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riflessioni ad alta voce

Negli anni ho fatto tanti lavori per sostenere la mia vita (noleggiatore di pattini, giardiniere, maschera al teatro, facchino per formazione palchi). Lavorando al Teatro di Varese, ho potuto conoscere da vicino Lucio Dalla che una sera fece un concerto (anno 2007). Un concerto meraviglioso, come solo lui sapeva fare. Mi ha emozionato soprattutto la sua capacità di stare sul palco e intrattenere il pubblico. Una persona speciale anche fuori, dietro il palco. Praticamente un uomo che mi ha emozionato sempre e ancora di più dopo averlo incontrato in quell’occasione di lavoro.
Le canzoni sono tutte meravigliose, amo di più il Dalla autore che legato a Roversi, ma questo è un dettaglio. Le emozioni delle sue canzoni le porto sempre nel cuore e mi ispiro a lui quando mi viene in mente di scrivere una poesia, soprattutto quando diceva che per scrivere bisogna stare tra la gente per capire le emozioni del mondo.
Alcune frasi le porto sempre con me:
“…È chiaro che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa è muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Il pensiero come l'oceano
Non lo puoi bloccare….”
Credo che questa frase sia la sostanza della mia vita, dove molti hanno cercato di bloccare spesso, per invidia, gelosia e soprattutto per ignoranza la mia vita basata sul pensiero e la voglia di studiare, cercare, innovare e proporre. Ho pagato spesso la mia ingenuità, pensando che gli uomini fossero al mondo con lo scopo di migliorare e non rimanere schiavi dentro l’ignoranza e la paura del futuro. Io credo che per vivere è necessario pensare sempre al futuro che è già il presente e credo che chiunque provi a fermare la voglia di futuro in me, trovi un pesce silenzioso che nel grande oceano troverà un nuovo spazio per riprendere il percorso intellettuale che è l’essenza della vita di un uomo.
Sperare nei cambiamenti e, soprattutto, aver la voglia di viverli, anche se negativi, penso che sia l’emozione più bella che si possa vivere. Io vivo la vita nella speranza di vivere con emozione un cambiamento.
Freud spiega come l’acqua sia, nel nostro inconscio, essenzialmente un simbolo della vita. In una delle sue opere principali, “L’interpretazione dei sogni” (1899), Freud, analizzando i sogni dei suoi pazienti chiarisce come sognare di immergersi nell’acqua sia un simbolo di nascita. Quindi io davanti all’ignoranza di tutti i giorni, mi sposto nell’oceano per trovare una “nuova acqua” dove ripartire.


“…quel che sono l’ho voluto io...”
Questa breve frase l’ho sempre nella mia mente per giustificare la mia personalità, fatta spesso di incongruenze legate alla voglia di cambiamento che ho dentro la mia mente. Spesso non vengo compreso, in quanto è sempre forte la voglia di vivere una nuova emozione che appare, spesso, agli occhi della gente, un’incoerenza che in realtà è la mia coerenza. Infatti, dovendomi sempre spostare per trovare un mondo senza ignoranza, a chi resta in quello spazio risulta la mia incoerenza, che per me è la mia coerenza.
Alla fine di fatto io non voglio restare incatenato ad un mondo fatto di prassi, di cose sempre giuste, perché da sempre è stato così, o da situazioni che si possono cambiare ma non si fa. Non voglio restare incatenato a gente piena di sembrare, senza mai un idea di cambiamento.


La poesia è stata scritta dopo la morte di Lucio Dalla e spera che possa lui parlare con Dio e farci vedere da subito che il mondo può cambiare con la forza dell’amore, dell’umanità e del voler vivere il domani senza paure e preoccupazioni.
A LUCIO DALLA (Paolo Pozzi, marzo 2013) - pubblicata su oggi scrivo




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Racconto scritto il 24/05/2021 - 18:54
Da Paolo Pozzi
Letta n.643 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Grazie e sono d'accordo con te....un caro saluto

paolo pozzi 25/05/2021 - 07:17

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Bellissimo ricordo di vita vissuta.
A proposito del concetto di essere non compresi, sono dell’idea che è meglio essere incompresi e rimanere liberi che essere compresi da schiocchi che non sanno neanche il significato della parola “comprendere”.
Ti saluto complimentandomi di ciò che hai scritto.

Ernesto D’Onise 24/05/2021 - 20:58

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