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L\'impronta misteriosa

Serena e laura abitavamo a Mondovì, appena 30 anni in due, erano amiche sin dalla primissima infanzia e sovente, oltre a stare insieme durante l’anno, se era possibile cercavano di passare anche le vacanze estive assieme, generalmente nella casa al mare dei genitori di Laura, che era situata in Liguria a Dolceacqua in un piccolo borgo sulle colline nell’entroterra in provincia di Imperia.
Dolceacqua era un villaggio che contava solamente 2000 anime, un bel borgo medievale della val Nervia situato sull’omonimo torrente; il borgo si sviluppa ai lati della strada che sale a valle. Meta di turisti perché il borgo ospitò per ben due volte Claude Monet in cui una volta vi soggiornò in compagnia August Renoir. A tutt’oggi è oggetto di visite turistiche per le due belle riproduzioni dei due quadri dipinti da Renoir posizionate proprio dove l’artista aveva dipinto i suoi quadri che raffiguravano il ponte e il Castello dei Doria che domina il borgo dall’alto.
Quando erano lì in vacanza Laura e Serena andavano spesso a visitare il castello per ammirare il bellissimo panorama che quel maniero offriva dall’alto delle sue torri.


Quell’anno però, avendo i genitori di Serena comprato una casa per le vacanze sempre in Liguria ma a Triora, (un altro borgo della zona anch’esso collocato sulle colline sopra Imperia) proposero alle due ragazze di passare con loro a Triora le loro vacanze estive.
Triora un bel borgo che conta solo 350 anime all’incirca situato anch’essa come la casa di Laura, sulle alture dell’entroterra in provincia di Imperia a circa 750 metri di altezza e non molto lontana da Dolceacqua.
Triora è stata per secoli una fortezza inespugnabile della Repubblica di Genova, è rinomata per la famosa caccia alle streghe avvenuta nel 1587 ed il borgo racchiuso nell’incantevole vallata avvolta nei suoi silenzi conserva ancora un suo fascino misterioso di un paesino abitato da strane creature, i genitori di Serena lo avevano scoperto per caso e lo avevano visitato una volta; ne erano rimasti affascinati tanto da comprare un’abitazione che era in vendita, naturalmente c’erano alcuni lavoretti da fare per cui era stato deciso di approfittare dell’estate per poterli eseguire e alle ragazze dissero che se avevano piacere questa volta sarebbe stata Laura a stare con Serena per le vacanze estive considerando poi che, almeno per questa prima volta, le vacanze si sarebbero potute trasformare in una formidabile avventura con tante interessanti cose da scoprire, da visitare e da vedere.
Erano veramente elettrizzate al momento della partenza Serena e Laura.
Laura spesso chiamava Serena al cellulare:
“Ciao Serena, cosa mettiamo in valigia?” le chiedeva
“Non so Laura, penso le stesse cose che portavamo gli scorsi anni a casa tua, tanto la zona all’incirca è la stessa, cambia di poco, credo.”
“Scusami, ma sono così agitata, anzi direi eccitata, mi sembra di andare a fare un’avventura, sarà per questa storia delle streghe!”
“Si, lo immagino, succede anche a me, ma non perdere la tramontana, facciamo così, ci portiamo di tutto un po’ così non possiamo sbagliare.” le rispose Serena.
“ok, perfetto” concluse la telefonata Laura
Finalmente venne l’ora della partenza, i genitori di Serena passarono a prendere Laura e l’avventura ebbe inizio. A Savona si fermarono a fare un’abbondante colazione e poi via, a costeggiare il mare per un bel tratto di strada. E’ sempre bello ammirare il mare fino alla linea dell’orizzonte, e dava un senso di serenità appagante respirare a pieni polmoni quel frizzante profumo di aria salmastra. Dopo aver lasciato la costa, iniziarono a risalire verso l’entroterra fino a raggiungere il tanto atteso borgo di Triora per poi raggiungere la bella casa che anche per Serena era tutta da scoprire come per la sua amica Laura.
Il tempo di disfare velocemente le valige e subito le ragazze scapparono via a far ricognizione del luogo intanto che la mamma di Serena preparava un veloce pasto per tutti con la promessa che dopo mezz’ora sarebbero ritornate a pranzare. Iniziarono la loro ricognizione: era fantastico ed eccitante camminare tra quelle vecchie case che avevano una gran quantità di antiche ed entusiasmanti storie da raccontare.
La giornata era calda e leggermente ventilata, si stava bene a passeggiare, c’era un grande silenzio intorno, non si udiva il ritmico andare e venire delle onde che s’infrangevano sulla spiaggia laggiù a valle ma lo si poteva immaginare, tutt’attorno quel luogo, trasmetteva pace e tranquillità. Ogni tanto incrociavano qualche abitante del luogo che le salutavano, i loro 15 anni permettevano a loro di fare subito amicizia e fare domande al fine di scoprire la storia di quel borgo antico. Fu così che già il primo giorno scoprirono che a Triora si teneva un evento durante l’estate chiamato: ” L’Autunnonero Ghost Tour Triora” che permetteva di scoprire tutti i segreti delle antiche streghe e quell’anno era stata indetta a tal proposito una piccola caccia al tesoro, alla quale tutti potevano partecipare, e che si sarebbe fatta qualche giorno dopo il Tour ma per poter partecipare bisognava iscriversi per tempo, allora veloci come il vento tornarono a casa per il pranzo con già l’intenzione di chiedere ai genitori di Serena se potevamo iscriversi e partecipare.
Avuto il consenso andarono subito ad iscriversi senza alcuna esitazione: era fatta! Ed ecco che una bellissima avventura poteva colorare queste stupende vacanze, dovevano quindi ora, per frenare l’eccitazione, occupare il tempo dei due giorni successivi.
Avevano visto che c’era un bel negozio che affittava mountain bike e decisero insieme ai genitori di affittare le bici per partire presto il giorno successivo per andare, zaino in spalla con tutto l’occorrente, via veloci scendere giù verso il lungomare di Taggia e successivamente trovare i bagni Germana, dove già si erano prenotate telefonicamente, e dove si sarebbero tutti potuti godere una bella giornata fatta di sole e bagni.
Finito di pranzare e dopo un meritato relax, inforcarono di nuovo le bici per ritornare a Triora, la strada di ritorno fu un pò più pesante perché stanche del sole e dei bagni adesso avevano da pedalare in salita per ritornare a casa. Non fu facile ma ce la fecero tutti, una volta a casa le ragazze parevano essersi dimenticate persino della caccia al tesoro e si infilarono subito tra le lenzuola alla ricerca di un benefico sonno ristoratore.
Il giorno successivo, come già avevano programmato in precedenza, partirono questa volta a metà mattina in macchina per andare a Dolceacqua alla casa dei genitori di Laura dove restarono quasi tutto il giorno raccontando anche a loro della caccia al tesoro alla quale si erano iscritte!
La terza mattina che era di sabato, si presentava la frenesia per il tour di Triora e così mentre gli adulti prendevano contatti per far fare i lavori necessari all’abitazione, Serena e Laura andarono al posto dell’appuntamento d’inizio del Tour per visitare i vari luoghi, conoscere l’interessante storia di quel bel borgo.
Arrivò la guida turistica ed il percorso iniziò a piedi nei vari vicoli del centro storico alla scoperta della chiesa, il convento, il cimiteri e le varie rovine di antichi palazzi permeate delle loro storie di morte, di guerra e sofferenza di quei i luoghi che avevano segnato le vicende inquisitoriali del processo. Non erano storie di fantasia, ma leggende ben documentate che si perdevano nei racconti interpretati dalle speciali guide narranti del Ghost Tour. Poi all’unanimità tutti i visitatori chiesero di aggiungere la visita alla chiesa di San Bernardino fuori dall’abitato di Triora. Questa chiesa all’esterno appariva come una pacifica chiesa rurale, ma gli affreschi al suo interno mostravano scene tragiche, pietose e anche spaventose!
Finito il tour le ragazze tornarono a casa con la testa piena di queste storie, ora avevano una ragione in più di vivere l’eccitazione che sentivano per la caccia al tesoro che si sarebbe tenuta il giorno successivo.
Questa consisteva in una serie messaggi che mandavano da un luogo all’altro, a volte erano indovinelli da risolvere altre, alcuni messaggi che avevano la finalità di trovare l’oggetto richiesto da portare alla commissione e che avrebbe segnato la fine della caccia.
Chi tra i partecipanti arrivava per primo a trovarlo e consegnarlo, avrebbe vinto la caccia al tesoro.


Il giorno successivo Serena e Laura erano già sveglie molto presto, dopo un’abbondante colazione partirono a piedi per andare al punto di partenza della caccia al tesoro all’ora stabilita e si presentarono ai giudici, erano le prime e poterono così scegliere tra i quattro percorsi che i giudici avevano preparato per ognuno dei 4 gruppi che si erano iscritti; la loro scelta di comune accordo fu la numero 3 e dopo aver atteso il segnale di partenza dei giudici iniziarono subito aprendo il foglio che era stato dato a loro dove avrebbero trovato le prime indicazioni.
Sul biglietto lessero il 1° messaggio: “ prendi la strada che porta a Sud e cammina fino a trovare la quercia cava, al suo interno troverai un’altra indicazione” veloci s’incamminarono eccitatissime lungo una stradina sterrata che s’inoltrava in mezzo al bosco. L’aria era carica di profumi intensi che aumentava ancor più la loro eccitazione, immerse in piena natura cercavano senza sosta e, dopo parecchi metri finalmente si stagliò davanti a loro un’imponente quercia; vicino alle radici s’intravvedeva una grossa cavità. Presero quindi le pile dallo zainetto e Laura, chinandosi entrò nella stretta apertura, dentro vi trovò una piccola scatola di legno, la portò fuori, l’aprirono insieme, avevano trovato il 2° messaggio. Freneticamente lessero la missiva che diceva di andare fino ad un bivio per poi prendere la stradina a destra alla ricerca dell’albero delle farfalle, facile da trovare perché i suoi bei fiori colorati e appariscenti attiravano molte farfalle che svolazzavano tutt’attorno. Era un cespuglio molto alto e ampio alla cui base trovarono il 3° indizio che una volta aperto indicava di scendere per il sentiero alla ricerca di una pietra rotonda dove trovarono infilato in un buco il 4° indizio che indicava di camminare di fronte alla pietra con 10 lunghi passi fino a trovare un’impronta misteriosa.
Con cautela continuarono fino a una zona dove videro quella che sembrava un’impronta di un cane decisamente enorme: più grande di una mano …. La cosa si faceva un po’ misteriosa, si stavano anche preoccupando e agitando, ma poi videro che sopra l’impronta penzolava da un ramo un altro biglietto, l’ultimo, che indicava di risalire il sentiero fino ad una grande/piccola casa, di prendere la pallina blu di “Batuffolo” e portarla alla postazione di partenza il più velocemente possibile.
Risalito il sentiero arrivarono a quella grande/piccola casa che in realtà non era altro che una grossa cuccia di un alano e davanti all’entrata stava seduto immobile proprio un alano con una pallina blu tra le zampe anteriori.
Sembrava una statua di pietra:
“Guarda Laura una bella scultura di un grosso cane!” Serena disse a Laura
“ma sei sicura che sia una statua?” rispose Laura
“Ma si, non vedi che non si muove?” aggiunse Serena
Si avvicinarono piano, piano ma come il cane (che era vivo) le vide, girò la testa verso le due ragazze.
… Che batticuore!...
“E adesso come facciamo a prendere la pallina?” disse Serena
“Sicuramente se è nel gioco è buono” replicò Laura
“Già giusto, se fosse cattivo, non farebbe parte del gioco e allora cosa facciamo?” aggiunse Serena
È qui che Laura ebbe la grande idea …
“Ascolta Serena, sul biglietto c’è scritto di prendere la pallina blu di “Batuffolo” per me vuol dire che il cane si chiama così, possiamo quindi provare ad avvicinarci piano chiamandolo per nome, magari è abituato e forse se lo accarezziamo o gli diamo dei biscotti riusciamo a prendere la pallina blu.”
“tu ne hai per caso dei biscotti nello zaino?”
“No, Laura non ho portato biscotti ma ho una merendina.” disse Serena
“Ora però che ne dici se incominciamo a chiamarlo per nome e cerchiamo di prendere la pallina blu?” aggiunse ancora.
Ci provarono ma come cercarono di prendere la pallina il grosso alano la prese in bocca, la cosa si fece più difficile ancora!
“Senti” disse allora Serena dopo un paio di tentativi
“io scarto la merendina e cerco di fare una scambio con Batuffolo e magari lo chiamo anche per nome!”
Provarono e il tentavo riuscì alla perfezione, Batuffolo non era altro che un grosso cagnone con un bel carattere dolce e socievole.
Con la pallina blu corsero velocemente alla postazione di partenza ma l’alano aveva fatto perdere loro troppo tempo e arrivarono purtroppo per seconde. L’avventura era stata molto avvincente e le ragazze rimasero ugualmente soddisfatte nonostante la paura di quell’enorme impronta dell’alano che sembrava una statua di pietra e che le aveva spaventate!
Il resto dei giorni di vacanza si snodarono tra passeggiate nei boschi, escursioni in bicicletta e puntate al mare nelle giornate calde e soleggiate. quell’anno se lo sarebbero ricordato per molto tempo, una bella vacanza fuori dall’usuale, all’ordine delle scoperte e dell’avventura.




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Racconto scritto il 01/02/2020 - 10:02
Da Maria Luisa Bandiera
Letta n.795 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Davvero molto bella
Anche a me piacciono tantissimo i cani
Il mio mastino tibetano purtroppo non c'è più
Ma il suo labrador è bellissimo ma gli metto i cuori e manco li vede

Apollinaire Anonimo 23/07/2022 - 05:59

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Io confesso che non vado spesso nel settore dei racconti, ed è un mio errore. Sono molto contenta di averlo fatto perché mi sarei persa l'opportunità di leggere questo meraviglioso racconto. C'è la freschezza e la fluidità di una narrativa che cattura il lettore senza che se ne accorga. Ti faccio i miei sinceri complimenti.

santa scardino 04/03/2020 - 01:00

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In questo racconto ovviamente non è così, peccato che non ha goduto di visibilità visto che ha commentato nessuno a parte Mirko D. Mastro(Poeta)
Non aggiungo altro se non che aspetto di leggere altri tuoi lavori narrativi.
Idem con le poesie.
Alla prox!

Giuseppe Scilipoti 03/03/2020 - 23:29

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Dico ciò perché la scrittura s’insinua nella mente del lettore in maniera del tutto naturale, semplice e fluida come bere una gradita e dissetante coca cola con tanto di ghiaccio e spicchio di limone. Questa è, a mio giudizio, una dote che ti valorizza. Non di rado mi è capitato di leggere racconti sia su Oggi Scrivo e sia altrove, che per esprimere uno o più concetti facevano uso di modalità talmente arzigogolate e complesse tant'è che arrivano a sentirmi disorientato.(segue disamina)

Giuseppe Scilipoti 03/03/2020 - 23:26

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Il testo Apre gli occhi su un qualcosa che forse la vita frenetica di tutti i giorni ci ha fatto perdere, ovvero l'importanza di lasciarsi andare allo spirito d'avventura, il divertirsi e mettere in moto lo stimolo in un qualcosa di creativo proprio come la caccia al tesoro sa esserlo.
Parlando della narrazione il tutto scorre in maniera talmente fluido non è mai capitato che sentissi la necessità di rileggere righe o passaggi per comprenderlo meglio... (segue disamina)

Giuseppe Scilipoti 03/03/2020 - 23:24

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Oh, pensa che mi sono avvalso di Google Immagini per immergermi ulteriormente all&apos;interno della storia.&nbsp; <br>
Sono sicuro che questo racconto farebbe molto piacere alla mia fidanzata visto che è Ligure.
Tra l'altro lo scritto sgancia pure un bel messaggio: (non importa se volontario o meno)
(segue disamina)

Giuseppe Scilipoti 03/03/2020 - 23:21

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Hai scritto un testo decisamente avvincente, non hai idea di quanto l'ho trovato piacevole e rilassante, non mi sono goduto la caccia al tesoro come un semplice lettore o "spettatore", anzi, leggendo leggendo mi sono sentito vicino a Serena e Laura in qualità di amico oltre che compagno di avventure per non parlare di come hai saputo sapientemente descrivere le suggestive ambientazioni. (segue disamina)

Giuseppe Scilipoti 03/03/2020 - 23:20

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Ciao Maria Luisa, era da un sacco di tempo che qui su Oggi Scrivo non leggevo un corposo racconto.
"L'impronta misteriosa", lo dico fin da adesso merita pienamente la mia sincera recensione. Il componimento è di grande presa, "L'impronta" avventurosa è marcata quanto basta, tant'è che stavolta ti associo a Paola Zannoner affermata scrittrice di libri per ragazzi. (segue disamina)

Giuseppe Scilipoti 03/03/2020 - 23:18

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Grazie Mirko D. Mastro del commento: a parte la ricerca virtuale dei luoghi poiché io non ci sono mai stata, il racconto è di pura fantasia.

Maria Luisa Bandiera 02/02/2020 - 08:43

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Storia, avventura, batticuore...c'è tutto in questo racconto. E poi Dolceacqua la conosco molto bene.
Complimenti

Mirko D. Mastro(Poeta) 02/02/2020 - 05:35

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