Mi guardavo la punta delle scarpe sfiorare appena la linea gialla mentre aspettavo il mio treno.
Poi I capelli volarono leggermente a destra per via dell'aria che era stata spostata. Salii sul treno, lessi velocemente il numero del posto e mi sedetti su un sedile poco distante dall'entrata.
Indossavo una giacca jeans troppo grande per me ed una sciarpa a quadri neri e bianchi, tolsi tutto e riposi nel posto accanto a me. Neanche il tempo di posare l'occhio fuori dal finestrino che – WE'LL ASK IF WE CAN HAVE SIX IN...- la suoneria degli arctic monkeys del mio telefono suonò. Risposi.
-sì sono appena salita-
-...-
-tranquillo ho preso delle cose da mangiare-
-...-
-per l'una e mezza immagino-
-...-
-va bene a più tardi-
era mio fratello che mi aspettava a Roma, dovevamo festeggiare il compleanno di un nostro caro amico il giorno dopo. terminai la chiamata e riposi il telefono sul tavolino difronte a me con un sospiro. Ora potevo rilassarmi e leggere quel bel libro che avevo preso ad un mercatino accanto al bar biassanot.
Mentre aprivo lo zaino per cercare gli occhiali da vista notai il ragazzo seduto davanti a me che mi osservava con aria curiosa.
Aveva dei capelli scuri molto folti quasi sul riccio e due occhi enormi leggermente all'ingiù del colore delle castagne.
Aprii il mio libro e presi a leggere ma non ci riuscivo...continuava a guardarmi.
Erano circa 3-4 minuti che rileggevo la stessa riga e aspettavo che il ragazzo mi rivolgesse la parola, ma niente continuava ad osservarmi come se mi stesse studiando. Allora chiusi tutto e mi misi ad ammirare il buio fuori dal finestrino, eravamo arrivati in una zona di campagna e si potevano vedere bene le stelle e la luna illuminare l'erba umida.
Notai che anche lui era distratto dal paesaggio e ne approfittai per guardarlo meglio.
Indossava una felpa grigia che all'apparenza sembrava molto calda e comoda, dei semplici jeans e delle scarpe da ginnastica da cui si intravedevano dei simpatici calzini arancio.
All'improviso sentì il suo sguardo camminarmi sulle gambe. Il cuore mi prese a battere fortissimo. Maledetta me che ti emozioni per così poco.
Durante quelle 3 ora di viaggio I nostri occhi si mescolarono più e più volte tanto che sentivo di volermici addormentare in quelle due castagne. Io gli guardavo le mani; bianchissime con le unghie tagliate corte e l'attaccatura del pollice abbastanza squadrata. Lui invece mi percorreva sù e giù, tra I capelli fino ad intorno le caviglie.
Quando la voce del treno annunciò l'arrivo a Roma mi rivestii velocemente sotto lo sguardo indagatore del mio misterioso compagno di viaggio, misi in spalla lo zaino e decisi di andarmi a mettere davanti all'uscita così da scendere velocemente.
Però rimasi seduta ancora qualche minuto non volevo andarmene;lui mi aveva resa in imbarazzo come nessuno aveva fatto ma allo stesso tempo mi faceva desiderare di rimanere in balia delle sue lunghe occhiate per ore.
Purtroppo era giunto il momento per me di andarmene, mi alzaii e scesi dal treno.
Il freddo mi pungeva le guance ed io mi sentivo persa, in cerca di un paio di castagne che mi svelassero cosa ci fosse dentro.
Sentii un forte odore di tabacco e poi delle dita avvolrgermi il polso. Mi girai: era lui ed ecco anche il mio cuore che riprendeva la sua corsa.
-hai dimenticato la tua sciarpa- mi disse lui con un sorriso e la sigaretta fra le labbra.
Poi I capelli volarono leggermente a destra per via dell'aria che era stata spostata. Salii sul treno, lessi velocemente il numero del posto e mi sedetti su un sedile poco distante dall'entrata.
Indossavo una giacca jeans troppo grande per me ed una sciarpa a quadri neri e bianchi, tolsi tutto e riposi nel posto accanto a me. Neanche il tempo di posare l'occhio fuori dal finestrino che – WE'LL ASK IF WE CAN HAVE SIX IN...- la suoneria degli arctic monkeys del mio telefono suonò. Risposi.
-sì sono appena salita-
-...-
-tranquillo ho preso delle cose da mangiare-
-...-
-per l'una e mezza immagino-
-...-
-va bene a più tardi-
era mio fratello che mi aspettava a Roma, dovevamo festeggiare il compleanno di un nostro caro amico il giorno dopo. terminai la chiamata e riposi il telefono sul tavolino difronte a me con un sospiro. Ora potevo rilassarmi e leggere quel bel libro che avevo preso ad un mercatino accanto al bar biassanot.
Mentre aprivo lo zaino per cercare gli occhiali da vista notai il ragazzo seduto davanti a me che mi osservava con aria curiosa.
Aveva dei capelli scuri molto folti quasi sul riccio e due occhi enormi leggermente all'ingiù del colore delle castagne.
Aprii il mio libro e presi a leggere ma non ci riuscivo...continuava a guardarmi.
Erano circa 3-4 minuti che rileggevo la stessa riga e aspettavo che il ragazzo mi rivolgesse la parola, ma niente continuava ad osservarmi come se mi stesse studiando. Allora chiusi tutto e mi misi ad ammirare il buio fuori dal finestrino, eravamo arrivati in una zona di campagna e si potevano vedere bene le stelle e la luna illuminare l'erba umida.
Notai che anche lui era distratto dal paesaggio e ne approfittai per guardarlo meglio.
Indossava una felpa grigia che all'apparenza sembrava molto calda e comoda, dei semplici jeans e delle scarpe da ginnastica da cui si intravedevano dei simpatici calzini arancio.
All'improviso sentì il suo sguardo camminarmi sulle gambe. Il cuore mi prese a battere fortissimo. Maledetta me che ti emozioni per così poco.
Durante quelle 3 ora di viaggio I nostri occhi si mescolarono più e più volte tanto che sentivo di volermici addormentare in quelle due castagne. Io gli guardavo le mani; bianchissime con le unghie tagliate corte e l'attaccatura del pollice abbastanza squadrata. Lui invece mi percorreva sù e giù, tra I capelli fino ad intorno le caviglie.
Quando la voce del treno annunciò l'arrivo a Roma mi rivestii velocemente sotto lo sguardo indagatore del mio misterioso compagno di viaggio, misi in spalla lo zaino e decisi di andarmi a mettere davanti all'uscita così da scendere velocemente.
Però rimasi seduta ancora qualche minuto non volevo andarmene;lui mi aveva resa in imbarazzo come nessuno aveva fatto ma allo stesso tempo mi faceva desiderare di rimanere in balia delle sue lunghe occhiate per ore.
Purtroppo era giunto il momento per me di andarmene, mi alzaii e scesi dal treno.
Il freddo mi pungeva le guance ed io mi sentivo persa, in cerca di un paio di castagne che mi svelassero cosa ci fosse dentro.
Sentii un forte odore di tabacco e poi delle dita avvolrgermi il polso. Mi girai: era lui ed ecco anche il mio cuore che riprendeva la sua corsa.
-hai dimenticato la tua sciarpa- mi disse lui con un sorriso e la sigaretta fra le labbra.
Racconto scritto il 03/10/2020 - 17:29
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Voto: | su 4 votanti |
Commenti
Splendido racconto. I versi finali sono una vera chicca. Complimenti
Mirko D. Mastro(Poeta) 04/10/2020 - 12:27
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Il suo sguardo che ti percorre su e giù, tu che ti perdi nelle sue castagne: un incontro seducente, reso assai bene dal tuo racconto
Anna Maria Foglia 04/10/2020 - 11:47
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Garbato e scorrevole racconto. L'ho letto con piacere. Grazie.
Moreno Maurutto 04/10/2020 - 10:59
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Ma che simpatico racconto, scorre nell'evidenziare la semplicità di attimi che possono capitare ad ognuno, ogni giorno, e senza che ce ne accorgiamo si resta catturati da strane nuove emozioni. Racconto scorrevole e scritto molto bene. Piaciuto!
Maria Luisa Bandiera 04/10/2020 - 09:15
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