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AMICI (terza e ultima parte)

“Dove diavolo si è cacciato?” si domandò continuamente Pietro, senza un briciolo di fiato, così da arrendersi e scattare nella frazione per non perdersi la serata al bar. Ma fu proprio ad un incrocio sopra la salita all'ingresso del paese che i 2 ragazzi si scontrarono: Pietro era il solito a passare gli incroci senza guardare, così avanzando oltre lo stop, lo prese in pieno, volando entrambi dalle proprie biciclette. “Ma dico, sei impazzito?!” gli urlò dietro, il ragazzo. “Pazzo sì, ma non ho fatto apposta a venirti addosso, sai?” si scusò, Pietro, sinceramente. “Eh, l'hai fatto per davvero appunto... no, aspetta un attimo, ma tu sei quel ragazzo del sabato mattina, quello di cui ho sempre l'impressione che mi stia seguendo...” sospettò. “Ehm, scusa – devo andare!!” tirandosi su la propria bicicletta e echeggiando mentre si allontanava: “Credimi non voglio nulla da te, non voglio farti niente di male...”. “Ma che tipo questo qui!” borbottò. E la presentazione vera propria arrivò un sabato sera sul finire di luglio, quando Pietro, girovagando per le strade vicino casa, lo rivide nel bel mezzo di una lite con la propria ragazza. Allora per non passargli davanti facendosi rivedere, si nascose dietro la Madonnina di via 4 Novembre, assistendo all'intera litigata e decidendo di uscire fuori e raggiungerlo soltanto al termine, quando – anche Lui – si ritrovò solo, seduto sul marciapiede che dava ad una strada ormai deserta e buia per via dell'ora notturna. “Ehi, Mac!” lo chiamò così Pietro, riferendosi al nome di MacGyver. “Ma ancora tu?!” esclamò il ragazzo, turbato, anche se a dir la verità piangeva. “Sai, non ho fatto a meno di sentire la discussione...” - “Oh, ma che bravo, così hai origliato tutto!” polemizzò il ragazzo, sempre più arrabbiato. “Bè, non sentirvi era praticamente impossibile eh!”. Ma il ragazzo dopo un mezzo sorriso ancora lacrimava, così Pietro gli sedette accanto: “Senti, lo so che ora attraversi una fase di rifiuto, io sono pur sempre un solitario e so del vuoto che si prova in momenti come questi, quando pensi di aver perso la persona più importante della tua vita. L'hai persa ora, ma non significa per sempre – poi lei adesso se n'è andata, ok, ma vedi che non sei solo: cioè, sono arrivato io!” -Occhiata Malefica- “Bè, vuoi andare a letto a piangere tutta notte stando male? Almeno vacci mangiando prima qualcosa, non a stomaco vuoto – ti distruggerai! Allora facciamo così: ora vado a casa a lasciare la bici e a prendere la macchina, che abito qui vicino. Tu vedi di aspettarmi che poi ce ne andiamo da qualche parte così me ne parli un po', capito? E niente scherzi, ti voglio trovare qui possibilmente nella stessa posizione di come sei adesso, e non sdraiato, sanguinante – il Paradiso può attendere anche in Questi casi, ok?” ordinò Pietro, recitando come solito a fare. “Ahah, ok!” si rassegnò il ragazzo, un po' più sollevato. “Oh, so ancora far ridere, che bello – comunque molto Piacere, Pietro!” - “Alessandro!”. Finirono al Mc giù dalla discesa del paese, lungo il Sempione. Pietro beveva il suo solito tè al limone, rigorosamente senza ghiaccio, mentre Alessandro uno di quei milk-shake che sembrano più vomito di gatto che frappè. Pietro era più intenzionato a farlo ridere, senza riuscirci, che conoscere la sua vita – non che fosse disinteressato, affatto, ma dato il suo pessimo stato d'animo, pensò che fosse meglio distrarlo, tirando fuori il... “meglio” di sé. Dal principio, non ci riuscì, Alessandro era praticamente allungato sulla panca con la schiena appoggiata alla parete mentre Pietro stava seduto composto di fronte a lui, parlando ininterrottamente come una radio – a onde corte. Ad un certo punto lo vide chiudere gli occhi e allora lì tirò fuori veramente il meglio di sé, con un'improvvisata mica tanto improvvisata di Robin Williams in Patch Adams quando non veniva minimamente ascoltato dallo psichiatra durante la visita: “Pensavo allora... se incendiassi le mie scoregge potrei arrivare sulla Luna, o almeno su Urano, ma se non ci riesco potrei usare il mio pene come una pertica e così arrampicarmi al piano di sopra.”. Alessandro, apparentemente addormentato, tirò le proprie labbra per sorridere e rispose a Pietro: “Poi te lo spacchi!” - “Che cosa?” - “Sto caxxo! Guarda che ti ascoltavo eh!”. E scoppiarono a ridere, entrambi. Mentre lo riportava a casa Pietro gli confessò: “Senti, so che è stata una serata buffa e davvero insolita, specie per te che fra l'altro hai pure litigato con la tua ragazza e me ne dispiace parecchio, però sarebbe possibile rivedersi un'altra volta, più che per conoscerci ancora, per vivere? Vedi, non ho molti giri, mi sto vedendo con altre due persone di questo paese che sono due altri mondi completamente diversi dal mio – e dal tuo. Devi sapere che non è facile per me, seppur diverso non sono una calamita dal polo opposto che attrae, ma ho un potere di repulsione che mi fa distaccare da tutti – e non so il perché. Alle volte penso sia solo destino, nient'altro.” - “Sei davvero insolito, Pietro – ti chiami così, giusto? Però è anche vero che mi sei piaciuto, forse perché sei riuscito a tirarmi su – ed è davvero difficile trovare questo genere di sostegno anche fra gli amici che, come tutti gli altri comuni mortali, sono sempre molto distratti. Questo in te presumo non ti succeda, sei troppo preso a preoccuparti per come di presenti – hai mai pensato di fare l'attore? Perchè è la prima cosa che ho pensato di te (-anche il barbiere glielo domanda sempre: “Ma tu da che film sei uscito?”), e senza offesa, sembri veramente uno venuto da un altro pianeta...” - “Be', piacere di essere venuto fin qui, da Te!” - “Piacere mio Pietro”. E si scambiarono i numeri di telefono.
Pietro un pomeriggio, mentre ritornava a casa con Edoardo dai giardinetti, gli chiese ufficialmente di insegnargli quello per cui Edoardo pareva essere nato: la palestra. Non che avesse un brutto fisico Pietro, sempre ben tirato e preoccupato dell'aspetto per poter piacere alle persone – anche se alla fine tutti lo ignoravano – ma non aveva un filo di muscolo! Lavorava in cucina come un dannato, quindi era bello magro e siccome serviva ai tavoli durante il servizio, si teneva bello su di schiena, ma il problema maggiore è che aveva congenitamente un'ossatura debole, era “ceduto” complice anche, come pensò egli stesso, la Musica, che rende più sensibili e “indifesi” coloro che la fanno e la usano. Quindi sfruttò l'occasione per chiederglielo, senza andare in quelle gabbie di paranoici che passavano più tempo a guardarsi allo specchio che a fare gli esercizi.
L'estate ormai era già bella che inoltrata ma, nonostante la stagione breve, le giornate ora sembravano non finissero mai, proprio come lo erano nelle estati ai tempi della scuola, nel tempo senza tempo, alto e pieno d'allegria. Grazie soprattutto a Milo, Pietro poté rivivere le emozioni d'un tempo che poi aveva perduto nel corso del tempo stesso, s'incontravano soprattutto in bici e andavano in giro sia nel pomeriggio, ma specialmente la sera dopo cena, senza una vera meta, e questo rendeva speciale tutti i loro incontri: andavano dove li portava il vento. E parlavano di Tutto, di qualsiasi cosa, senza mai finire, come fossero 2 vecchi Amici. Certo, avevano dei luoghi privilegiati, dove si fermavano qualche instante per riposare. C'erano due luoghi in assoluto che frequentavano spesso: la famosa cava, dietro la villa dei Nobili Visconti, e la torre Eureka nell'altro paesino. Ormai la cava stava scomparendo: un'impresa edile e gli addetti al lavoro stavano disboscando l'intera zona, che somigliava più ad un “impero perduto” di immensi avvallamenti, boschetti e sentieri sterrati, oltre che di campi, questo per costruirci nuove strade, vie, pronte da asfaltare e sicuramente per nuove case e palazzi. Pietro, anche se da anni frequentava la zona ritirandosi dopo il lavoro, poté godere con molto dispiacere della Fine di quello che chiamava “Mondo Nuovo”, facendoci costantemente ritorno ora in compagnia di Milo, fermandosi di tanto in tanto per giocare a frisbee o divertendosi a nascondersi a vicenda in una sorta di “guardie e ladri”. Invece alla torre Eureka, sopra una ditta abbandonata di elettrodomestici, ci passavano il sabato pomeriggio fino al tramonto, godendosi l'imbrunire di un rosso sangue alla vista d'un panorama mozzafiato di tutti i paesini della zona – dal campanile della loro frazione a quello del paese natale, passando per quello della città e di tanti altri paesini della zona. Grazie a Milo si poteva accedere fin sopra la torre, fra le antenne delle stazioni radio che vi si alloggiavano grazie al suo pro-zio, Mario, che fin dai tempi che furono, faceva il custode, ora in pensione ma sempre presente nell'edificio abbandonato, curandolo dai ladri, ma anche badando all'orto dentro la recinzione della residenza, fra i laghetti e le serre, oltre un'infinità di oche, anatre, gatti e altri animali. C'era un via-vai di anziani che vi si riuniva lasciando le biciclette da strada all'ingresso, e li si vedeva giocare a carte al piano terra bevendo i loro vinelli sfusi dentro damigiane portate sempre da loro che offrivano sempre e cordialmente agli amici di Milo quando passavano di lì nei pomeriggi d'estate. Per il resto del loro tempo, Pietro e il suo Amico erano zingari e liberi per le strade di periferia, senza passato – senza futuro: il tempo ora per loro non è che si fosse fermato – sembrava non esistesse più. Tutto era magico, fantastico – ma soprattutto semplice, come dentro una cartolina o in un vecchio film in pellicola dai colori un po' sbiaditi. Mentre il mondo gli si correva affianco con la propria frenesia e i soliti vizi, loro sembravano andare in tutt'altra direzione, come se inseguissero un qualcosa di Puro, che già comunque possedevano dentro. Dei 3 conosciuti, Pietro fu legato senza ombra di dubbio a Milo, tanto da annullare il viaggio che aveva programmato e prenotato – e che ci sarebbe andato come sempre solo – per rimanere con Milo, promettendosi di girare in macchina per i laghi su a Nord e andando a spasso per le campagne e i laghetti cremesi, fuori Milano, portandosi spesso le proprie biciclette col furgoncino, caricandoci altre volte gli amici di Milo dell'oratorio – abusivamente – e rimanendo la sera per farsi, sempre di nascosto, il bagno di mezzanotte – selvaggi fuggiti in cerca di Emozioni. Così passarono – clandestinamente – il mese d'agosto. Ma l'ultimo week-end del mese, quello più atteso, fu il più aspettato da tutti: la festa del patrono della frazione. Perfino le coincidenze furono molto clementi: il bel tempo, le ferie con la possibilità di non assentarsi, la presenza di Tutti i ragazzi già ritornati dalle proprie vacanze – insomma, era tutto dalla loro parte: c'erano perfino Edoardo e Alessandro. Dal venerdì fino all'ultima sera, quella del lunedì, ci fu il pienone nonché il delirio nel paese. Mai vista così tanta gente, e soprattutto ragazzi. Quel 2019 non si sarebbe dimenticato così facilmente: ci fu il tutto esaurito – sì, delle birre alla spina, del vino, delle bancarelle dei dolci – la frittella – di qualsiasi cosa di commestibile e non. Specialmente di lunedì. Quel giorno Pietro rimase dapprima in paese per far guidare Alessandro, nel pomeriggio l'allenamento “forzato” con Edoardo, poi la pennichella che a Pietro gli fu fatale, perché si svegliò giusto 10 minuti prima dei fuochi di mezzanotte. Lui furbo pensò bene di riposarsi nel tardo pomeriggio per recuperare le ore di sonno che avrebbe consumato per un ipotetico – after – che poi c'è stato veramente, finendo però in un sonno profondo per la troppa stanchezza post-allenamento (-“Edoardo, io t'ammazzo!”) e dimenticandosi fra l'altro di mettere una sveglia nel caso non si fosse svegliato subito. E così è stato. Saltò giù dal letto e corse nel giardino a prendere la bici volando in direzione campi della frazione. Una marea di macchine parcheggiate e poi una massa estesa nel vuoto dell'erba di notte con le teste sollevate al cielo pronti per ammirare i fuochi. Ma Pietro era più concentrato a capire dove fossero tutti i ragazzi dell'oratorio – Milo soprattutto. Uno sguardo al Cielo pure lui – più che altro per Ringraziare della Fortuna che gli fu offerta in Dono, ma continuò a non trovarli! Finchè, a fine fuochi, durante lo spostamento di massa dai campi alla piazza, Pietro non incrociò alcuni dei ragazzi dell'oratorio e chiese a loro: “Ma dov'è Milo?” e mentre si spostavano insieme alla massa: “E' di là!” indicando la direzione opposta a dove si stessero dirigendo. E mentre Pietro si spostò nella direzione indicatagli, un altro: “No, no è da quella parte!” così da far cambiare rotta a Pietro. “No, l'ho visto andare di qua io!” affermò un terzo ragazzo. Così Pietro si fermò, come fece il Tenente Colombo alla fine dell'episodio “Assassino a Bordo” rassegnandosi con un “Mi arrendo!”, sorridendo. Così Milo gli sbucò da dietro, in mezzo alla gente, prendendolo sotto-braccio e: “Tu che giri ovunque e manco mi vedi che son dietro a te! Ma che fine avevi fatto?!” gli domandò, data la sua assenza. “Dormivo.” - “Tu stai troppo nel mondo dei sogni, ora però andiamo a divertirci!”. E si diressero dapprima alle giostre, salendo in quelle più imbarazzanti come la casa dei fantasmi o dei tranelli, poi in quelle più ansiose come il labirinto degli specchi per poi distruggersi sugli autoscontri – lasciando guidare Milo dopo qualche giretto “soft” da parte di Pietro, per qualche suo piccolo conto in sospeso con gli amici di sempre... Infine si posizionarono in piazza dove Pietro poté finalmente cenare a base di hamburger e salamelle (facendogli fare a Milo – il tris!), oltre che affogarsi – tutti – nella birra, e la situazione degenerò quando, alle 2 e mezza, una del banco fece il tragico errore di urlare “birra alla spina a 1euro e 50!” e Pietro si ricordò di aver tirato fuori altri 10euro. Alle 4 c'era ancora gente in giro. In un paese così vecchio e noioso, non si erano mai viste così tante persone come alla sagra del patrono, ma soprattutto ragazzi! All'alba ancora ne giravano una ventina, ma Pietro si era ritirato da poco a casa di Milo con altri 5 dei suoi amici di sempre, e con l'aggiunta di Edoardo e Alessandro, che invitò Pietro stesso col benestare di Milo. Uno dormiva nella vasca da bagno, l'altro era rimasto in giardino sull'Ape, Milo nel proprio letto con Pietro giù da parte sopra il tappeto (-poi Milo lo svegliò schiacciandolo coi propri piedi e ribaltandosi finendo di svegliarli tutti!), un altro sopra il tavolo in cucina, e gli ultimi due sul divano, abbracciati. Edoardo e Alessandro dormirono sulla brandina nella camera di Milo – al sicuro. Che disastro! Sembrava la fine di un'orgia, la casa era tutta a soqquadro – non ricordando esattamente cosa fecero una volta arrivati lì – e ci mancavano i nonni che bussarono alla porta per chiedere se andasse tutto bene. “Pietro ti prego apri tu la porta e di ai miei nonni che è tutto a posto!” implorò Milo. Così corse alla porta, non prima di aver notato un 45giri – probabilmente proprio dei nonni – che Pietro conosceva benissimo, così disse a quello che dormiva sul tavolo, Cristiano, di andare a lui a rassicurarli che andava tutto bene mentre avrebbe messo su il vinile. E sotto le note di “Sh-Boom, Sh-Boom”, Cristiano aprì la porta: “Mi hanno detto di dirvi a voi che va tutto bene?” (-inutile dire che era completamente sbronzo!). “Abbiamo sentito un gran baccano, e adesso un forte rumore, come se fosse caduto un armadio!” - “Oh, quello sarà stato certamente vostro nipote!” - “Milo è caduto?!” si preoccuparono i nonni. Milo intuì che non fosse Pietro a parlare coi nonni. “Cavoli, Pietro, hai mandato quel deficiente di Cristiano a parlare coi miei nonni!” - “Ehm, rimedio subito!”, corse dritto alla porta spingendo via Cristiano. “Oh cari signori, qui va tutto bene, io sono il nuovo Amico di Milo, vi ricordate? Pietro mi chiamo, e la situazione è tutta sotto... controllo?” - “Noi vogliamo entrare!” insistettero i nonni. “No!” ordinò Pietro. “Cosa?” si sorpresero. “Oh bè, non credo sia il caso di entrare!” - “E perché no? E che diavolo ci fa quel ragazzo sulla mia Ape?!” domandò furioso il nonno. “Bè, non saprei, mi sembra stia prendendo... il sole?” - “Mò vado là che lo sistemo!”. Arrivò Milo che con una manata chiuse la porta e la chiuse pure a chiave. “Che se la prendano pure con quell'altro cretino che sta dormendo sull'Ape, svegliamo tutti e sistemiamo la casa in fretta, per l'amor del cielo!” così da assistere nel mentre all'inseguimento da parte del nonno – con la vanga in mano – del ragazzo che si svegliò di soprassalto correndo poi per tutto l'orto e nel giardino di casa, fino ad uscire scavalcandone il recinto.
Finì così, in un modo del tutto esilarante ma anche socievole, l'estate – la bella stagione. Le scuole riaprivano, le piogge e il freddo puntuali – come i temporali – ritornarono e il lavoro e le scuole riprendevano per tutti. Ma non era la fine, anzi, a parte una breve sosta per un nuovo intervento chirurgico che gli costò una settimana di convalescenza (-passata interamente a casa di Milo, che per l'occasione, gli tagliò i capelli, esattamente come li portava lui, rasati ai lati!), gli impegni extra-lavorativi – la Musica – nonché le Amicizie guadagnate, vennero ben mantenute da Pietro che continuò con le guide di Alessandro, incollando sul retro della macchina la nota lettera “P” con l'aggiunta di “-irla!”, facendole iniziare anche a Milo, prossimo al 18esimo. E fu proprio in occasione del suo 18esimo che Pietro ritrovò il Gatto e la Volpe – sì i due ragazzi che aveva conosciuto alla cava durante le sue passeggiate solitarie. “Ehi, ma quelli io li conosco, Milo! Ma che diavolo ci fanno qui?!” - “Vedi, quello è mio cugino, e suona la tromba.”. Infatti si assomigliavano. Quanto è piccolo il mondo – e chi l'avrebbe mai detto? Ogni cosa porta a – ma Milo lo fece ritornare lì e incominciarono a scatenarsi alla grande. Proseguì pure con la palestra, con Edoardo, che fece iscrivere Pietro al suo corso – quella gabbia di fanatici che si guardano ossessivamente allo specchio – ma incominciava a fare troppo freddo fuori e l'estate era finita anche per uno ancora tonico come Edoardo. Mantennero però le corse e le biciclettate all'aria aperta, di sabato e domenica mattina – che era il momento più bello per Pietro riguardo all'allenamento, perchè a stretto contatto con la Natura. A turno poi Pietro, andò con la “Triade” al Luna-Park della città, per il ponte dei Santi. Era contentissimo Pietro, viveva in uno stato di gioia mai provato prima alla maggiore età, proprio come quello ai tempi delle elementari e medie. Ogni giornata era piena – nel senso buono: non aveva tempo per se stesso, era sempre in compagnia di uno dei 3, o dei loro giri e la solitudine era ormai lontana anni luce – un pallido ricordo. Perfino le notti erano migliori, dormiva tranquillo e si svegliava sempre più energico.
La vigilia di Natale fu uno spasso: perchè dopo una giornata passata interamente con Milo, in casa e a spasso, lo stesso Milo organizzò il famoso Cenone, in modo “abusivo”, nel salone sotterraneo dell'oratorio col gruppo degli animatori amici. A turno, nel pomeriggio, portarono da mangiare – a turno, la sera, entrarono di soppiatto, scavalcandone la murata – il sogno di Pietro si realizzò! Con le luci fioche consumarono il pranzo, tutti emozionati ed eccitati per quello che stavano facendo: è come se Pietro avesse portato loro una ventata d'avventure, avventure che certo, avrebbero potuto realizzarsele e vivere da soli, per conto proprio, ma la sua Presenza ha in qualche modo contribuito a dare il calcio d'inizio. E la serata degenerò con l'arrivo inaspettato del parroco, infastidito nella propria residenza da certi schiamazzi. Ad un certo punto sembrava essere nella scena dei velociraptor in cucina, all'inseguimento dei due bambini protagonisti. Per quanto fosse stata bella – e divertente – la serata, Pietro si preoccupò per quello che sentì nei discorsi per Capodanno: Milo sarebbe partito con gli altri ad Amsterdam! E sapeva benissimo anche il perché: “Eh, 'sti ragazzi!”, anche se lui per quella città immaginava al libro della Jaeggy “Le Statue d'Acqua” (-“Avrete anche voi visto camminare le Aquile?”). La conferma arrivò per Santo Stefano, quando Milo glielo rivelò. Così chiese ad Alessandro, che l'avrebbe passato con la propria ragazza – ritornati nel frattempo insieme. Edoardo invece lo avrebbe passato a casa dei suoi compagni di scuola, che lui non conosceva. Pietro era di nuovo fregato! In preda al panico, solo per le strade della città, incontrò un ragazzo del passato: “Ehi, ehi! Ti ricordi di me? Ti ricordi? Nel 2016 – sarà stato fine agosto, quando stavi camminando solo che ti avevo abbassato il finestrino e ti avevo fatto -bang- con la mano, dicendoti di -stare attento- ti ricordi? Che poi sei scappato via – spaventato e io che ti urlai di venire qui, che era tutto uno scherzo e cercandoti per interi minuti, non ti avevo più ritrovato. Ricordi?”. Ma il ragazzo – equivalente ad un albino, dagli allineamenti fini, lo guardava senza rispondere tirando un sorriso per il discorso quasi surreale di questo sconosciuto, quasi volesse dirgli: “Ehi amico, easy – ripeti tutto da capo e con calma.”. Così Pietro gli fece una sorta di reso-conto: “Morale – tu che fai a Capodanno?”.



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Racconto scritto il 14/11/2019 - 21:21
Da Pietro Valli
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