Celeste- Dolce bacca su rami spinosi
Da quell’alba nebbiosa di maggio in cui Celeste era riapparsa dallo specchio segreto del finestrone della cucina, i tempi tra le nuvole di un caffè macchiato e un nuovo modo per raggiungerci tra le lenzuola erano sempre più brevi. Ci provavamo ad inspirare il soffio della primavera che iniziava a colorare le strade, ma quello delle nostre anime ci riportava in pochi minuti ai suoi fianchi gocciolanti di rugiada, vestita solo delle mie carezze, ai baci.
Lei si era trasferita a Milano e stava da me con quel suo computer, faceva smart working diceva, e io chiesi l’aspettativa dal lavoro. Ogni scusa, ogni occasione era quella giusta per fare l’amore. Cominciavo a convivere con i mostri sotto il letto, e credo non potessi fare più a meno delle notti che si divertivano a disegnarmi le occhiaie.
Quella mattina Celeste dormiva, quando iniziarono a girarmi nella testa pensieri come foglie sul marciapiede, su se stessi… un mese prima era stato il suo compleanno. Volevo regalarle qualcosa che suggellasse la nostra vicinanza di comprensione, non tanto di dialogo e di idee. Non ce ne era stato il tempo. Ora che si era annullata la distanza fisica… sorrisi. Mi vestivo e guardavo le sue drupe carnose che avrebbero lasciato il loro sapore nel mio letto per chissà quanto tempo… continuava a dormire, era bellissima. Avremmo costruito insieme il cielo! La sua bocca era stata il buio dei miei sogni, avrei voluto sfiorarla ma non lo feci. Per non svegliarla.
Ciondolavo come la notte dalla luce dei lampioni lungo le vie colorate salutando panchine e sconosciuti, sorridevo alle bacche e agli uccelli sui rami e già sentivo mancarmi l’aria senza le sue mani sulle mie. Senza le labbra, i baci sulle spalle. Mi mancavano i suoi occhi.
Dovevo fare in fretta, dovevo trovare un regalo degno di Celeste. L’area commerciale faceva al caso mio. Una volta a casa le avrei detto di aver scordato le sigarette, e in sua assenza… petali di biancospino dall’uscio, per un bagno caldo insieme. Sulla vasca dentro un bicchiere di vino l’anello che aspetto di darle da quando se ne andò, senza un biglietto né una parola. Olii essenziali al mirtillo per il massaggio che subito dopo le avrei fatto tra le lenzuola, e tra le lenzuola…
Solo un caffè al bar ancora, poi da Celeste in un solo abbraccio… per il resto della giornata, quello soltanto. Mentre attendevo la mia tazza dispersa tra il rigagnolo della macchina per l’espresso e l’inettitudine della ragazza dietro il banco, mi venne in mente l’amico Giacomo e il suo racconto al supermercato. Iniziai a inzuppare il mio cornetto prima nel cappuccino della signora alla mia destra, poi in quello del ragazzetto a sinistra. Che non si accorsero. E iniziai a compiacermi di me stesso. Uscii quasi di corsa.
Ecco casa. Su di buona lena per le scale, e da Celeste. La chiamai, guardai in cucina e sul terrazzo. La cercai nella stanza… da sotto il letto tornarono ad uscire gli spettri del cuore. Sul cuscino vicino a un suo capello, un foglio. La poesia che le scrissi per il suo scorso compleanno, e un rigo con la sua calligrafia “…perché dovremmo farci del male…”.
Siedo al computer, come Pound ad immaginare, davanti a questo bel sito da cui trapela la presenza di belle persone. Tra poeti che lasciano trasparire la loro bontà d'animo, come te Anna Maria che hai da poco scritto.
Non dormirò. Ancora.
Lei si era trasferita a Milano e stava da me con quel suo computer, faceva smart working diceva, e io chiesi l’aspettativa dal lavoro. Ogni scusa, ogni occasione era quella giusta per fare l’amore. Cominciavo a convivere con i mostri sotto il letto, e credo non potessi fare più a meno delle notti che si divertivano a disegnarmi le occhiaie.
Quella mattina Celeste dormiva, quando iniziarono a girarmi nella testa pensieri come foglie sul marciapiede, su se stessi… un mese prima era stato il suo compleanno. Volevo regalarle qualcosa che suggellasse la nostra vicinanza di comprensione, non tanto di dialogo e di idee. Non ce ne era stato il tempo. Ora che si era annullata la distanza fisica… sorrisi. Mi vestivo e guardavo le sue drupe carnose che avrebbero lasciato il loro sapore nel mio letto per chissà quanto tempo… continuava a dormire, era bellissima. Avremmo costruito insieme il cielo! La sua bocca era stata il buio dei miei sogni, avrei voluto sfiorarla ma non lo feci. Per non svegliarla.
Ciondolavo come la notte dalla luce dei lampioni lungo le vie colorate salutando panchine e sconosciuti, sorridevo alle bacche e agli uccelli sui rami e già sentivo mancarmi l’aria senza le sue mani sulle mie. Senza le labbra, i baci sulle spalle. Mi mancavano i suoi occhi.
Dovevo fare in fretta, dovevo trovare un regalo degno di Celeste. L’area commerciale faceva al caso mio. Una volta a casa le avrei detto di aver scordato le sigarette, e in sua assenza… petali di biancospino dall’uscio, per un bagno caldo insieme. Sulla vasca dentro un bicchiere di vino l’anello che aspetto di darle da quando se ne andò, senza un biglietto né una parola. Olii essenziali al mirtillo per il massaggio che subito dopo le avrei fatto tra le lenzuola, e tra le lenzuola…
Solo un caffè al bar ancora, poi da Celeste in un solo abbraccio… per il resto della giornata, quello soltanto. Mentre attendevo la mia tazza dispersa tra il rigagnolo della macchina per l’espresso e l’inettitudine della ragazza dietro il banco, mi venne in mente l’amico Giacomo e il suo racconto al supermercato. Iniziai a inzuppare il mio cornetto prima nel cappuccino della signora alla mia destra, poi in quello del ragazzetto a sinistra. Che non si accorsero. E iniziai a compiacermi di me stesso. Uscii quasi di corsa.
Ecco casa. Su di buona lena per le scale, e da Celeste. La chiamai, guardai in cucina e sul terrazzo. La cercai nella stanza… da sotto il letto tornarono ad uscire gli spettri del cuore. Sul cuscino vicino a un suo capello, un foglio. La poesia che le scrissi per il suo scorso compleanno, e un rigo con la sua calligrafia “…perché dovremmo farci del male…”.
Siedo al computer, come Pound ad immaginare, davanti a questo bel sito da cui trapela la presenza di belle persone. Tra poeti che lasciano trasparire la loro bontà d'animo, come te Anna Maria che hai da poco scritto.
Non dormirò. Ancora.
Mirko D. Mastro
Racconto scritto il 16/05/2020 - 16:46
Letta n.877 volte.
Voto: | su 7 votanti |
Commenti
Grazie davvero a tutti...anche a Celeste
Mirko D. Mastro(Poeta) 17/05/2020 - 19:14
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Complimenti, sei veramente bravo, hai un modo di narrare che coinvolge.
mario Righi 17/05/2020 - 17:36
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Ciao Mirko...riesci a spaziare su tante tematiche,vissuti quotidiani o monologhi interiori;riesci sempre a coinvolgere! Molto bello ...bravissimo!
barbara tascone 17/05/2020 - 13:25
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Celeste è uno dei colori che usi nelle tue atmosfere, a pennellate cogli gli aspetti umani...
E i tuoi personaggi sfiorano la concretezza della vita...
Bellissimo Mirko
E i tuoi personaggi sfiorano la concretezza della vita...
Bellissimo Mirko
Grazia Giuliani 17/05/2020 - 11:00
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Condivido il pensiero di Giacomo, dovresti riunire le tre parti così avremmo l'opportunità di leggerle tutte d'un fiato (si fa per dire) bravissimo, complimenti!
Maria Luisa Bandiera 17/05/2020 - 09:33
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Molto coinvolgente il racconto. Bellissimo!
mare blu 16/05/2020 - 22:41
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eppure mi chiedo e non comprendo, o forse si, perchè tutta questa paura di soffrire...
forse la paura della sofferenza è di colui che l'ha idealizzata
oppure, non è ancor pronta per essere felice
forse la paura della sofferenza è di colui che l'ha idealizzata
oppure, non è ancor pronta per essere felice
mi piace, Mirko, il modo che hai di includere tutto e tutti
è generosità, la tua
si, profonda generosità e bellezza della tua anima
laisa azzurra 16/05/2020 - 21:29
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Mirko ti ringrazio per la citazione che mi commuove!
Molto bello anche questo secondo!
Molto bello anche questo secondo!
Anna Maria Foglia 16/05/2020 - 21:26
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Molto bella questa seconda parte...se ho ben inteso ci sarà un seguito, giusto. Credo che al di là delle esigenze del sito le tre parti le dovrai unire...non sono poi tanto lunghe. Complimenti...ciao Mirko.
Giacomo C. Collins 16/05/2020 - 20:48
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Sempre molto bravo Mirko ed esauriente nelle tematiche.
Antonio Girardi 16/05/2020 - 18:44
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Celeste è come un sogno che nel più bello svanisce......Ottima stesura, complimenti
Francesco Scolaro 16/05/2020 - 18:19
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