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L'albero genealogico

Camillo, fin da ragazzino manifestava un'autentica passione per la genealogia tant'e vero che in età adulta progettò di tatuarsi l'albero genealogico della sua famiglia. I suoi genitori, in riguardo, mostrarono un'ostinata disapprovazione e tentarono di ostacolarlo in vari modi.
Camillo, non volle cambiare idea, ma prima di attuare la complessa tatuatura, dovette reperire meticolose informazioni al fine di ricostruire di sana "pianta" il grafico in questione.
Passarono dieci mesi e tramite un bravissimo tatuatore, si fece tatuare una grande quercia proprio... sul tronco, cioè sul busto per poi provvedere a inchiostrarsi sia i nomi e cognomi dei componenti del nucleo famigliare, compreso il suo, e dei parenti, viventi e non. Eppure qualcosa non gli quadrava, come se l'albero genealogico presentasse un ramo in più o un ramo in meno. 
A cinquantatré anni, Camillo venne colpito da una malattia incurabile e in punto di morte, alla madre, vedova da tempo, le chiese di esprimere un ultimo desiderio: sapere il motivo di quella forte e costante repulsione per quel tatuaggio da parte di lei e del babbo. 
La madre, al suo capezzale si mise a piangere e nonostante qualche tentennamento, decise di rispondere al quesito del figlio.
«Filippo porta il nome del padre di tuo padre. Tu, essendo il fratello maggiore, sarebbe toccato a te, tuttavia...» cominciò a spiegare l'anziana donna. 
«Una volta mi raccontasti che quando non ero ancora nato, eri in cattivi rapporti con il nonno e che per ripicca non hai rispettato la tipica usanza siciliana» la interruppe Camillo.
«Non conosci nemmeno la metà della storia. Tuo nonno mi detestava perché dopo il matrimonio non volevo avere figli. In quel periodo soffrivo di tocofobia, la paura patologica del parto. Successivamente la superai, del resto hai un fratello e una sorella. Nel 1970, per quasi un anno, io e tuo padre abbiamo vissuto in Svizzera, lontano dai parenti, lontano da tutti, finché non tornammo a Palermo, con te. Ecco, tu sei...»
«Mamma, cosa stai cercando di dirmi?» esclamò il moribondo con un fil di voce.
«Sei stato adottato!» 
Quella risposta secca "abbatté" in un sol colpo l'albero genealogico di Camillo.



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Racconto scritto il 14/04/2020 - 14:29
Da Giuseppe Scilipoti
Letta n.753 volte.
Voto:
su 7 votanti


Commenti


Mary, mi hai inciso un tris di commenti che apprezzo davvero tanto, ti ringrazio.
Sei sempre originale, oltretutto si nota chiaramente che sai porre attenzione su ciò che pubblico.
Alla fine Camillo la prende dietro... l'albero. Porello.
Sai, era mia intenzione dare un tocco di mistero alla narrazione e nel contempo immettere qualcosina di umoristico. Nel finale, i rami, emh, i nodi vengono a galla. Un finale cattivello, se vogliamo. Penso di aver realizzato un buon racconto, dai, tra l'altro, giusto per rimanere in tema di alberi, l'ho "potato" in quanto sentivo l'esigenza di perfezionarlo.
Dopo che pubblicai questo racconto, mesi dopo lessi di una tizia che si fece un tatuaggio simile.
Emh, sperando che... vabbé, mi hai capito.
Alla proxima!

Giuseppe Scilipoti 13/03/2024 - 10:49

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La prima parte un pò comica che parla della pianta del busto e del tronco,per poi trarre alla conclusione del tema adozione, bravo

Mary L 12/03/2024 - 20:55

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Il tatuaggio da parte dei genitori non voluto per poi scoprire che era adottato, un finale un pò amaro e triste scritto bene e con suspense come sai scrivere tu , complimenti

Mary L 12/03/2024 - 20:52

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Sulla quercia, sul tronco,sul Busto, sulla pelle, sotto la pelle un tatuaggio, naturalmente dopo dieci mesi di studi e informazioni con pare un ramo strano.. un enigma da risolvere oppure da rivedere la pianta della famiglia, forse piantata nel giardino sbagliato

Mary L 12/03/2024 - 20:47

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Ringrazio anche Giulia Rebecca per il suo dotto commento e con la quale mi scuso per la tardiva risposta dal momento che ne ne sono accorto poco fa.
Il commento mi ricorda quelli di Enrico Ghezzi sui film d'essai. Giulia ne scova quella profondità nascosta che fino a prima non immaginavo.


Giuseppe Scilipoti 13/12/2021 - 00:41

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Anna, a riGRAZIE! Come già detto nelle risposte ai commenti, non amo i tatuaggi però tatuo nella mia memoria e nel animo narratore le parole del tuo commento. Idem le stelline.
"L'albero genealogico" più che una critica sui tatuaggi é un testo che si orienta sul beffardo e con qualcosina inerente l'esistenziale. Naturalmente, tali elementi l'hai saputi cogliere.
Spero di stupirti e di divertirti in altri componimenti.
Notte amarena!

Giuseppe Scilipoti 13/12/2021 - 00:34

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Oh questo racconto...troppo forte..bellissima l ultima frase gli fu sradicata..sai sempre trattare argomenti scottanti con ironia e gentilezza ...bravissimo tante tante stelline che ti girino attorno.

Anna Cenni 12/12/2021 - 12:21

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Soggioghi guardando in retrospettiva gli avvenimenti; ogni disturbo psicologico rivela anche una ricerca individuale.
Ciao Giuseppe

GiuliaRebecca Parma 18/04/2020 - 18:06

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Santa, Maria Luisa e Giacomo, un grazie INDELEBILE a voi!
Come sempre i vostri commenti sono in linea con ciò che scrivo. Siete lettori molto ma molto attenti. Ne sono lieto.
Vi confesso che odio i tatuaggi e in base a ciò e per di più grazie ad una buona ispirazione ho avuto la possibilità di strutturare e di pubblicare questo componimento che se vogliamo per via del finale ha quel non so di bastardello o di black humour e al contempo ho cercato di sganciare una seria riflessione.

Giuseppe Scilipoti 15/04/2020 - 20:36

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Un'idea geniale che se sviluppata diversamente potrebbe anche essere la sceneggiatura di un film drammatico...un finale tragico, triste, quasi ingiusto, che tuttavia risulta la logica conseguenza del racconto...bravo Giuseppe.

Giacomo C. Collins 15/04/2020 - 15:49

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Bravissimo Giuseppe come sempre, un bel racconto anche se il finale lascia un po' di amaro in bocca, ma bisogna dire che tutto va preso nel migliore dei modi, per cui ve bene così, ribadisco: bravo, bravo!

Maria Luisa Bandiera 14/04/2020 - 16:22

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Erano finiti i caratteri per salutarti. Sei forte...ciao!

santa scardino 14/04/2020 - 15:23

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Il tuo pregio più grande soprattutto a questo racconto è l'acutezza nel portare il lettore fino all'ultimo rigo con il patos del finale. Un finale, in questo caso che l'ascia l'amaro in bocca. Di Camillo nel mondo ce ne sono tanti e molti nemmeno lo sanno, e questo io lo ritengo ingiusto. Per me, ai bambini adottati la verità andrebbe detta subito, anche perché col passare degli ann diventa sempre più difficile. Ritengo che hai saputo trattare un argomento così importante con un'estrema bravura.

santa scardino 14/04/2020 - 15:21

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