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Ho imparato a volare

Non è il peso degli anni a tenermi chinato non sono i ricordi sepolti a scurire il mio viso
Sussurrami dolci parole ora che si avvicina il tramonto
amami adesso prima che la notte porti via la sera.
L'orologio appeso alla parete sembrava segnare sempre la stessa ora, l'odore di pulito pesava sulla mia testa quanto i pensieri che la riempivano. Cercai di concentrarmi sul bel cielo azzurro che si stagliava al di là della finestra e per un momento ripensai a quando bambino credevo che un giorno avrei imparato a volare, a quando correvo lungo la strada di casa e poi provavo a spiccare un balzo per alzarmi in volo, potevo sentire la sensazione di delusione per non essere riuscito a staccarmi da terra e la convinzione che prima o poi ci sarei riuscito. In quel momento avrei voluto tenere con me solo quei ricordi e cancellare una vita di duro lavoro e tanti sacrifici per poi arrivare qui.
"Eccomi sono qui, bevi un po' d'acqua" mia moglie negli ultimi tempi sembrava più premurosa anche se in lei scorgevo la rabbia e la delusione di una vita che sicuramente poteva essere andata meglio.
Questo rancore che provava nei miei confronti le trapelava dal viso, io che ormai la conoscevo come me stesso capivo che le attenzioni che mi dava erano dettate soltanto dalla sua profonda morale e dal suo senso del dovere. Questo accresceva in me quella sensazione di essere stato una delusione di non essere stato in grado di offrire il meglio a lei e ai ragazzi.
Tutti questi pensieri furono annichiliti dal rumore della porta che si apriva,il dottore uscì con dei fogli in mano, guardai i suoi occhi, il suo sguardo era fisso sui miei e dall'espressione del suo viso capi che non c'era nulla di buono. "Sì accomodi" mi disse, mi sentivo inerme mi sedetti come ubbidendo a un ordine, ci fu un attimo di silenzio poi mi disse, " mi dispiace ma la situazione e peggio del previsto a una metastasi generalizzata le rimangono pochi mesi di vita" . Fu come se il mondo attorno a me scorreva mentre io restavo immobile, era tutto finito, cinquanta anni della mia vita racchiusi in un foglio di carta che ne sentenziava il termine. Fu in quel momento che pensai alla sofferenza che avrei dato ai mie cari e ripensai al desiderio di volare ricordando che prima o poi ci sarei riuscito.
La finestra dello studio del dottore era apperta, mi voltai verso mia moglie, le lacrime le solcavano il viso, le sorrisi e le fecci un cenno col capo, con lo sguardo volli trasmetterli tutto il mio amore e la gratitudine che avevo per lei. Le dissi " bacia i ragazzi" poi mi alzai e...
Era una bella giornata di sole
mitigata soltanto da un esile brezza
la strada di casa sembrava più lunga
ed io veloce correvo nel vento.
Mia madre alla porta mi stava a guardare
io la guardavo e correvo contento,
le dissi , mamma guarda che so fare
e li finalmente imparai a volare.



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Racconto scritto il 27/09/2019 - 00:31
Da Cristiano Pili
Letta n.845 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Grazie anche a te, ho cercato di ricreare un dramma andando al di la della disgrazia, in modo che il contesto ne allegerisca i toni.

Cristiano Pili 27/09/2019 - 21:07

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Molto forte l'argomento ma come dice Grazia trattato con delicatezza. Bravo

Maria Isabel Mendez 27/09/2019 - 21:01

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Grazie apprezzo tanto il tuo commento.

Cristiano Pili 27/09/2019 - 18:42

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Un racconto scritto in modo coinvolgente, un approccio al dolore molto delicato.
Bravo.

Grazia Giuliani 27/09/2019 - 17:10

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