Erano i cosiddetti ‘ favolosi anni sessanta’ ed io, ero e sono una sessantottina, anche un po’ sorcina.
Erano gli anni in cui la vita era tutta un ideale e la gioventù uno strumento per realizzarli.
Non avevo ancora saputo l’esito dell’esame di maturità che mio padre, con premura e sicurezza nelle mie capacità scolastiche, mi trovò un lavoro come impiegata presso un ufficio di assicurazioni.
Ed io…….; che dopo le fatiche dello studio, pensavo di godermi una meritata vacanza, magari al mare….ma mio padre, saggiamente , mi disse che certe occasioni vanno prese al volo, e probabilmente aveva ragione.
Come prima esperienza, il lavoro mi piaceva ed era anche gratificante, aveva un solo difetto, la sera non uscivo mai in orario, se tutto andava bene, una mezz’ora dopo l’ora prevista.
La cosa non mi pesava molto, ma diventava un problema quando veniva in licenza il mio fidanzato, cosa che capitava tre volte l’anno: a Natale , a Pasqua e durante le ferie di Agosto.
L’episodio che segue accadde proprio durante una di queste licenze.
Quella sera ci eravamo dati appuntamento dinanzi al portone di un antico palazzo nei pressi del
mio ufficio, ma come di solito arrivai con un ritardo più abbondante del solito.
Giunta nel posto convenuto, lui non c’era, rimasi un po’ delusa, ma anche preoccupata……..a quei tempi non c’erano i cellulari.
Dopo un po’ di attesa incominciai a guardarmi intorno con la speranza di vederlo arrivare,ma nel voltarmi notai che appesi al battente di ottone del portone, c’erano un paio di occhiali ed un mazzolino di violette, i miei fiori preferiti.
Mi si intenerì il cuore, m,a allo stesso tempo pensai:
‘’ Ma guarda che scemo, per farmi capire che è venuto all’appuntamento, ma che stanco di aspettare è andato via, mi ha lasciato i suoi occhiali. Va bene i fiori…ma gli occhiali…e se qualcuno nel passare li avesse portati via?.’’
Presi gli occhiali, li misi in borsa, i fiori ed andai a casa.
La sera successiva, stessa situazione, ma questa volta con mia grande gioia, lui c’era.
Mentre gli andavo incontro notai che aveva gli occhiali sul naso come di solito. Lì per lì, pensai che ne avesse comprato un altro paio, nuovo ed uguale al precedente, per cui quando gli fui vicino, dopo esserci salutati gli chiesi:
‘’Amore, hai comprato un altro paio di occhiali, ma perché uguali a quelli di prima?’’
‘’ No, perché mai avrei dovuto comprare degli occhiali nuovi? Questi vanno ancora bene’’ mi rispose lui.
Tirando fuori dalla borsetta gli occhiali che avevo preso la sera prima replicai:
‘’E questi, allora di chi sono?’’
Per un attimo ci guardammo in faccia senza capire, poi come un flash si realizzò nella mia mente l’idea dell’abbaglio e della cantonata che avevo preso
scoppiai a ridere come una matta, mentre lui continuava a non capire.
Dopo avergli raccontato com’erano andate le cose, ed aver appreso che lui all’appuntamento non era affatto venuto, perché era stato male, rimettemmo gli occhiali dove li avevo presi, sperando che il legittimo proprietario li trovasse lì dove li aveva lasciati.
Erano gli anni in cui la vita era tutta un ideale e la gioventù uno strumento per realizzarli.
Non avevo ancora saputo l’esito dell’esame di maturità che mio padre, con premura e sicurezza nelle mie capacità scolastiche, mi trovò un lavoro come impiegata presso un ufficio di assicurazioni.
Ed io…….; che dopo le fatiche dello studio, pensavo di godermi una meritata vacanza, magari al mare….ma mio padre, saggiamente , mi disse che certe occasioni vanno prese al volo, e probabilmente aveva ragione.
Come prima esperienza, il lavoro mi piaceva ed era anche gratificante, aveva un solo difetto, la sera non uscivo mai in orario, se tutto andava bene, una mezz’ora dopo l’ora prevista.
La cosa non mi pesava molto, ma diventava un problema quando veniva in licenza il mio fidanzato, cosa che capitava tre volte l’anno: a Natale , a Pasqua e durante le ferie di Agosto.
L’episodio che segue accadde proprio durante una di queste licenze.
Quella sera ci eravamo dati appuntamento dinanzi al portone di un antico palazzo nei pressi del
mio ufficio, ma come di solito arrivai con un ritardo più abbondante del solito.
Giunta nel posto convenuto, lui non c’era, rimasi un po’ delusa, ma anche preoccupata……..a quei tempi non c’erano i cellulari.
Dopo un po’ di attesa incominciai a guardarmi intorno con la speranza di vederlo arrivare,ma nel voltarmi notai che appesi al battente di ottone del portone, c’erano un paio di occhiali ed un mazzolino di violette, i miei fiori preferiti.
Mi si intenerì il cuore, m,a allo stesso tempo pensai:
‘’ Ma guarda che scemo, per farmi capire che è venuto all’appuntamento, ma che stanco di aspettare è andato via, mi ha lasciato i suoi occhiali. Va bene i fiori…ma gli occhiali…e se qualcuno nel passare li avesse portati via?.’’
Presi gli occhiali, li misi in borsa, i fiori ed andai a casa.
La sera successiva, stessa situazione, ma questa volta con mia grande gioia, lui c’era.
Mentre gli andavo incontro notai che aveva gli occhiali sul naso come di solito. Lì per lì, pensai che ne avesse comprato un altro paio, nuovo ed uguale al precedente, per cui quando gli fui vicino, dopo esserci salutati gli chiesi:
‘’Amore, hai comprato un altro paio di occhiali, ma perché uguali a quelli di prima?’’
‘’ No, perché mai avrei dovuto comprare degli occhiali nuovi? Questi vanno ancora bene’’ mi rispose lui.
Tirando fuori dalla borsetta gli occhiali che avevo preso la sera prima replicai:
‘’E questi, allora di chi sono?’’
Per un attimo ci guardammo in faccia senza capire, poi come un flash si realizzò nella mia mente l’idea dell’abbaglio e della cantonata che avevo preso
scoppiai a ridere come una matta, mentre lui continuava a non capire.
Dopo avergli raccontato com’erano andate le cose, ed aver appreso che lui all’appuntamento non era affatto venuto, perché era stato male, rimettemmo gli occhiali dove li avevo presi, sperando che il legittimo proprietario li trovasse lì dove li aveva lasciati.
P.S. Un dolce e simpatico ricordo di chi è, e sempre sarà nel mio cuore.
Racconto scritto il 20/10/2019 - 18:45
Letta n.907 volte.
Voto: | su 7 votanti |
Commenti
Scorrevole, ironico, ben strutturato. Sei molto brava nella scrittura e riesci ad incuriosire e guidare il lettore fino alla fine del racconto. Molto bella la chiusa dello stesso, con l'equivoco che tira la risata e l'applauso. Brava, ciao Santa
Gianny Mirra 24/10/2019 - 00:58
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Sempre molto più brava l'amica Santa nel campo della narrativa spesso autobiografica. Ottimo spessore.
Ernesto D'Onise 23/10/2019 - 05:15
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Ho sorriso leggendo il bellissimo racconto che hai scritto, tra un ricordo solare e l'emozione che sei riuscita a trasmettere racchiusa nel tuo cuore!
Margherita Pisano 21/10/2019 - 22:16
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Sempre belli i tuoi racconti molto originali e per niente banali.
Antonio Girardi 21/10/2019 - 09:02
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.....le avevo lasciate a casa, ero sicura che fossero mie
santa scardino 21/10/2019 - 01:00
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.....le avevo lasciate a casa, ero sicura che fossero mie
santa scardino 21/10/2019 - 00:51
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Di divertente il finale...ma le violette??
Bel racconto.
Bel racconto.
Graziella Silvestri 21/10/2019 - 00:48
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Nel finale non ho potuto fare a meno di sorridere, senz'altro si era creato una specie di equivoco. Sti occhiali chissà di chi erano. :D
Ah, sto fatto che non c'erano cellulari però il sessantotto o giù oppure su di lì in te alberga un sonoro senso nostalgico.
Che altro dirti se non brava!!!
Aspetto altri tuoi lavori che siano prosa o poesia.
Ah, sto fatto che non c'erano cellulari però il sessantotto o giù oppure su di lì in te alberga un sonoro senso nostalgico.
Che altro dirti se non brava!!!
Aspetto altri tuoi lavori che siano prosa o poesia.
Giuseppe Scilipoti 20/10/2019 - 22:39
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Sai a quale titolo di una canzone potrei associare questa tua pubblicazione?
"L'anno, il posto, l'ora" dei I Pooh.
Ad ogni modo la questione degli occhiali la trovo il fiore all'occhiello, del resto, durante la lettura ciò mi sganciava un qualcosa di simil mistero, un elemento o una sezione a cui ho avuto un attento occhio di riguardo. Beh, il racconto si intitola apposta "Gli occhiali" e la "montatura" precisamente di tipo narrativa andava a farsi sempre più interessante.
"L'anno, il posto, l'ora" dei I Pooh.
Ad ogni modo la questione degli occhiali la trovo il fiore all'occhiello, del resto, durante la lettura ciò mi sganciava un qualcosa di simil mistero, un elemento o una sezione a cui ho avuto un attento occhio di riguardo. Beh, il racconto si intitola apposta "Gli occhiali" e la "montatura" precisamente di tipo narrativa andava a farsi sempre più interessante.
Giuseppe Scilipoti 20/10/2019 - 22:36
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É difficile "recensire" o comunque inserire una opinione che tratta un testo che ha il sapore dei ricordi, proprio come in questo caso, che hai rievocato un incontro, un luogo e una persona a te assai cara. Righe impreziosite da immagini che mi appaiono anche magicamente vintage.
Il componimentino a mio avviso é un atto di nostalgia, un incontro tra cuore e memoria, che con la scrittura hai costruito un ponte tra il passato e il presente.
Il componimentino a mio avviso é un atto di nostalgia, un incontro tra cuore e memoria, che con la scrittura hai costruito un ponte tra il passato e il presente.
Giuseppe Scilipoti 20/10/2019 - 22:30
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Bello, simpatico e anche divertente...cinque stelle da un sessantottino che ha vissuto in pieno quel periodo. E ho pure scritto parecchio su quel periodo storico...ciaociao.
Giacomo C. Collins 20/10/2019 - 20:11
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Un ricordo raccontato con freschezza e sentimento, a testimoniare che tutto in te è ancora vivo...
mi piacciono le tue storie!
mi piacciono le tue storie!
Grazia Giuliani 20/10/2019 - 20:10
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Molto simpatico il tuo racconto. Anche io sono una sessantotto a... Ti ringrazio per i commenti che mi fai.
Teresa Peluso 20/10/2019 - 19:54
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