Teodoro Piccintir era preoccupato.
Faceva caldo, il condizionatore era rotto, sudava.
Gardava la fotografia che aveva in mano e non si capacitava.
Suonarono alla porta, andò ad aprire.
Il colpo che ricevette fu devastante, la sua testa si piegò all'indietro in un movimento innaturale.
L'Ispettore Aldo Tuboduro entro nell'ufficio di Piccintir verso le undici del mattino.
Tutto era stato messo sottosopra ed il povero Teodoro giaceva per terra con il cranio fracassato in una pozza di sangue.
Il medico legale Adelmo Scannasuocere stava esaminano il cadavere.
"Ora della morte, dottore"
"Intorno alle otto di questa mattina"
"Arma del delitto?"
"Direi un martello e anche bello grosso"
Arrivò il Magistrato.
Emilia Gransottana, Magistrato molto stimato da colleghi e collaboratori, fece un giro veloce della stanza, guardò il cadavere e scosse la testa.
"Conoscevo il Piccintir, piccolo cabotaggio, principalmente corna coniugali. Ah, il Commissario Verdeoro è in giro tutta la mattina, lo ragguaglierà lei più tardi.Ispettore, chi può voler uccidere un investigatore privato che si occupa di corna?"
"Beh Dottoressa l'elenco è lungo, tenga presente che il Piccintir con le sue indagini ha cavato denari per alimenti a persone che non avevano alcuna intenzione di pagare"
"Quindi pensa ad una vendetta?"
"Presto per dirlo ma potrebbe essere un'ipotesi"
"Ok, solita routine, scaviamo nella vita dell'investigatore e dei suoi clienti"
"Solita routine, Dottoressa, se scopro qualcosa le faccio sapere".
Il Commissario Costantino Verdeoro quella mattina era nettamente in ritardo.
Era andato a cena da amici, serata importante da un punto di vista alcolico, si era ritirato verso le tre del mattino ed aveva faticato non poco a prendere sonno.
Si era svegliato alle nove marcio di sudore.
Per prima cosa aveva chiamato in ufficio per avvisare che avrebbe tardato causa problemi personali e che ogni questione andava passata all'Ispettore Tuboduro.
Arrivò in ufficio verso le dodici.
Chiamò l'ispettore nel suo ufficio.
"Ispettore buongiorno e mi scusi ma ho avuto una mattinata caotica. Novità?"
"Commissario, buongiorno, un omicidio, un investigatore prvato, certo Teodoro Piccintir..."
Il Commissario lo interruppe
"Mi sta dicendo che hanno ammazzato Teodoro Piccintir?"
"Si"
"Con una martellata in faccia?"
"Si, ma come fa a...."
L'ispettore sospese la frase notando che il commissario era letteralmente sbiancato.
"Ipettore sappia che questo omicidio non è quello che sembra. Sono certo che tutti stanno pensando che si tratti della vendetta di qualche marito inchiodato ai suoi doveri. Giusto?"
"Si Commissario"
"Bene. Lei continui con questa inutile ricerca fino a quando non le dirò io di cambiare strada oppure di chiudere il caso come irrisolto"
"Sarà fatto, anche se mi pare chiaro che farò un buco nell'acqua"
"Ispettore non ha idea del casino che si scatenerà quando avrò fatto la telefonata che devo fare"
Il commissario congedò l'ispettore con la raccomandazione di non rivelare a nessuno quanto gli aveva detto.
Aprì l'unico cassetto chiuso a chiave della sua scrivania, prese il telefono che ne giaceva all'interno e compose l'unico numero esistente in rubrica.
Al terzo squillo ottenne risposta.
"Pronto"
"Hanno ammazzato Teodoro, Thor è tornato, avete fatto un'altro dei vostri casini, adesso come la risolviamo?"
L'interlocutore del Verdeoro non proferì parola alcuna e riagganciò.
Dopo una settimana, periodo in cui l'indagine non ebbe evoluzioni, il Commissario uscendo di casa al mattino trovò un biglietto sul vetro dell'auto. Lesse l'indirizzo che vi era scritto, butto il foglietto e si recò sul luogo. Ad attenderlo trovò Samuele Brizzi, personaggio che lui conosceva bene.
Era una bella mattinata, il cielo era sereno e l'aria fresca. Samuele Brizzi era seduto su di una panchina affacciata sul Po e stava leggendo La Stampa.
"Buongiorno Samuele"
"Buongiorno a te. Prima notizia che non ti piacerà affatto, Thor è regolarmente al suo posto, in carcere negli U.S.A."
"Quindi?"
"Quindi c'è qualcuno in giro che sa delle cose che non dovrebbe sapere e che, secondo me, ci sta mandando un messaggio"
Il Commissario Verdeoro si fece scuro in volto, aveva ben chiaro cosa voleva dire Brizzi.
"Cosa facciamo? Se è come dici tu tutta la squadra è in pericolo"
"Certo Costantino. Noi abbiamo già dato l'allerta a tutti meno uno che non riusciamo a rintracciare"
"Di chi si tratta?"
"Ermete Pratofitto"
"Cazzo"
"Appunto"
"Sapete almeno dove dovrebbe trovarsi?"
"Secondo noi doveva essere al suo posto, nell'ufficio della Vittoria Assicuraziioni di Corso Casale"
"Ovviamente avete controllato tutto il cntrollabile e..."
"E non si trova, sparito nel nulla"
Mentre discuteva con Brizzi squillò il cellullare.
Quando terminò la telefonata si rivolse al Brizzi sconsolato.
"Abbiamo trovato Pratofitto alla Tesoriera, cranio sfondato, una martellata".
Da quell'incontro passarono un paio di settimane ove nulla successe.
Le indagini di polizia non avevano sbocchi e neanche le spasmodiche ricerche dei Servizi trovavano tracce.
Il Commissario Verdeoro arrivò in ufficio presto e convocò nel suo uffico l'ispettore Tuboduro.
"Ispettore buongiorno. Credo sia tempo che io le spieghi chi erano effettivamente Piccintir e Pratofitto"
L'Ispettore si mise seduto ed iniziò ad ascoltare.
"Allora. Uno faceva l'assicuratore e l'altro il detective privato da strapazzo. Si trattava di una copertura. Erano entrmbi dei Servizi e nel tempo si erano occupati di importanti casi di sicurezza nazionale. Avevano lavorato in tutto il mondo andando a prevenire eventali importanti minacce per il nostro paese. Circa otto anni addietro avevano partecipato ad una delicata missione resasi necessaria per lo smantellamento di una rete di trafficanti internazionali di armi che riforniva cellule terroristiche in Europa. Fu in quella occasione che riuscirono ad arrestare Thor, così soprannomnato perchè uccideva le sue vittime con un martello. Thor non si è liberato e non è lui che li ha uccisi ma qualcuno che conosce la storia e che, probabilmente, si sta vendicando. Ultima cosa, anche io facevo parte della squadra che svolse la missione."
L'ispettore intervenne
"Quindi anche lei è in pericolo, dovremo predisporre una scorta"
"Nessuna scorta, nessuno deve sapere di questa operazione. L'ho informata per la stima che ho nei suoi confronti e mi sembrava corretto che lei, almeno in parte, sapesse"
"Bene Commissario, visto che so, sarò io la sua scorta"
Dopo un paio di giorni in cui nulla accadde il Commissario Verdeoro ricevette una telefonata.
"Ciao sono Ambrogio. Abbiamo deciso di riunire tutti i superstiti della squadra per capire come procedere. Ci vediamo tra tre giorni, alle 9,50 al vecchio ritrovo".
Qualcuno aveva ascoltato la conversazione ed era molto soddisfatto. Il suo piano funzionava a meraviglia. La vendetta definitiva si stava finalmente avvicinando.
Il Commissario Verdeoro partì da Torino verso le 9,00. La giornata era nuvolosa.Partendo da casa sua, al numero 25 di corso Moncalieri, ci avrebbe messo circa 40 minuti.
Trovò traffico ed arrivò a Ternavasso alle 10,00.
Entro nella casa rossa di fianco al Castello e salì al primo piano.
Erano arrivati tutti, lui era l'ultimo.
Salutò i colleghi e si sedette. La riunione poteva cominciare.
A cica 200 metri di distanza Nikola Granstard, dopo aver fatto i debiti conteggi ed appurato che erano arrivati tutti, premette il pulsante.
L'esplosione fu devastante, la casetta rossa era stata polverizzata. Nessuno ne era uscito vivo.
L'Ispettore Tuboduro si trovò davanti uno scenario apocalittico.
Non sarebbe stato possibile recuperare ne le salme ne delle prove, forse si sarebbe capito che tipo di esplosivo era stato usato.
Nikola Granstard era soddisfatto. Erano bastate un paio di martellate ben date per radunare quei codardi e punirli per le loro nefandezze.
Avrebbe avvisato gli amici che tutto era finalmente finito e sarebbe tornato alla sua tranquilla vita di insegnante universitario. Finalmente anche lui avrebbe potuto trovare un poco di pace.
Faceva caldo, il condizionatore era rotto, sudava.
Gardava la fotografia che aveva in mano e non si capacitava.
Suonarono alla porta, andò ad aprire.
Il colpo che ricevette fu devastante, la sua testa si piegò all'indietro in un movimento innaturale.
L'Ispettore Aldo Tuboduro entro nell'ufficio di Piccintir verso le undici del mattino.
Tutto era stato messo sottosopra ed il povero Teodoro giaceva per terra con il cranio fracassato in una pozza di sangue.
Il medico legale Adelmo Scannasuocere stava esaminano il cadavere.
"Ora della morte, dottore"
"Intorno alle otto di questa mattina"
"Arma del delitto?"
"Direi un martello e anche bello grosso"
Arrivò il Magistrato.
Emilia Gransottana, Magistrato molto stimato da colleghi e collaboratori, fece un giro veloce della stanza, guardò il cadavere e scosse la testa.
"Conoscevo il Piccintir, piccolo cabotaggio, principalmente corna coniugali. Ah, il Commissario Verdeoro è in giro tutta la mattina, lo ragguaglierà lei più tardi.Ispettore, chi può voler uccidere un investigatore privato che si occupa di corna?"
"Beh Dottoressa l'elenco è lungo, tenga presente che il Piccintir con le sue indagini ha cavato denari per alimenti a persone che non avevano alcuna intenzione di pagare"
"Quindi pensa ad una vendetta?"
"Presto per dirlo ma potrebbe essere un'ipotesi"
"Ok, solita routine, scaviamo nella vita dell'investigatore e dei suoi clienti"
"Solita routine, Dottoressa, se scopro qualcosa le faccio sapere".
Il Commissario Costantino Verdeoro quella mattina era nettamente in ritardo.
Era andato a cena da amici, serata importante da un punto di vista alcolico, si era ritirato verso le tre del mattino ed aveva faticato non poco a prendere sonno.
Si era svegliato alle nove marcio di sudore.
Per prima cosa aveva chiamato in ufficio per avvisare che avrebbe tardato causa problemi personali e che ogni questione andava passata all'Ispettore Tuboduro.
Arrivò in ufficio verso le dodici.
Chiamò l'ispettore nel suo ufficio.
"Ispettore buongiorno e mi scusi ma ho avuto una mattinata caotica. Novità?"
"Commissario, buongiorno, un omicidio, un investigatore prvato, certo Teodoro Piccintir..."
Il Commissario lo interruppe
"Mi sta dicendo che hanno ammazzato Teodoro Piccintir?"
"Si"
"Con una martellata in faccia?"
"Si, ma come fa a...."
L'ispettore sospese la frase notando che il commissario era letteralmente sbiancato.
"Ipettore sappia che questo omicidio non è quello che sembra. Sono certo che tutti stanno pensando che si tratti della vendetta di qualche marito inchiodato ai suoi doveri. Giusto?"
"Si Commissario"
"Bene. Lei continui con questa inutile ricerca fino a quando non le dirò io di cambiare strada oppure di chiudere il caso come irrisolto"
"Sarà fatto, anche se mi pare chiaro che farò un buco nell'acqua"
"Ispettore non ha idea del casino che si scatenerà quando avrò fatto la telefonata che devo fare"
Il commissario congedò l'ispettore con la raccomandazione di non rivelare a nessuno quanto gli aveva detto.
Aprì l'unico cassetto chiuso a chiave della sua scrivania, prese il telefono che ne giaceva all'interno e compose l'unico numero esistente in rubrica.
Al terzo squillo ottenne risposta.
"Pronto"
"Hanno ammazzato Teodoro, Thor è tornato, avete fatto un'altro dei vostri casini, adesso come la risolviamo?"
L'interlocutore del Verdeoro non proferì parola alcuna e riagganciò.
Dopo una settimana, periodo in cui l'indagine non ebbe evoluzioni, il Commissario uscendo di casa al mattino trovò un biglietto sul vetro dell'auto. Lesse l'indirizzo che vi era scritto, butto il foglietto e si recò sul luogo. Ad attenderlo trovò Samuele Brizzi, personaggio che lui conosceva bene.
Era una bella mattinata, il cielo era sereno e l'aria fresca. Samuele Brizzi era seduto su di una panchina affacciata sul Po e stava leggendo La Stampa.
"Buongiorno Samuele"
"Buongiorno a te. Prima notizia che non ti piacerà affatto, Thor è regolarmente al suo posto, in carcere negli U.S.A."
"Quindi?"
"Quindi c'è qualcuno in giro che sa delle cose che non dovrebbe sapere e che, secondo me, ci sta mandando un messaggio"
Il Commissario Verdeoro si fece scuro in volto, aveva ben chiaro cosa voleva dire Brizzi.
"Cosa facciamo? Se è come dici tu tutta la squadra è in pericolo"
"Certo Costantino. Noi abbiamo già dato l'allerta a tutti meno uno che non riusciamo a rintracciare"
"Di chi si tratta?"
"Ermete Pratofitto"
"Cazzo"
"Appunto"
"Sapete almeno dove dovrebbe trovarsi?"
"Secondo noi doveva essere al suo posto, nell'ufficio della Vittoria Assicuraziioni di Corso Casale"
"Ovviamente avete controllato tutto il cntrollabile e..."
"E non si trova, sparito nel nulla"
Mentre discuteva con Brizzi squillò il cellullare.
Quando terminò la telefonata si rivolse al Brizzi sconsolato.
"Abbiamo trovato Pratofitto alla Tesoriera, cranio sfondato, una martellata".
Da quell'incontro passarono un paio di settimane ove nulla successe.
Le indagini di polizia non avevano sbocchi e neanche le spasmodiche ricerche dei Servizi trovavano tracce.
Il Commissario Verdeoro arrivò in ufficio presto e convocò nel suo uffico l'ispettore Tuboduro.
"Ispettore buongiorno. Credo sia tempo che io le spieghi chi erano effettivamente Piccintir e Pratofitto"
L'Ispettore si mise seduto ed iniziò ad ascoltare.
"Allora. Uno faceva l'assicuratore e l'altro il detective privato da strapazzo. Si trattava di una copertura. Erano entrmbi dei Servizi e nel tempo si erano occupati di importanti casi di sicurezza nazionale. Avevano lavorato in tutto il mondo andando a prevenire eventali importanti minacce per il nostro paese. Circa otto anni addietro avevano partecipato ad una delicata missione resasi necessaria per lo smantellamento di una rete di trafficanti internazionali di armi che riforniva cellule terroristiche in Europa. Fu in quella occasione che riuscirono ad arrestare Thor, così soprannomnato perchè uccideva le sue vittime con un martello. Thor non si è liberato e non è lui che li ha uccisi ma qualcuno che conosce la storia e che, probabilmente, si sta vendicando. Ultima cosa, anche io facevo parte della squadra che svolse la missione."
L'ispettore intervenne
"Quindi anche lei è in pericolo, dovremo predisporre una scorta"
"Nessuna scorta, nessuno deve sapere di questa operazione. L'ho informata per la stima che ho nei suoi confronti e mi sembrava corretto che lei, almeno in parte, sapesse"
"Bene Commissario, visto che so, sarò io la sua scorta"
Dopo un paio di giorni in cui nulla accadde il Commissario Verdeoro ricevette una telefonata.
"Ciao sono Ambrogio. Abbiamo deciso di riunire tutti i superstiti della squadra per capire come procedere. Ci vediamo tra tre giorni, alle 9,50 al vecchio ritrovo".
Qualcuno aveva ascoltato la conversazione ed era molto soddisfatto. Il suo piano funzionava a meraviglia. La vendetta definitiva si stava finalmente avvicinando.
Il Commissario Verdeoro partì da Torino verso le 9,00. La giornata era nuvolosa.Partendo da casa sua, al numero 25 di corso Moncalieri, ci avrebbe messo circa 40 minuti.
Trovò traffico ed arrivò a Ternavasso alle 10,00.
Entro nella casa rossa di fianco al Castello e salì al primo piano.
Erano arrivati tutti, lui era l'ultimo.
Salutò i colleghi e si sedette. La riunione poteva cominciare.
A cica 200 metri di distanza Nikola Granstard, dopo aver fatto i debiti conteggi ed appurato che erano arrivati tutti, premette il pulsante.
L'esplosione fu devastante, la casetta rossa era stata polverizzata. Nessuno ne era uscito vivo.
L'Ispettore Tuboduro si trovò davanti uno scenario apocalittico.
Non sarebbe stato possibile recuperare ne le salme ne delle prove, forse si sarebbe capito che tipo di esplosivo era stato usato.
Nikola Granstard era soddisfatto. Erano bastate un paio di martellate ben date per radunare quei codardi e punirli per le loro nefandezze.
Avrebbe avvisato gli amici che tutto era finalmente finito e sarebbe tornato alla sua tranquilla vita di insegnante universitario. Finalmente anche lui avrebbe potuto trovare un poco di pace.
Racconto scritto il 25/06/2019 - 08:51
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