Sarà perchè è un film del mio anno di nascita, sarà perchè è girato, nel finale, dalle mie parti ma dentro a questo film ce ne è uno, nascosto.
Nulla di segreto, ma è evidente che ad un certo punto, nel viaggio di Bruno e Roberto, c'è una deviazione.
Brevemente il film tratta di un incontro casuale, nella mattina di ferragosto, tra due persone che per casi diversi si trovano in città. Ne nasce un viaggio lungo l'Aurelia che si concluderà tragicamente con un incidente nel quale Roberto perderà la vita.
Nel mezzo del cammino i due fanno una deviazione verso il paese dei parenti del giovane Roberto. Lì comincia il film a parte...
L'arrivo alla fattoria è l'inizio per Roberto della rilettura della sua infanzia con gli occhi disincantati di Bruno che gliela riduce in brandelli.
Il carattere esuberante di Bruno fa via via sembrare lui il parente e l'altro l'ospite. Prende subito il sopravvento nelle conversazioni e negli atteggiamenti. La cugina amata segretamente nell'infanzia da Roberto viene sedotta da Bruno che la trucca e le fa sciogliere i capelli ed altro si tace...
Il figlio dello zio si scopre essere in realtà il figlio del fattore del quale ha le movenze, la struttura fisica, gli atteggiamenti e persino un tic nervoso evidente; una tresca con la zia che forse lo stesso zio sapeva e tacitamente sopportava.
Il factotum della fattoria si scopre essere omosessuale in maniera evidente ma che Roberto non sapeva, non vedeva.
“Occhiofino, quante volte mi ha tenuto in braccio”
“Certo, è una checca di campagna. Non ne avevo mai visto una...”
“Ma che dici!”
“Secondo te perchè lo chiamano Occhiofino?”
“Un soprannome come un altro!”
“Occhiofino – Finocchio. Semplice”
E via andare in una rilettura parallela della sua infanzia tramortita e virata in una grande illusione che non aveva realtà che nei suoi occhi.
In poco più di dieci minuti, Risi realizza un mini film che si conclude con la discesa dal colle degli zii verso il mondo reale e la cugina che mestamente si raccoglie nuovamente i capelli come sipario della conclusione del breve intermezzo di vita prima di tornare alla monotona realtà del quotidiano.
“Forse era meglio se non ci venivo, io dai tuoi Zii, eh Roberto?”
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