Me lo ripeteva spesso la mamma, me lo ripeteva così tante volte che per me ormai questa frase non aveva più un senso, ma la utilizzavo normalmente come un semplice slogan.
Mi chiamo Austin, Austin Pucklive. Sono un ragazzo di sedici anni, vado male a scuola, esco con i miei amici e conduco la normale vita di un adolescente, o forse dovrei dire conducevo…
Non so perchè sto per raccontarvi quello che mi è successo la scorsa notte, ma ho comunque deciso di farlo, per giustificarmi o meglio, per sfogarmi con qualcuno, magari più intelligente di me.
Beh,
La mia stanza è la comune stanza di un ragazzino, io la pensavo così fino a quella sera: i libri sparsi sul pavimento, i vestiti in disordine e le pareti ricoperte di poster al muro… niente male come camera da letto!
Quella notte però appena mi misi a letto sentii che qualcosa non andava…
Solamente il giorno prima avevo detto ai miei genitori che potevano allontanarsi senza preoccuparsi, ma ora me ne ero pentito.
Erano andati a Madrid per un viaggio di lavoro e la mamma, come sempre protettiva e perspicace nel suo lavoro a tempo pieno aveva deciso di scrivermi una lista di cose da fare:
Sveglia 7.30
Cerca di mangiare carboidrati a pranzo e un secondo a base di carne o pesce (devi alternarli di sera in sera) per cena
fai la lavatrice e cambiati i vestiti ogni due giorni
NON ORGANIZZARE FESTE!
Non capivo il motivo di scriverlo così in grande, in grassetto come se fossi ritardato, ma mi resi conto che in effetti la cosa non era poi così scontata…
Comunque, arriviamo al punto… Beh, la verità è che avevo paura, e la paura è l’emozione che odio di più.
Non stavo a casa da solo da un po’ di tempo, anzi da qualche anno, ma decisi di sdraiarmi sul mio letto come sempre comodo e rigido anche se un po’ fresco, ma sapevo che il mio corpo lo avrebbe scaldato in un batter d’occhio!
Mi accorsi che l’aria pareva rarefatta, facevo quasi fatica a respirare.
Fu in quel momento che mi venne in mente la tentazione peggiore della mia vita: guardare sotto il letto e vedere quello che c’era, osservare la polvere e i suoi segreti, per calmarmi.
è da quando sono piccolo che adotto questa strategia, ed è da quando sono piccolo che ogni volta che la adotto finisce che anziché rilassarmi mi agito di più.
Mi misi a quindi a testa in giù, presi un respiro ed ecco che… Vidi una serie di vecchi ricordi scorrermi davanti, come in un film.
Pensai di essermi immaginato tutto, chiusi gli occhi, li riaprii ed ecco che il primo ricordo mi apparve di fronte, era di qualche anno fa: i miei che litigavano a gran voce e io avevo deciso di non sorbirmi più le loro grida, mi ero chiuso in camera e mi ero steso sul letto nell’attesa che smettessero.
All’epoca non ero ancora un “duro” e le lacrime mi rigavano spesso il viso.
Sentii improvvisamente che le grida iniziarono a tormentarmi il cervello, uno di qua uno di là mi stavano distruggendo la mente; ma poi… ma poi mi ritrovai in quel maledetto parchetto, dove Margaret, mia sorella, si sentì male per la prima volta, che fu poi succeduta da altre, fino alla sua morte per… mi trovavo a scuola ora, quando il Sg. Parker mi aveva dato il mio primo quattro, era da lì che avevo smesso di studiare… ed ora ero nell’ospedale dove nonna era morta sotto i miei occhi...e...e… solo dopo pochi minuti il ricordo peggiore mi si presentò nella mente: l'incidente che avevo fatto con i miei amici sullo skate, il frastuono e il rombo dell’auto, le sirene dell’ambulanza che sembravano invadere la stanza in quel preciso momento.
Chiusi di nuovo gli occhi, mi sdraiai in una posizione normale sul mio letto.
Sudavo.
Tremavo.
Poi non ce la feci più a resistere, la paura aveva vinto contro la mia anima, il duello era ormai finito, mancava il colpo finale: mi misi ad urlare, a piangere a chiamare con una voce quasi inudibile che solo io potevo sentire: “MAMMA, PAPà!!”
E poi li vidi, li vidi davanti a me, i miei genitori: mi volevano uccidere Sembravano malattie infettive pronte a contagiarmi, erano inferociti e arrabbiati contro di me perchè gli avevo disobbedito.
La mamma ripeteva quella maledetta frase: “è come se i ricordi fossero nascosti sotto il letto”... Basta uscite dalla mia mente! Urlai questa frase in un modo talmente forte e violento che mi parve per un attimo che si fossero spaccati i vetri di tutte le finestre della casa.
Poi uno squillo.
Era il telefono.
Corsi al piano di sotto ancora grondante di sudore.
Alzai la cornetta e risposi: era il vicino che mi disse se andava tutto bene. Gli dissi che si, andava tutto bene, alla grande.
Tornai di sopra, mi misi sotto le coperte e mi ricordai tutto in quell’istante: era sotto l’effetto di una droga.
Penso che ora abbiate capito il motivo per il quale vi ho raccontato questa storia e forse l’ho capito anche io…
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L'idea di ricavare un racconto originale da una situazione esistenziale di disagio mi è piaciuta molto, anzi credo che alcuni spunti( come i ricordi nascosti sotto il letto) li userò in qualche modo, nei miei racconti. Qualche refuso e uno stile narrativo che può essere limato, migliorato, ma nel complesso il brano è molto buono. Insomma, da 5 stelline.
in una scrittura scorrevole, mi è piaciuta questa strana cosa di guardare sotto il letto per vedere cosa c'era, forse parte di quelle paure ancestrali difficili da debellare, chissà.