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LUNGO IL FIUME

LUNGO IL FIUME



Dall’alto punto del monte in cui si originava la sorgente, il ruscello scivolava vivace verso il pendio roccioso e l’ acqua limpida e fresca, trascinava con sé tutto ciò che incontrava nella sua corsa: terriccio, ramoscelli spezzati, foglie, ciottoli. Nella discesa acquisiva maggiore energia, scavava nel terreno, livellava, rendeva più liscia la pietra formando, con la sua azione, una corsia sempre più profonda e mentre l’acqua scendeva giù, da ruscello diveniva fiume, non più agitato e frizzante, ma calmo, in un letto dalle sponde ben delimitate ed erbose e nelle cui acque più azzurre e profonde brulicante di vita, si riflettevano i grandi alberi secolari che abitavano le pendici del monte.
Pietro aveva raggiunto Sofia attraversando rapidamente la rapida del fiume, saltellando con le esili gambine lunghe da un masso all’altro. Faceva sempre così e una volta insieme, si accovacciavano sopra un roccione, posto vicino la sponda e iniziavano il rituale del lancio dei ciottoli nel fiume e rimanevano a guardare, ogni volta stupiti, i cerchi che comparivano nell’acqua. Nera di capelli Sofia, con la pelle ambrata dal sole e con grandi occhi scuri, ombreggiati da lunghe ciglia nere. Sebbene fosse ancora una bambina prometteva di diventare una donna dal fascino particolare reso ancora più attraente da un impertinente nasino all’insù che caratterizzava il visetto tondo. Biondo come il sole Pietro, con la pelle particolarmente chiara pronta ad arrossarsi e malgrado la giovane età si notava già per le lunghe gambe. I loro giochi variavano quotidianamente e quando si stancavano di esplorare quel mondo, di trasformarlo con la fantasia in un luogo magico, si sdraiavano sull’erba e inventavano storie di re e di maghi, di principesse e di draghi. A volte rimanevano in silenzio e ascoltavano, come fosse musica sinfonica, il rumore del ruscello che diveniva fiume, il fruscio leggero del vento che passava tra le foglie, il cinguettio degli uccelli felici e la sinfonia delle cicale e si inebriavano dei profumi che quell’angolo di terra siciliana emanava avvolgendoli e trasportandoli in una atmosfera magica che entrava, come linfa vitale, nelle loro vite, divenendo sempre più parte di essi, vivendo un rapporto empatico con una natura innocente e incontaminata. Quel sentire emozionalmente quel microcosmo regalava loro una felicità, custodita nel profondo delle loro anime in uno scrigno prezioso, che avrebbe fatto parte per sempre della loro vita.
La loro amicizia di bimbi innocenti si alimentava della loro diversità: timida e dolce lei, impetuoso e ribelle lui. Litigavano e poi ridevano, si raccontavano ogni fatto della loro vita e poco importava ad entrambi se appartenevano a due diversi mondi: figlia di un facoltoso avvocato lei, con una importante villa dal una lato del fiume, figlio di operai contadini e abitanti nella cascina della sponda opposta lui.
Insieme erano i due opposti che si incontravano. Lei lunare, riflessiva, lui solare e luminoso. Erano la notte e il giorno, l’acqua e il fuoco, l’yin e lo yang del Tao dell’antico pensiero cinese . Erano le due entità opposte e complementari che costituivano la totalità. Il loro vivere la fanciullezza in quella dimensione magica aveva creato un rapporto che sconfinava i materiali confini terrestri e si elevava in essenza spirituale, infinita ed eterna.
• Guarda che bella questa pietra! – mostrò Pietro, togliendo dall’acqua una pietrolina di forma ovale e colore azzurro – Te la regalo! –disse porgendola alla manina di Sofia
• Grazie! Che bella, la conserverò tra i miei gioielli – rispose la bimba felice del dono
• Ma non è un gioiello! – rise lui
• Per me si! – rispose lei con testardaggine.
• Facciamo il bagno? – sfidava Pietro
• Ma l’acqua è fredda! No, no –
• Dai, ti dico di no. E’ che sei fifona-
Ridevano felici, giocando e scherzando tra loro, il tempo sembrava sospeso, ma in realtà scorreva come il fiume di quel luogo incantato, minuto dopo minuto, inesorabile e continuo e così gli anni trascorrevano. I due fanciulli si trasformarono presto in due splendidi giovani che si incontravano, dopo la scuola e i compiti, lungo la sponda del fiume. Sofia sbocciava in graziose forme femminili mentre lui snello di figura si allungava, si faceva già la barba e i capelli biondi si erano scuriti e arricciati formando una piccola criniera. Anche il modo di guardarsi si era modificato, in uno sguardo pieno di luce e di amore. Un amore profondo e sincero che presto sarebbe stato spezzato dalla diversità sociale delle rispettive famiglie e dalla incombente guerra.
Quando Sofia rientrava sul far della sera a casa, lo sguardo severo e indagatore della madre la colpivano come una spada.
• Sei tornata finalmente! Questo tuo stare fuori a passeggiare tra i boschi non va bene. Ormai devi pensare ad accasarti.- le diceva quasi ogni sera
• Mamma cosa dici! io sono ancora troppo giovane! - rispondeva la ragazza
• La famiglia si forma da giovane, te lo dico per esperienza – sentenziava in risposta
• Ma non ho nemmeno il fidanzato- mentì lei
• A quello si rimedia – diceva la madre, con voce melliflua
• Non mi sposerò senza amore! - dichiarava Sofia rabbiosamente
- Ah l’amore! Che cosa stupida-
Chinava poi gli occhi sul lavoro di cucito a far capire che la conversazione era cessata. Né tanto meno Sofia aveva intenzione di proseguirla, piuttosto si rifugiava nella sua stanza. In quella casa si sentiva opprimere e non sopportava l’ambiente ipocrita e superbo in cui viveva. Era figlia unica e tutte le attenzioni erano concentrate su di lei, che avrebbe dovuto accondiscendere a tutte le loro richieste.
Anche la famiglia di Pietro si ergeva ad ostacolarli, vedendo nella diversità sociale un muro invalicabile. Il padre di Pietro lavorava presso una officina del paese e sua madre era servizio presso una famiglia ricca. Vivevano nel cascinale, lavorando instancabilmente la terra e lo facevano con orgoglio e determinazione e mal tolleravano la gente ricca e quella nuova politica che chiamavano fascismo, ormai affermata.
• Tu la figlia di “quelli” non la vedi più!- Ripeteva la madre di Pietro al ragazzo
• Ma perché!- rispondeva lui con avvilimento
• Sono altolocati, diversi da noi e non vogliamo grane! - gridava lei
• Ma noi ci amiamo da quando eravamo bambini- cercava di spiegare
• E ora devi scordartela, era roba da bambini. Dovevamo impedirvi di giocare insieme!-
L’opposizione ostinata e dura delle rispettive famiglie e ancor di più la guerra li avrebbero presto separati. Su quel mondo chiuso e antico si stavano addensando le nubi scure del conflitto mondiale che sarebbe stato ancora più tragico e devastante del primo. Presto la guerra avrebbe chiamato a sé la gioventù migliore per mandarla al massacro. Anche Pietro fu presto chiamato, destinazione Albania.
Il loro saluto straziante avvenne nel loro posto incantato, dichiarandosi amore eterno in un abbraccio che mescolò i lunghi capelli neri di lei con i ricci biondi di lui.
Il conflitto fu presto terribile e devastante. Da casa Sofia seguiva le notizie col cuore a pezzi e disperata, oppressa da quella terribile madre che non pensava ad altro che ad accasarla con il figlio del podestà anche lui sul fronte.
Era tentata di scappare via, ma per dove e con quali mezzi? Non aveva notizie di Pietro e non sarebbe andata da nessuna parte finché non avesse avuto sue notizie.
Poi seguirono i bombardamenti, lo sbarco degli americani, le distruzioni, i partigiani.
Sofia continuava a non avere sue notizie così una mattina si fece coraggio e si recò al cascinale.
Attraversò il viale e giunse presto nel loro boschetto, attraversò il fiume come solea fare il suo Pietro, saltellando sui massi che sporgevano dall’acqua e rischiando di cadere. Giunse infine nello spiazzo del cascinale che sembrava deserto. Davanti la grande porta di legno ormai logoro esitò, poi con decisione bussò. Aprì sua madre, col viso tetro e ostile, reso ancora più duro dai capelli tirati indietro e dal vestito da lavoro che indossava, informe e scuro. Sofia cercava in lei qualcosa del suo amore, ma non riusciva a ravvisare nulla, se non un rifiuto sdegnoso ed offeso. La guardava con uno sguardo pieno di rancore, come se la volesse accusare della lontananza di suo figlio
• Cosa volete? - le disse subito
• Notizie di Pietro, signora. E da tanto che non ne ho e sono molto in pena, perché gli voglio molto bene.-
Il tono sommesso e gentile della ragazza, aveva spiazzato la donna che riuscì solo a rispondere:
• Nessuna, ragazza. Mio figlio ufficialmente risulta disperso, non si trova nemmeno il corpo.
Mentiva ed era evidente che sapeva di più e che non le avrebbe detto la verità. Sofia sbiancò, tremò e scappò via in lacrime, senza riuscire a dire più nulla. Non le rimaneva che aspettare che avvenisse il miracolo di far tornare a casa il suo Pietro.
Sofia era divenuta, malgrado la sofferenza, una splendida donna, ma i suoi grandi occhi scuri erano tristi e smarriti. Non aveva accettato i matrimoni che la sua famiglia avrebbe voluto imporle. Non ne poteva più, adesso voleva andar via. Vivere in quel luogo, provinciale e chiuso, senza Pietro non aveva più senso. Avrebbe lavorato e sarebbe stata indipendente. Litigò con i suoi e alla fine riuscì a farsi dare la sua parte di dote in denaro. Con quella cifra sarebbe andata in America.
• Se te ne vai, non tornare più – le disse duramente il padre
• Non lo farò stai tranquillo -
• E non tornare se ti metti nei guai- proseguì l’uomo con l’intento di spaventarla
Ma la donna sapeva che quella sarebbe stata una rottura definitiva e mai sarebbe tornata da loro.
Sua madre rifiutava ormai di parlarle, sdegnata da una figlia tanto ingrata.
Una mattina, mentre camminava lungo la via del piccolo centro abitato, vide giungere nella sua direzione, il fratello più grande di Pietro. Aveva uno strano sguardo ed era chiaro che voleva parlarle:
• Ciao Sofia, ti cercavo..
• Che succede ? - chiese con paura Sofia
• A casa mia, ho trovato questa, i miei la nascondevano da tempo, forse non volevano nemmeno fartela avere, ma non mi è sembrato giusto, anzi ti prego di perdonarli - le porse una busta.
Sofia lo guardo con riconoscenza e finalmente trovò lui quella bontà, tipica di Pietro.
- Grazie Nanni-
Sofia scappo via abbracciando al petto, come fosse stato un tesoro, quella busta che sapeva già una lettera di Pietro. Corse recandosi nel luogo dove sempre si incontravano, in quel magico boschetto lungo il fiume. Si sedette sul roccione che sempre li accoglieva e prendendo il ritmo normale del respiro e con gesti lenti e tremanti delle mani aprì la busta che portava la scritta: “Per Sofia” dispiegandone le lettera: un foglio giallastro di carta, di quella che si poteva trovare in guerra.


“ Mia amata Sofia,
sono qui circondato dalla violenza e dalla morte, in un incubo senza fine. I partigiani ci hanno inseguito per cacciarci dalla loro terra, occupata da noi e dagli alleati tedeschi, con prepotenza e odio. Anche in Italia i partigiani si stanno organizzando e vorrei tanto trovarmi anche io con loro per dare il mio contributo alla fine di questo terribile e ingiusto conflitto. Ma così non è. Sono prigioniero insieme ad altri soldati, mia dolce Sofia, in attesa di essere processati e fucilati. Ci hanno concesso di scrivere una lettera ai cari e io ho dato l’indirizzo dei miei perché giungesse nelle tue mani. Sono certo che te la faranno avere. Mi conforta l’ immagine di te, nel nostro amato boschetto, mentre leggi queste righe e sento svanire il mio sogno di fuggire via insieme, lontano da tutti, per costruire la nostra vita. Ma anche quando la mia vita terrena cesserà, non riusciranno a separarci, perché nessuno ha capito che noi siamo una anima sola, l’una per l’altra, non possono capire l’eternità e l’appartenenza delle nostre anime, la loro totalità, il nostro respiro nella magia di quel luogo meraviglioso. Sebbene questa sarà la nostra triste sorte, non avere paura Sofia. Promettimi che alzerai la testa e andrai avanti. Vivrai e avrai una famiglia con figli e nipoti e morirai vecchissima. Ricordati che non sarai sola perché io ti sarò sempre vicino e vivrò sempre nel tuo meraviglioso cuore. E quando sarà giunto il tuo momento di lasciare la vita terrena, io verrò da te e ti sarò vicino.
Con tutto il mio amore Pietro”


Sofia rimase impietrita incapace di piangere, mentre il dolore le lacerava l’anima. Sapeva che era così che non l’avrebbe più visto e si chiedeva dove avrebbe trovato la forza per andare avanti.
Trascorse molte ore in silenzio in quella natura che sembrava piangere con lei. Poi trascorsero tanti altri giorni, finché venne a sapere da Nanni, che la salma di Pietro sarebbe arrivata presto e avrebbero fatto il funerale. Così fu e Sofia assistette alla sepoltura, distante dai suoi, ma di certo non avrebbe fatto mancare fiori sulla lapide.
Sofia non riusciva ad andare avanti, chiedendosi cosa avrebbe fatto della sua esistenza. Di una cosa era certa, che non si sarebbe piegata al volere dei suoi.
Una mattina il suono festoso delle campane annunciò la fine del terribile conflitto che aveva coinvolto tutto il mondo. Era finito, ma Pietro non sarebbe tornato. Sofia si affacciò alla finestra e respirò l’aria fresca che giungeva da nord.
Decise che sarebbe andata via, forse in America, in cerca di un destino differente. Uscì per recarsi in strada mescolandosi tra la folla festosa. Poi stanca di quel vociare, si recò nel suo rifugio lungo il fiume e chiese perdono a Pietro della sua decisione di andar via, se la sua vita sarebbe proseguita senza di lui, in un luogo lontano.
Alzò il viso verso il cielo pieno di nubi, stringendo la pietra azzurra che anni fa le aveva regalato e che lei aveva trasformato in gioiello e fu allora che una grande farfalla, dai bellissimi colori, forse stanca del volo compiuto si adagiò sulla sua spalla. Si fermò un poco per niente impaurita dalla donna, poi investita da un vento leggero che frusciava come un sussurro tra le foglie, si alzò in volo verso la luce del sole, libera e felice.




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Racconto scritto il 10/03/2021 - 11:44
Da Patrizia Lo Bue
Letta n.613 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Maria Luisa grazie per il tuo bellissimo commento. Riuscire a trasmettere delle emozioni è già un traguardo importante

Patrizia Lo Bue 13/03/2021 - 16:38

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Una bellissima storia, scritta molto bene che coinvolge dall'inizio alla fine.
Mi è piaciuta tantissimo, complimenti hai una penna di prestigio.

Maria Luisa Bandiera 13/03/2021 - 07:41

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Ciao Afroditet,
Ti ringrazio per il bellissimo commento sul mio racconto.
In effetti ho scritto pochi racconti perché mi sto concentrando su un romanzetto e devo dire che è un po più complicato.

Patrizia Lo Bue 11/03/2021 - 16:22

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Ciao Patrizia, è da un po' di tempo che non leggevo uno dei tuoi racconti, devo dire mai banali, di cui ho sempre apprezzato lo stile e la struttura.
Anche "Lungo il fiume" non è da meno: una bellissima storia, forse dal risvolto leggermente amaro, in cui si intrecciano i destini seppur diversi dei due giovani protagonisti per un bel tratto di vita, toccando le cime alte del sentimento fino a culminare, in una parabola discendente, nel triste epilogo della vicenda.
Complimenti!

Afrodite T 11/03/2021 - 15:57

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