarti!? Fiii …sto precipitando in tutti i bei momenti… fiii fiii …guarda anche tu,
è bellissima quando sorride…”




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Racconto scritto il 31/05/2019 - 22:42
Da Mirko D. Mastro
Letta n.908 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


MIRKO... Memorie di amori che non muoiono mai che tornano a vivere per emozionare. Bravo + + +

mirella narducci 01/06/2019 - 16:01

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No, nn potevo nn commentarti anche se nn ho un attimo neppure per respirare...
E dovrai accettare gli errori da cellulare.
Beh che dire? ,quando la realtà supera le adpettative.
Superlativo, Mirko
Davvero

laisa azzurra 01/06/2019 - 14:48

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Il flashback è nelle sensazioni che si vivono leggendo questo tuo bellissimo racconto...
scritto nel tuo originale stile
Davvero molto bello Mirko Mastro

Grazia Giuliani 01/06/2019 - 14:14

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