Mcselly si trasferì nei pressi di Berna, in Svizzera, dove aveva una villa con un grande parco; lì avrebbe potuto riposarsi erilassarsi, lontano dal traffico e dai rumori della metropoli americana. Arrivato, fu accolto molto bene dalla servitù e subito andò in camera da letto per rinfrancarsi dal viaggio. Di quella grande casa aveva solo sentito parlare, ma ora poteva godere di quella lussuosità di cui era padrone. Nel visitare le stanze tenne per ultima la biblioteca. Trovò la stanza bellissima e piena di interessanti volumi; si avvicinò ad una delle scansie della libreria di mogano ed un libro gli cadde improvvisamente su un piede. Mcselly aprì quel libro e alla pagina 562 trovò una mappa di una zona sconosciuta che, consultando un atlante topografico, ricevuto in regalo da un amico prima di partire dall'America, constatò trovarsi su un'isoletta sperduta in mezzo all'oceano Atlantico. Ma che importanza poteva avere? Cosa poteva trovarsi in quel luogo in mezzo all'oceano? Questo Mcselly non lo sapeva, ma sapeva che su quella pianta si trovavano strani segni; appuntatosi la posizione dell'isoletta e presa con se la pianta, uscì di casa verso l'abitazione di un suo amico svizzero, Peter Martez, il quale notò con stupore che quella sembrava la mappa di un tesoro!
Mcselly, quella notte, sognò ancora l'immenso podere e lui solo in mezzo ai campi, ma questa volta un uomo stava avanzando verso di lui minaccioso. Nel sognare ciò lanciò un grido, ma nessuno lo sentì; il vecchio cercò nei giorni seguenti di dimenticare la maga che gli aveva predetto la morte.
Un bel mattino di sole Peter Martez venne ad annunciare che sarebbe stato organizzato un viaggio su quell'isoletta. Mcselly ne fu felice, ma, contrariamente alle sue aspettative, trovò al porto di Savona, in Italia, la servitù come equipaggio su di un ferry boat; "Per non dividere gli UTILI!" gridò Martez. Passarono parecchi giorni prima di arrivare sull'isola e fortunatamente andò tutto bene. Sbarcati i nove, il maggiordomo, il cuoco, l'aiuto cuoco, le tre governanti, il giardiniere, Mcselly e Martez, partirono alla ricerca del tesoro, dopo aver lasciato l’imbarcazione al sicuro. La strada era sconnessa e si camminava a fatica facendosi largo tra le frasche. I nove percorsero il tragitto segnato sulla mappa, ma quando arrivarono al fatidico punto, nonostante diverse ore di scavo, non trovarono altro che terra.
Tornati poi a casa, ognuno tornò alle proprie occupazioni e riprese la vita monotona di sempre. Era Martedì, diverse settimane dalla spedizione, e Mcselly era ancora in preda alla delusione, mentre gli altri, presi dalle loro faccende, non si curavano in alcun modo dell'esito negativo dell’avventura. Il sogno di Mcselly si ripetè ancora tre volte: l'uomo che gli si stava avvicinando avanzava sempre più verso di lui e finì per dargli un colpo in testa con una mazza, facendolo stramazzare al suolo. Come la maga gli aveva predetto la morte era imminente; infatti il vecchio si ammalò di una polmonite e morì nel giro di quindici giorni.
Dopo la morte del vecchio, nessuno si interessò più al tesoro, tranne, molto tempo dopo, un nipote di Martez, Hans.
Mcselly, quella notte, sognò ancora l'immenso podere e lui solo in mezzo ai campi, ma questa volta un uomo stava avanzando verso di lui minaccioso. Nel sognare ciò lanciò un grido, ma nessuno lo sentì; il vecchio cercò nei giorni seguenti di dimenticare la maga che gli aveva predetto la morte.
Un bel mattino di sole Peter Martez venne ad annunciare che sarebbe stato organizzato un viaggio su quell'isoletta. Mcselly ne fu felice, ma, contrariamente alle sue aspettative, trovò al porto di Savona, in Italia, la servitù come equipaggio su di un ferry boat; "Per non dividere gli UTILI!" gridò Martez. Passarono parecchi giorni prima di arrivare sull'isola e fortunatamente andò tutto bene. Sbarcati i nove, il maggiordomo, il cuoco, l'aiuto cuoco, le tre governanti, il giardiniere, Mcselly e Martez, partirono alla ricerca del tesoro, dopo aver lasciato l’imbarcazione al sicuro. La strada era sconnessa e si camminava a fatica facendosi largo tra le frasche. I nove percorsero il tragitto segnato sulla mappa, ma quando arrivarono al fatidico punto, nonostante diverse ore di scavo, non trovarono altro che terra.
Tornati poi a casa, ognuno tornò alle proprie occupazioni e riprese la vita monotona di sempre. Era Martedì, diverse settimane dalla spedizione, e Mcselly era ancora in preda alla delusione, mentre gli altri, presi dalle loro faccende, non si curavano in alcun modo dell'esito negativo dell’avventura. Il sogno di Mcselly si ripetè ancora tre volte: l'uomo che gli si stava avvicinando avanzava sempre più verso di lui e finì per dargli un colpo in testa con una mazza, facendolo stramazzare al suolo. Come la maga gli aveva predetto la morte era imminente; infatti il vecchio si ammalò di una polmonite e morì nel giro di quindici giorni.
Dopo la morte del vecchio, nessuno si interessò più al tesoro, tranne, molto tempo dopo, un nipote di Martez, Hans.
Racconto scritto il 19/05/2020 - 18:22
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