Centosessantasette scalini
Centosettantasette scalini è la distanza tra il piano terra della Reggia di Caserta e le stanze dell’ultimo piano, là dove un tempo era la sede dell’Istituto di ragioneria.
Per cinque anni ho fatto ogni giorno quelle scale che, per me rappresentano l’epoca relativa alla trasformazione adolescenziale. I ricordi legati a quegli anni vagano nella mia mente da sempre, vivi e veri come se il tempo non fosse mai trascorso. L’impronta dai docenti, ognuno nella sua specificità ha lasciato in me una traccia non solo tecnica ma anche di insegnamento per le nostre giovani vite.
Il caro e dolce Fantaccione,insegnante di ragioneria il quale avendo perso da poco la giovane moglie, portava qualche volta con sé il suo bambino di 4 anni, felice di farsi coccolare, a turno,da una di noi. Poi c’era Caputo ‘ il bello’ , impossibile descrivere gli sguardi delle ragazze dell’ultimo anno quando lo vedevano arrivare nel cortile della Reggia col suo spiderino rosso fiammante. Era stato alunno della Prof. di chimica, alla quale l’idea di doverlo trattare da collega non le era molto gradita. Di lei si diceva che fosse acida perché era stata da poco lasciata sull’altare dal fidanzato, per cui odiava tutti,soprattutto gli uomini.
Come dimenticare la mitica Sig.ra ‘Tufano’, aveva la passione per ‘I Promessi sposi’ ed in modo speciale per il personaggio di Don Abbondio, lei non leggeva, recitava. Oltre a questo aveva anche un’altra particolarità: era sempre incinta. In due anni non l’abbiamo mai vista senza pancione.
Ma la vera ammiraglia del corpo insegnanti era la Sig,ra Petrella, padovana trasferita a Caserta da poco, elegante soprattutto nei modi, aveva più o meno 50 anni ben portati, il suo più grande pregio: l’autorevolezza.
E’ a lei che dobbiamo la serietà e l’amore verso la letteratura,materia ritenuta non troppo importante per un istituto ad indirizzo tecnico, ma lei ci fece subito notare che anche i ragionieri dovevano saper scrivere correttamente e conoscere bene i classici della nostra magnifica letteratura. Se spiegava un episodio storico o un autore , collocava il personaggio o l’episodio in tutto il contesto europeo, amava tantissimo i collegamenti, per lei l’Europa era una grande scacchiera. Mentre parlava eravamo tutte sotto l’influsso del suo potere ipnotico , catturando così la nostra attenzione e curiosità. Delegava noi ad esprimere il giudizio sulla preparazione delle nostre compagne che, a mano a mano venivano interrogate, e poiché il nostro voto era sempre inferiore a quello pensato da lei e che poi avrebbe messo sul registro, un giorno allungandosi sulla cattedra disse: ‘Ma lo sapete che siete delle vere carognette?’.
Ricordevole il giorno in cui venne un supplente di geografia, aveva un difetto nel parlare,quello di sostituire la ‘erre’ con la ‘vu’. Appena entrò in classe salì sulla cattedra ed esordì con questa frase:< Oggi Fava Diba savà incovonata Impevatvice di Pevsia>. Risata generale !
Al suono della campanella ci riversavamo verso le scale con l’impeto di una liberazione, sembravamo uccelli impazziti all’aprirsi della voliera.
Scendere per quelle scale era una vera festa. C’era chi gridava, chi cantava, chi si aggiustava le calze, chi si pettinava e chi usava la piastrina d’acciaio del pulsante dell’ascensore per mettersi il rossetto.
Prima di arrivare al cancello si passava attraverso la ‘Flora,’ un aranceto bellissimo,
oggi un po’ meno. In primavera l’odore delle zagare era stupendo e pungente. Illusoriamente sembrava di entrare in una profumeria oppure di mettere il naso in una pastiera(tipico dolce pasquale napoletano).
Il vantaggio di andare a scuola nella Reggia significava avere un ingresso facile al parco, con la possibilità di evitare le impreparazioni imboscandosi.
Quest’esperienza ovviamente l’ho fatta anch’io, ma non per sfuggire all’interrogazione,ma per incontrarmi all’insaputa dei miei genitori, che ovviamente non avrebbero approvato, con il mio soldatino in licenza.
Per cinque anni ho fatto ogni giorno quelle scale che, per me rappresentano l’epoca relativa alla trasformazione adolescenziale. I ricordi legati a quegli anni vagano nella mia mente da sempre, vivi e veri come se il tempo non fosse mai trascorso. L’impronta dai docenti, ognuno nella sua specificità ha lasciato in me una traccia non solo tecnica ma anche di insegnamento per le nostre giovani vite.
Il caro e dolce Fantaccione,insegnante di ragioneria il quale avendo perso da poco la giovane moglie, portava qualche volta con sé il suo bambino di 4 anni, felice di farsi coccolare, a turno,da una di noi. Poi c’era Caputo ‘ il bello’ , impossibile descrivere gli sguardi delle ragazze dell’ultimo anno quando lo vedevano arrivare nel cortile della Reggia col suo spiderino rosso fiammante. Era stato alunno della Prof. di chimica, alla quale l’idea di doverlo trattare da collega non le era molto gradita. Di lei si diceva che fosse acida perché era stata da poco lasciata sull’altare dal fidanzato, per cui odiava tutti,soprattutto gli uomini.
Come dimenticare la mitica Sig.ra ‘Tufano’, aveva la passione per ‘I Promessi sposi’ ed in modo speciale per il personaggio di Don Abbondio, lei non leggeva, recitava. Oltre a questo aveva anche un’altra particolarità: era sempre incinta. In due anni non l’abbiamo mai vista senza pancione.
Ma la vera ammiraglia del corpo insegnanti era la Sig,ra Petrella, padovana trasferita a Caserta da poco, elegante soprattutto nei modi, aveva più o meno 50 anni ben portati, il suo più grande pregio: l’autorevolezza.
E’ a lei che dobbiamo la serietà e l’amore verso la letteratura,materia ritenuta non troppo importante per un istituto ad indirizzo tecnico, ma lei ci fece subito notare che anche i ragionieri dovevano saper scrivere correttamente e conoscere bene i classici della nostra magnifica letteratura. Se spiegava un episodio storico o un autore , collocava il personaggio o l’episodio in tutto il contesto europeo, amava tantissimo i collegamenti, per lei l’Europa era una grande scacchiera. Mentre parlava eravamo tutte sotto l’influsso del suo potere ipnotico , catturando così la nostra attenzione e curiosità. Delegava noi ad esprimere il giudizio sulla preparazione delle nostre compagne che, a mano a mano venivano interrogate, e poiché il nostro voto era sempre inferiore a quello pensato da lei e che poi avrebbe messo sul registro, un giorno allungandosi sulla cattedra disse: ‘Ma lo sapete che siete delle vere carognette?’.
Ricordevole il giorno in cui venne un supplente di geografia, aveva un difetto nel parlare,quello di sostituire la ‘erre’ con la ‘vu’. Appena entrò in classe salì sulla cattedra ed esordì con questa frase:< Oggi Fava Diba savà incovonata Impevatvice di Pevsia>. Risata generale !
Al suono della campanella ci riversavamo verso le scale con l’impeto di una liberazione, sembravamo uccelli impazziti all’aprirsi della voliera.
Scendere per quelle scale era una vera festa. C’era chi gridava, chi cantava, chi si aggiustava le calze, chi si pettinava e chi usava la piastrina d’acciaio del pulsante dell’ascensore per mettersi il rossetto.
Prima di arrivare al cancello si passava attraverso la ‘Flora,’ un aranceto bellissimo,
oggi un po’ meno. In primavera l’odore delle zagare era stupendo e pungente. Illusoriamente sembrava di entrare in una profumeria oppure di mettere il naso in una pastiera(tipico dolce pasquale napoletano).
Il vantaggio di andare a scuola nella Reggia significava avere un ingresso facile al parco, con la possibilità di evitare le impreparazioni imboscandosi.
Quest’esperienza ovviamente l’ho fatta anch’io, ma non per sfuggire all’interrogazione,ma per incontrarmi all’insaputa dei miei genitori, che ovviamente non avrebbero approvato, con il mio soldatino in licenza.
Racconto scritto il 15/06/2021 - 21:45
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Voto: | su 9 votanti |
Commenti
Leggendo ti ho rivista ragazzina alle prese con le interrogazioni e i primi amori, e poi come cornice un luogo meraviglioso. Piacevole e ben scritto
Anna Rossi 17/06/2021 - 04:23
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Un privilegio di pochi ma che ha sicuramente contribuito a bellissimi ricordi.Bel racconto di vita,complimenti.
Graziella Silvestri 16/06/2021 - 17:52
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Forse anche tu come Colette avrai pensato...
"Una delle cose migliori dell’amore è riconoscere il passo dell’uomo che sale le scale".
Complimenti Santa per questo bellissimo racconto
"Una delle cose migliori dell’amore è riconoscere il passo dell’uomo che sale le scale".
Complimenti Santa per questo bellissimo racconto
Mirko D. Mastro(Poeta) 16/06/2021 - 17:50
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Carissimi amici, vi ringrazio per avermi dato la possibilità di condividere con voi, con infinita gioia, un pezzettino della mia vita molto importante. Grazie davvero. Un abbraccio a tutti.
santa scardino 16/06/2021 - 13:58
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SANTA...Un bellissimo posto per una scuola, la Reggia di Caserta è una magnificenza, ma stupendi sono anche i ricordi che ti ha lasciato, quelli di una ragazza spensierata ma consapevole dell'importanza dell'insegnamento costruttivo dove c'era spazio per ridere e scherzare. Bellissima esposizione, sempre molto brava.
mirella narducci 16/06/2021 - 13:37
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Senz'altro uno dei tuoi lavori in prosa più importanti e risonanti, inoltre mi hai fatto riflettere sul fatto che tante volte varrebbe la pena fermarsi e assaporare fino in fondo ogni momento, anche quello più piccolo.
Centosessantasette scalini, centosessantasette stelline.
Centosessantasette scalini, centosessantasette stelline.
Giuseppe Scilipoti 16/06/2021 - 13:26
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A giudicare dalla chiusa, il fatto che questo tuo scritto sia dedicato anche ad una persona speciale, non può che arricchire maggiormente la pubblicazione oltre a farmi sorridere teneramente.
(segue)
(segue)
Giuseppe Scilipoti 16/06/2021 - 13:24
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Ricordi... sempreverdi. Santa Scardino rievoca con vividezza, devo renderle atto. Un sano racconto di vita, emerge al massimo la genuinità. Il corpo docenti è descritto in maniera sì contenuta ma senza "bozzettare".
Uno dei maggiori pregi del racconto è quello di essere riuscito a creare all'interno di un buon periodare e un funzionale sviluppo, uno snodo attento ai dettagli, quanto le sensazioni e le emozioni provate in quegli anni alle superiori.
(segue)
Uno dei maggiori pregi del racconto è quello di essere riuscito a creare all'interno di un buon periodare e un funzionale sviluppo, uno snodo attento ai dettagli, quanto le sensazioni e le emozioni provate in quegli anni alle superiori.
(segue)
Giuseppe Scilipoti 16/06/2021 - 13:24
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Quando nella mente affiorano i ricordi nitidi e piacevoli di un periodo della propria gioventù, trascorsi all'insegna della spensieratezza, è bene condividerli anche con coloro che ci stanno intorno, proprio nel modo in cui hai saputo fare tu. Brava, Santa!
Afrodite T 16/06/2021 - 13:14
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Che bella consolazione il tuffarsi nei tuoi splendidi ricordi. È come mi purificassero da tutti i veleni della vita uscendone illeso , sereno, felice.
Grazie.
Grazie.
Ernesto D’Onise 16/06/2021 - 11:08
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Bei ricordi di gioventù ben descritti in questo racconto piacevole da leggere.
Maria Luisa Bandiera 16/06/2021 - 08:19
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