Il mio, il tuo capolavoro (…da Roma alla terra di mezzo)
“sui tasti di un pianoforte muto
infuriano fino a stordire ed intorpidire le spalle
le hai conservate, io no, le rimpiango, mi mancheranno sempre
già, sempre...”
Roma cola fuori dalla finestra aperta, intanto tu scrivi
“è tuo...
buttalo!
si può gettare un foglio in un cestino
ed udirne il suono…
carta spiegazzata da mani veloci
e voci già ascoltate traboccano, evaporano e poi svaniscono
non dipende dall’inchiostro, dico, ma da quelle dita
che hanno lasciato tracce sulla cellulosa”
Non lo farò. Leggerti è stato raccogliere fogli dalle bottiglie sull’arenile di un mare coperto da un velo di nebbia.
Oserà quel capoverso, la virgola nel mezzo, di ritorno. Posandosi. Forse già stasera ne uscirà un dolore, lieve, che mi resterà addosso...
“sai, la penna, quella penna che hai tenuto tra le dita
è stata la mia consolazione
quelle piccole sindoni strazianti, dov’ero io, dov’eri tu
l’ho ascoltate con l’epidermide
quando, dolcemente, luccicanti scivolavano via
e gocciolavano e bucavano e scavavano…”
Tra i fuochi del sud, il caldo di Roma
“le parole sanno essere quiete, l’inchiostro scioglie al calore della pelle”
e tra i ghiacci del nord
“l’assenza di vibrazioni stenderà il silenzio come una coperta”.
In mezzo la mia terra, papà tuo e quello mio “ed urla in quei battiti impazziti”.
“sai come mi sento?
un libro aperto con le pagine strappate”
(scritto a quattro mani con Laisa Azzurra, sui versi della poesia “si, so che lo sei” della poetessa romana)
- il tuo papà, il mio… averli resi orgogliosi sarebbe il nostro capolavoro
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le mie parole non saprebbero abbracciare e poi restituire tutta quella dolcezza che hai liberato, sprigionato sussurrando Poesia
ho scritto anch'io, ma mai e poi mai potrei ambire ad emozionare come solo tu sai fare
grazie Poeta