RITORNO AL PASSATO - RITORNO ALLA VITA
Mai avrei pensato potesse accadere a me.
“sospetto nodulo al seno sinistro, recarsi urgentemente per una più approfondita diagnosi”
Sentii brividi in tutto il corpo e il cuore iniziò a sobbalzare così forte che dovetti sedermi sulla sedia in cucina, rimasi a fissare il vuoto per un tempo indeterminato
I pensieri iniziarono ad occuparmi il cervello, sempre più persistenti e negativi.
Mi alzai e andai a sdraiarmi sul divano, respirando lentamente per rilassarmi.
Finalmente riuscii a calmarmi e la razionalità ebbe il sopravvento.
“non devo essere sempre così negativa, sicuramente non sarà nulla di preoccupante, calma devo stare calma” mi ripetevo a voce bassa.
Decisi di non dire nulla a mia figlia Elisa, ha sofferto quando ho divorziato, ora non dovevo e volevo darle altre preoccupazioni.
Quando arrivano notizie inaspettate su come la tua vita potrebbe cambiare in un attimo, ti rendi conto di quanto poco valore hai dato a te e al tuo essere donna.
Il giorno successivo ritornai in ospedale e dopo vari esami approfonditi, mi dissero che in attesa dell'esito, dovevo prendere medicine.
Ho trascorso anni sempre pensando solo al lavoro, dando poca importanza al tempo che passava ora mi trovavo col rimpianto di non aver trascorso del tempo per me.
Fu allora che decisi di staccarmi dal mondo frenetico e di aspettare gli esiti lontano dalla città, ritornare nei luoghi della mia infanzia, li avrei trovato la tranquillità che stavo cercando.
Non usai la macchina per recarmi al paese della mia infanzia, niente stress del traffico, volevo sin da subito rilassar la mente, così la mattina successiva, dopo aver dato un bacio ad Elisa, mi recai alla stazione delle corriere, direzione: Ritorno al Passato
La corriera si fermò nella piazza del paese.
Il rumore della porta che si aprì mi svegliò, il viaggio era stato lungo e mi ero addormentata appoggiando la testa al finestrino, mi alzai, presi il trolley che avevo appoggiato sopra il porta pacchi e rimasi per un attimo ferma, davanti alla porta aperta, con gli occhi chiusi, ispirando profondamente l’aria frizzante, la sentivo entrare nelle narici e scendere fino ai polmoni, che bella sensazione di leggerezza provai.
Aprii gli occhi, lentamente scesi i gradini, finalmente appoggiai i piedi sul ciottolato che copriva la pavimentazione della piazza.
Nemmeno il cappotto, color coloniale, che indossavo e la sciarpa di lana marrone, che mi avvolgeva le spalle, riuscivano a scaldarmi. Il mio corpo fu invaso da brividi, sentii le gambe tremare per l’emozione, rimasi immobile, finché la sensazione di perdere l’equilibrio e di cadere svanì.
Ero felice di essere ritornata, dopo tanti anni, nel paese della mia infanzia.
Mi guardai intorno, la piazza era deserta, le serrande dei negozi chiuse, le lancette dell’orologio del campanile segnavano le sei.
Era l’alba, il sole si era svegliato da poco, ed iniziava a far capolino da dietro le montagne che si stavano spogliando dal vestito nero della notte, per indossare quello con varie sfumature autunnali.
Il silenzio regnava, il sonno era ancora ospite in casa delle famiglie, solo un cane, col muso simpatico, si avvicinò, scodinzolando ed annusandomi, chissà forse era curioso di sapere chi fossi e perché mi trovassi in quel posto, a quell’ora, sola, stringendo il manico del trolley, stando attenta a non trascinarlo per non far rumore e interrompere quell’atmosfera suggestiva.
Il paese era arroccato su un altura, la maggior parte delle case erano costruite con sassi di montagna, le finestre chiuse con ante di legno, i davanzali abbelliti con vasi di fiori colorati.
Sui tetti i comignoli sbuffavano fumo, si sentiva nell’aria profumo di legna bruciata.
Camminai lentamente, per le vie strette, quanti ricordi riaffioravano e vennero a trovarmi in quell’istante, momenti spensierati dell’infanzia., Passavano veloci nella mia mente immagini di noi bambini, che correvamo, ridendo, lungo i sentieri delle montagne, che maestose proteggevano il paese, come in un grande abbraccio,
La mia casa si trovava al n. 18 del vicolo delle Genziane, in cima al paese, per arrivarci si dovevano percorrere molti gradini, ma una volta raggiunta, tutta la stanchezza svaniva, davanti a me un panorama mozzafiato.
Sentivo in lontananza i suoni dei campanacci al collo delle mucche che pascolavano, tranquille, nella vallata sottostante.
Mentre prendevo le chiavi che stavano nella borsa, il cuore batteva forte, le inserii nella toppa della serratura e apri la porta.
L’odore di chiuso regnava nelle stanze. Feci entrare aria fresca aprendo le finestre, le persiane, tolsi i teli che coprivano i mobili, la luce del giorno illuminò l’appartamento dandogli, finalmente, un aspetto di casa con un’anima.
Andai a sdraiarmi sul letto, gli occhi fissi al soffitto, pensieri iniziarono a occuparmi la mente, in quella casa avevo trascorso i miei primi vent’anni.
Volevo star sola, allontanarmi dalla vita quotidiana, che ultimamente mi stava opprimendo, con tutti gli avvenimenti negativi che mi erano successi negli ultimi tempi, non riuscivo più a sorridere, avevo bisogno di rilassar la mente, volevo ritrovare la serenità, la gioia di vivere, che da troppo tempo non vivevano più con me.
Accesi il cellulare solo nel pomeriggio, non avvisai nessuno della mia partenza, tranne mia figlia, sentii il suono dell’avviso di messaggi in arrivo. leggerli significava ritornar nella realtà da cui mi ero allontanata e non volevo.
Lessi solo quello di Elisa mia figlia.
“Mamma non mi hai voluto dire dove andavi, solo che non dovevo preoccuparmi e mi avresti spiegato tutto al tuo ritorno.. voglio rivedere il tuo bel sorriso che non vedo da tanto. Un bacio, la tua principessa.” La chiamavo sempre così quando era piccola e lei mi abbracciava forte, dicendomi – mammina tu sei la mia regina.
Un nodo alla gola mi impediva di respirare, lacrime iniziarono a scendere sulle guance, dovevo reagire, non volevo che la malinconia si impossessasse di me, così decisi di scendere in paese per far un po’ di spesa, dovevo trascorrere giorni in quella casa e non c’era nulla nel frigorifero.
Lungo la strada incontrai Marisa, un’amica di mia madre, fu molto entusiasta nel rivedermi, mi parlò di Luca, suo figlio, mi disse che vive e lavora a Novara e che ogni domenica viene a trovarla, mi invitò a pranzo per il giorno successivo, mi faceva piacere rivedere Luca, così accettai.
Dopo aver salutato Marisa continuai il mio giro per negozi, entrai dal fornaio, il profumo del pane appena sfornato invadeva il negozio, ritornai con i pensieri nel passato, quando da bambina andavo al forno e rimanevo incantata nel vedere come il Sig. Pino, il fornaio, cuoceva il pane. Ricordo che appoggiava le pagnotte su una pala lunga e le faceva scivolare sul pavimento del forno, che poi chiudeva. Pino mi regalava sempre una pagnotta calda. Il suo pane era il più buono di tutta la vallata, tanta gente veniva da altri paesi per comprarlo.
Andai anche dal droghiere e dal fruttivendolo, non ricordavo come fosse accogliente la gente del paese, sorridente e gentile. Rientrai a casa serena e dopo aver riordinato la spesa nella dispensa e nel frigorifero, cucinai un piatto di pasta al pomodoro e finii la cena con un frutto, fu la mia prima cena lontana dalla mia casa, sola.
Non avevo la televisione, così andai a letto e iniziai a leggere, amo i libri di avventure, mi fanno sognare, lessi finché i miei occhi stanchi si chiusero.
La mattina mi svegliò il rintocco delle campane, guardai l’orologio, le otto, mi alzai, aprii le persiane, era una giornata di sole, indossai jeans, maglione bianco e scarpe da ginnastica, in città indosso solo scarpe coi tacchi, ma, essendo in montagna, sono costretta ad optare per le scarpe da ginnastica, molto più comode, raccolsi i capelli, poco trucco, il rossetto ed ero pronta per uscire.
Prima di recarmi a pranzo da Marisa, decisi di far colazione nel Bar da Flora, che si trova nella piazza del paese, ordinai caffè e brioche e mi sedetti vicino ad un tavolino fuori dal bar. Osservavo la gente, che usciva dalla chiesa, dopo la messa e si riuniva a gruppetti per chiacchierare .
Ero assorta nei miei pensieri quando sentii una voce che mi chiamò: “Anna, Quanti anni son passati, che piacere rivederti come stai?” Era una voce maschile, lo guardai ed incredula dissi: “Luca?”, era diventato un uomo molto affascinante. Ci salutammo, come vecchi amici che non si vedono da tanto tempo, con un bacio sulla guancia, poi prese una sedia si sedette vicino a me
Iniziammo una piacevole conversazione, avevamo tanto da raccontarci. Quando gli dissi che ero stata invitata a pranzo dai suoi genitori fu molto contento, così potevamo continuare a dialogare del nostro vissuto. Il pranzo fu ottimo e la compagnia pure..
Abbiamo parlato del passato, non dissi il motivo per cui ero ritornata in paese e loro sono stati così “delicati” da non chiedermi nulla.
Dopo pranzo Luca mi propose di far un giro in macchina per rivedere i luoghi che non vedevo da tempo, accettai. Non ricordavo quanto bello fosse il panorama, ci fermammo in un cascinale dove spesso da ragazzi trascorrevamo le domeniche con gli amici.
Scendemmo dalla macchina e ci incamminammo lungo un sentiero che portava ad un laghetto, circondato da pini, il sole stava tramontando e i colori dell’acqua prendevano riflessi argentei. Ci sedemmo sul prato e mentre Luca, si divertiva a lanciare sassi nel lago, iniziò a raccontarmi della sua vita, del lavoro e perché viveva a Novara.
Non si è mai sposato, solo convissuto per un periodo, ma non ha funzionato, niente figli, e lavorava in una ditta di metal meccanica. Fu allora che volle sapere il motivo del mio arrivo in paese.
Dopo un attimo di silenzio decisi di raccontarglielo.
“Gli anni del mio matrimonio sono stati molto spesso oscurati dalle continue liti, causate dai tradimenti di mio marito, poi un giorno se ne andò, lasciandomi sola con la bambina piccola da crescere.
Ma la prova più dura che la vita mi ha voluto regalare, è stato un nodulo al seno sinistro, che sto combattendo da mesi, con cure che spesso devastavano il mio carattere, facendomi spesso cadere in crisi di sconforto.
Ecco perché ho deciso di prendermi un periodo di riflessione, allontanandomi dalla quotidianità, voglio appropriarmi della mia vita, senza interferenze, ritrovare la donna che ero, sorridente, e con la voglia di vivere”
Ci fu un attimo di silenzio, poi si avvicinò, mi guardò negli occhi mi accarezzò la nuca, mi disse che sicuramente sarei riuscita a superare questo difficile momento, ma ci dovevo credere con tutte le mie forze, non dovevo abbattermi, mi disse che sono sempre stata forte e, mi diede un bacio sulla guancia.
Le sue parole, i suoi gesti, mi toccarono profondamente e sentii che erano sinceri. Senza accorgermi mi trovai con le mie labbra sulle sue. Poi sempre guardandomi negli occhi disse:
“Sono sempre stato innamorato di te Anna, e tu non ti sei mai accorta, poi ti sei allontanata dal paese, per andare a vivere a Milano, quando ho saputo che ti eri sposata e hai avuto una figlia, mi arresi, ma è bastato rivederti stamattina per capire che non sei mai uscita dal mio cuore”
Rimasi senza fiato, senza parole, continuavo a guardarlo e mi domandavo “Era lo stesso Luca? il ragazzo dai capelli ricci, timido, gentile, che non consideravo, da ragazza, quando eravamo nella stessa compagnia di amici.”
Sono bastati quei gesti, quelle parole, per farmi ritornare la voglia di vedere la vita non solo in bianco e nero, ma coi colori dell’arcobaleno, e ho sentito il mio cuore, dopo tanto tempo, battere per un uomo.
Quella notte Luca rimase a dormire a casa mia.
Dopo la separazione non volevo avere più nessuna relazione, non credevo nell’amore, ero stata troppo delusa, amareggiata, avevo sofferto tanto pensavo solo al lavoro e a crescere Elisa.
Ma la vita a volte ti riserva delle sorprese inaspettate e Luca è stata una bellissima sorpresa.
Decise di prendersi alcuni giorni di vacanza per starmi vicino, mi aveva desiderato per così tanto tempo, che ora non voleva perdere neppure un minuto lontano da me.
Nei giorni che seguirono Luca fece di tutto per farmi trascorrere le giornate senza pensieri. Aveva mille attenzioni, passavamo ore a parlare e a far l’amore. Finalmente mi sentivo serena, il sorriso era di nuovo arrivato ad incorniciarmi il viso, gli occhi sorridevano e avevo ritrovato il desiderio di stare con un uomo,
Il Ritorno alla Vita mi ha fatto innamorare di Luca.
Anche Elisa quando la chiamavo al telefono si accorgeva dalla voce che ero cambiata. “mamma hai cambiato voce! Ti sento felice è così? Quando torni?”
“Presto tesoro, ti voglio bene”.
“sospetto nodulo al seno sinistro, recarsi urgentemente per una più approfondita diagnosi”
Sentii brividi in tutto il corpo e il cuore iniziò a sobbalzare così forte che dovetti sedermi sulla sedia in cucina, rimasi a fissare il vuoto per un tempo indeterminato
I pensieri iniziarono ad occuparmi il cervello, sempre più persistenti e negativi.
Mi alzai e andai a sdraiarmi sul divano, respirando lentamente per rilassarmi.
Finalmente riuscii a calmarmi e la razionalità ebbe il sopravvento.
“non devo essere sempre così negativa, sicuramente non sarà nulla di preoccupante, calma devo stare calma” mi ripetevo a voce bassa.
Decisi di non dire nulla a mia figlia Elisa, ha sofferto quando ho divorziato, ora non dovevo e volevo darle altre preoccupazioni.
Quando arrivano notizie inaspettate su come la tua vita potrebbe cambiare in un attimo, ti rendi conto di quanto poco valore hai dato a te e al tuo essere donna.
Il giorno successivo ritornai in ospedale e dopo vari esami approfonditi, mi dissero che in attesa dell'esito, dovevo prendere medicine.
Ho trascorso anni sempre pensando solo al lavoro, dando poca importanza al tempo che passava ora mi trovavo col rimpianto di non aver trascorso del tempo per me.
Fu allora che decisi di staccarmi dal mondo frenetico e di aspettare gli esiti lontano dalla città, ritornare nei luoghi della mia infanzia, li avrei trovato la tranquillità che stavo cercando.
Non usai la macchina per recarmi al paese della mia infanzia, niente stress del traffico, volevo sin da subito rilassar la mente, così la mattina successiva, dopo aver dato un bacio ad Elisa, mi recai alla stazione delle corriere, direzione: Ritorno al Passato
La corriera si fermò nella piazza del paese.
Il rumore della porta che si aprì mi svegliò, il viaggio era stato lungo e mi ero addormentata appoggiando la testa al finestrino, mi alzai, presi il trolley che avevo appoggiato sopra il porta pacchi e rimasi per un attimo ferma, davanti alla porta aperta, con gli occhi chiusi, ispirando profondamente l’aria frizzante, la sentivo entrare nelle narici e scendere fino ai polmoni, che bella sensazione di leggerezza provai.
Aprii gli occhi, lentamente scesi i gradini, finalmente appoggiai i piedi sul ciottolato che copriva la pavimentazione della piazza.
Nemmeno il cappotto, color coloniale, che indossavo e la sciarpa di lana marrone, che mi avvolgeva le spalle, riuscivano a scaldarmi. Il mio corpo fu invaso da brividi, sentii le gambe tremare per l’emozione, rimasi immobile, finché la sensazione di perdere l’equilibrio e di cadere svanì.
Ero felice di essere ritornata, dopo tanti anni, nel paese della mia infanzia.
Mi guardai intorno, la piazza era deserta, le serrande dei negozi chiuse, le lancette dell’orologio del campanile segnavano le sei.
Era l’alba, il sole si era svegliato da poco, ed iniziava a far capolino da dietro le montagne che si stavano spogliando dal vestito nero della notte, per indossare quello con varie sfumature autunnali.
Il silenzio regnava, il sonno era ancora ospite in casa delle famiglie, solo un cane, col muso simpatico, si avvicinò, scodinzolando ed annusandomi, chissà forse era curioso di sapere chi fossi e perché mi trovassi in quel posto, a quell’ora, sola, stringendo il manico del trolley, stando attenta a non trascinarlo per non far rumore e interrompere quell’atmosfera suggestiva.
Il paese era arroccato su un altura, la maggior parte delle case erano costruite con sassi di montagna, le finestre chiuse con ante di legno, i davanzali abbelliti con vasi di fiori colorati.
Sui tetti i comignoli sbuffavano fumo, si sentiva nell’aria profumo di legna bruciata.
Camminai lentamente, per le vie strette, quanti ricordi riaffioravano e vennero a trovarmi in quell’istante, momenti spensierati dell’infanzia., Passavano veloci nella mia mente immagini di noi bambini, che correvamo, ridendo, lungo i sentieri delle montagne, che maestose proteggevano il paese, come in un grande abbraccio,
La mia casa si trovava al n. 18 del vicolo delle Genziane, in cima al paese, per arrivarci si dovevano percorrere molti gradini, ma una volta raggiunta, tutta la stanchezza svaniva, davanti a me un panorama mozzafiato.
Sentivo in lontananza i suoni dei campanacci al collo delle mucche che pascolavano, tranquille, nella vallata sottostante.
Mentre prendevo le chiavi che stavano nella borsa, il cuore batteva forte, le inserii nella toppa della serratura e apri la porta.
L’odore di chiuso regnava nelle stanze. Feci entrare aria fresca aprendo le finestre, le persiane, tolsi i teli che coprivano i mobili, la luce del giorno illuminò l’appartamento dandogli, finalmente, un aspetto di casa con un’anima.
Andai a sdraiarmi sul letto, gli occhi fissi al soffitto, pensieri iniziarono a occuparmi la mente, in quella casa avevo trascorso i miei primi vent’anni.
Volevo star sola, allontanarmi dalla vita quotidiana, che ultimamente mi stava opprimendo, con tutti gli avvenimenti negativi che mi erano successi negli ultimi tempi, non riuscivo più a sorridere, avevo bisogno di rilassar la mente, volevo ritrovare la serenità, la gioia di vivere, che da troppo tempo non vivevano più con me.
Accesi il cellulare solo nel pomeriggio, non avvisai nessuno della mia partenza, tranne mia figlia, sentii il suono dell’avviso di messaggi in arrivo. leggerli significava ritornar nella realtà da cui mi ero allontanata e non volevo.
Lessi solo quello di Elisa mia figlia.
“Mamma non mi hai voluto dire dove andavi, solo che non dovevo preoccuparmi e mi avresti spiegato tutto al tuo ritorno.. voglio rivedere il tuo bel sorriso che non vedo da tanto. Un bacio, la tua principessa.” La chiamavo sempre così quando era piccola e lei mi abbracciava forte, dicendomi – mammina tu sei la mia regina.
Un nodo alla gola mi impediva di respirare, lacrime iniziarono a scendere sulle guance, dovevo reagire, non volevo che la malinconia si impossessasse di me, così decisi di scendere in paese per far un po’ di spesa, dovevo trascorrere giorni in quella casa e non c’era nulla nel frigorifero.
Lungo la strada incontrai Marisa, un’amica di mia madre, fu molto entusiasta nel rivedermi, mi parlò di Luca, suo figlio, mi disse che vive e lavora a Novara e che ogni domenica viene a trovarla, mi invitò a pranzo per il giorno successivo, mi faceva piacere rivedere Luca, così accettai.
Dopo aver salutato Marisa continuai il mio giro per negozi, entrai dal fornaio, il profumo del pane appena sfornato invadeva il negozio, ritornai con i pensieri nel passato, quando da bambina andavo al forno e rimanevo incantata nel vedere come il Sig. Pino, il fornaio, cuoceva il pane. Ricordo che appoggiava le pagnotte su una pala lunga e le faceva scivolare sul pavimento del forno, che poi chiudeva. Pino mi regalava sempre una pagnotta calda. Il suo pane era il più buono di tutta la vallata, tanta gente veniva da altri paesi per comprarlo.
Andai anche dal droghiere e dal fruttivendolo, non ricordavo come fosse accogliente la gente del paese, sorridente e gentile. Rientrai a casa serena e dopo aver riordinato la spesa nella dispensa e nel frigorifero, cucinai un piatto di pasta al pomodoro e finii la cena con un frutto, fu la mia prima cena lontana dalla mia casa, sola.
Non avevo la televisione, così andai a letto e iniziai a leggere, amo i libri di avventure, mi fanno sognare, lessi finché i miei occhi stanchi si chiusero.
La mattina mi svegliò il rintocco delle campane, guardai l’orologio, le otto, mi alzai, aprii le persiane, era una giornata di sole, indossai jeans, maglione bianco e scarpe da ginnastica, in città indosso solo scarpe coi tacchi, ma, essendo in montagna, sono costretta ad optare per le scarpe da ginnastica, molto più comode, raccolsi i capelli, poco trucco, il rossetto ed ero pronta per uscire.
Prima di recarmi a pranzo da Marisa, decisi di far colazione nel Bar da Flora, che si trova nella piazza del paese, ordinai caffè e brioche e mi sedetti vicino ad un tavolino fuori dal bar. Osservavo la gente, che usciva dalla chiesa, dopo la messa e si riuniva a gruppetti per chiacchierare .
Ero assorta nei miei pensieri quando sentii una voce che mi chiamò: “Anna, Quanti anni son passati, che piacere rivederti come stai?” Era una voce maschile, lo guardai ed incredula dissi: “Luca?”, era diventato un uomo molto affascinante. Ci salutammo, come vecchi amici che non si vedono da tanto tempo, con un bacio sulla guancia, poi prese una sedia si sedette vicino a me
Iniziammo una piacevole conversazione, avevamo tanto da raccontarci. Quando gli dissi che ero stata invitata a pranzo dai suoi genitori fu molto contento, così potevamo continuare a dialogare del nostro vissuto. Il pranzo fu ottimo e la compagnia pure..
Abbiamo parlato del passato, non dissi il motivo per cui ero ritornata in paese e loro sono stati così “delicati” da non chiedermi nulla.
Dopo pranzo Luca mi propose di far un giro in macchina per rivedere i luoghi che non vedevo da tempo, accettai. Non ricordavo quanto bello fosse il panorama, ci fermammo in un cascinale dove spesso da ragazzi trascorrevamo le domeniche con gli amici.
Scendemmo dalla macchina e ci incamminammo lungo un sentiero che portava ad un laghetto, circondato da pini, il sole stava tramontando e i colori dell’acqua prendevano riflessi argentei. Ci sedemmo sul prato e mentre Luca, si divertiva a lanciare sassi nel lago, iniziò a raccontarmi della sua vita, del lavoro e perché viveva a Novara.
Non si è mai sposato, solo convissuto per un periodo, ma non ha funzionato, niente figli, e lavorava in una ditta di metal meccanica. Fu allora che volle sapere il motivo del mio arrivo in paese.
Dopo un attimo di silenzio decisi di raccontarglielo.
“Gli anni del mio matrimonio sono stati molto spesso oscurati dalle continue liti, causate dai tradimenti di mio marito, poi un giorno se ne andò, lasciandomi sola con la bambina piccola da crescere.
Ma la prova più dura che la vita mi ha voluto regalare, è stato un nodulo al seno sinistro, che sto combattendo da mesi, con cure che spesso devastavano il mio carattere, facendomi spesso cadere in crisi di sconforto.
Ecco perché ho deciso di prendermi un periodo di riflessione, allontanandomi dalla quotidianità, voglio appropriarmi della mia vita, senza interferenze, ritrovare la donna che ero, sorridente, e con la voglia di vivere”
Ci fu un attimo di silenzio, poi si avvicinò, mi guardò negli occhi mi accarezzò la nuca, mi disse che sicuramente sarei riuscita a superare questo difficile momento, ma ci dovevo credere con tutte le mie forze, non dovevo abbattermi, mi disse che sono sempre stata forte e, mi diede un bacio sulla guancia.
Le sue parole, i suoi gesti, mi toccarono profondamente e sentii che erano sinceri. Senza accorgermi mi trovai con le mie labbra sulle sue. Poi sempre guardandomi negli occhi disse:
“Sono sempre stato innamorato di te Anna, e tu non ti sei mai accorta, poi ti sei allontanata dal paese, per andare a vivere a Milano, quando ho saputo che ti eri sposata e hai avuto una figlia, mi arresi, ma è bastato rivederti stamattina per capire che non sei mai uscita dal mio cuore”
Rimasi senza fiato, senza parole, continuavo a guardarlo e mi domandavo “Era lo stesso Luca? il ragazzo dai capelli ricci, timido, gentile, che non consideravo, da ragazza, quando eravamo nella stessa compagnia di amici.”
Sono bastati quei gesti, quelle parole, per farmi ritornare la voglia di vedere la vita non solo in bianco e nero, ma coi colori dell’arcobaleno, e ho sentito il mio cuore, dopo tanto tempo, battere per un uomo.
Quella notte Luca rimase a dormire a casa mia.
Dopo la separazione non volevo avere più nessuna relazione, non credevo nell’amore, ero stata troppo delusa, amareggiata, avevo sofferto tanto pensavo solo al lavoro e a crescere Elisa.
Ma la vita a volte ti riserva delle sorprese inaspettate e Luca è stata una bellissima sorpresa.
Decise di prendersi alcuni giorni di vacanza per starmi vicino, mi aveva desiderato per così tanto tempo, che ora non voleva perdere neppure un minuto lontano da me.
Nei giorni che seguirono Luca fece di tutto per farmi trascorrere le giornate senza pensieri. Aveva mille attenzioni, passavamo ore a parlare e a far l’amore. Finalmente mi sentivo serena, il sorriso era di nuovo arrivato ad incorniciarmi il viso, gli occhi sorridevano e avevo ritrovato il desiderio di stare con un uomo,
Il Ritorno alla Vita mi ha fatto innamorare di Luca.
Anche Elisa quando la chiamavo al telefono si accorgeva dalla voce che ero cambiata. “mamma hai cambiato voce! Ti sento felice è così? Quando torni?”
“Presto tesoro, ti voglio bene”.
Racconto scritto il 17/09/2020 - 02:00
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