Il conto da pagare
Sono caduto dentro a una bottiglia, nel vuoto del tempo dove resti ad aspettare chi vorresti accanto. In quel nulla che ti soffoca dall’interno senza farti troppo male mi accoccolo alla sera, e quella mi scalda e mi consola e mi accoglie come fa la tristezza. Le luci dei pescherecci mi fanno stanchi gli occhi, il rumore sordo delle onde mi culla. Mi appoggio al fondo e appanno il vetro.
Le onde fanno un po’ da mamma, mi ci lascio cullare.
Poi arriva quell’istante in cui il dolore si sfinisce in una curva di dolcezza. Mi sento sfilare, e solo per un momento provo fastidio. A distendermi sono le mani di lei, con cura. E con la stessa cura mi posa sullo studiolo. Indossa gli occhiali da lettura e un sottile sorriso curioso.
Quel sorriso che culla le parole mai dette…
“Ti scrivo da un abbaino sul mare fulvo che porta i miei pensieri con sé sulle onde nel grano. E la mente va alle infinite volte in cui abbiamo parlato di poesia seguendo la scia di un aeroplano in cieli distanti col dito. Alla coccinella sul dito che dicono porti fortuna, la fortuna di averti conosciuta amica mia.
E dal dito la coccinella nel mio immaginario scenderà sul tavolino di un bar dove davanti a un caffè diremo della capacità della scrittura di annullare le distanze. Poi pagherò il conto, con due monetine per i tuoi pensieri”.
Le onde fanno un po’ da mamma, mi ci lascio cullare.
Poi arriva quell’istante in cui il dolore si sfinisce in una curva di dolcezza. Mi sento sfilare, e solo per un momento provo fastidio. A distendermi sono le mani di lei, con cura. E con la stessa cura mi posa sullo studiolo. Indossa gli occhiali da lettura e un sottile sorriso curioso.
Quel sorriso che culla le parole mai dette…
“Ti scrivo da un abbaino sul mare fulvo che porta i miei pensieri con sé sulle onde nel grano. E la mente va alle infinite volte in cui abbiamo parlato di poesia seguendo la scia di un aeroplano in cieli distanti col dito. Alla coccinella sul dito che dicono porti fortuna, la fortuna di averti conosciuta amica mia.
E dal dito la coccinella nel mio immaginario scenderà sul tavolino di un bar dove davanti a un caffè diremo della capacità della scrittura di annullare le distanze. Poi pagherò il conto, con due monetine per i tuoi pensieri”.
(da “Torneremo a toccarci senza paura” -8 maggio 2021, Dominique Noir)
Racconto scritto il 10/05/2021 - 05:30
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Voto: | su 4 votanti |
Commenti
C'è chi, come me, abbandona e nn ritorna, chi invece, come te, sa tornare ogni sera nelle stanze buie e vuote della propria casa. E non ha, non hai bisogno del faro lungo la costa frastagliata, che illumini ad intermittenza il tuo percorso, sai vedere come i gatti, annusi la scia del suo profumo...
Lei è a casa
Lei è a casa
Tu, Mirko...
Che dire? nn ricordavo l'emozione ed i brividi che solo tu...
Grazie
laisa azzurra 10/05/2021 - 19:32
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Grazie Giuseppe, sempre prezioso nella tua disamina.
Giacomo, troppo buono. Grazie infinite
Giacomo, troppo buono. Grazie infinite
Mirko D. Mastro(Poeta) 10/05/2021 - 15:54
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Bel racconto, denso di pensieri profondi. Piaciuto molto, anche originale sia nel contenuto che nella forma narrativa. Ciao Mirko.
Giacomo C. Collins 10/05/2021 - 14:59
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Un testo che nelle sue suggestive ma malinconiche immagini, emana una sorta positività o speranza per via della coccinella.
Bene, ti voto con cinque stelline, l'esperienza di lettura si rileva commovente, rilevante e profondamente soddisfacente.
Se ti va, aspetto un tuo parere in "The Legionary", un componimento dedica/autobiorafico/introspettivo.
Bene, ti voto con cinque stelline, l'esperienza di lettura si rileva commovente, rilevante e profondamente soddisfacente.
Se ti va, aspetto un tuo parere in "The Legionary", un componimento dedica/autobiorafico/introspettivo.
Giuseppe Scilipoti 10/05/2021 - 14:12
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Pubblicazione in prosa poetica, che più prosa poetica non si può, righe che sono un modo per immergersi in tutto ciò che conta, sebbene il titolo mi suggerisce che alla fine della fiera bisogna poi fare i conti.
La "narropoetica" dispone di un impeto potente avente quella miscela altrettanto potente, quasi quasi sembra uno di quei cortometraggi d'autore.
(segue)
La "narropoetica" dispone di un impeto potente avente quella miscela altrettanto potente, quasi quasi sembra uno di quei cortometraggi d'autore.
(segue)
Giuseppe Scilipoti 10/05/2021 - 14:11
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Felice di averti lasciato qualcosa Maria Luisa, grazie
Grazie anche a te Andrea
Grazie anche a te Andrea
Mirko D. Mastro(Poeta) 10/05/2021 - 09:14
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Perchè tutta questa retorica che nella prosa sarebbe da evitare.
Andrea Reggiani 10/05/2021 - 09:03
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Nel giorno della festa della mamma, un bellissimo racconto che mi è arrivato fin dentro il cuore. Grazie
Maria Luisa Bandiera 10/05/2021 - 07:29
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