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Arianna e l'astronave

Arianna guardava torva la strada. L’autobus sferragliava faticosamente per le strade grigie di pioggia, portando con sé il malumore e il malessere della scolaresca. Arianna era stufa. Il prof le aveva rammentato che da giovani non si ha il tempo per essere stanchi, ma a lei i sedici anni pesavano tutti. La scuola, i compiti infiniti, i doveri di sorella maggiore, l’impegno con lo sport, i rimproveri e ,peggio, i consigli dei genitori.. E poi Maddalena. Era il suo incubo. La compagna di classe, alta lentigginosa e massiccia ,le dava il tormento. Non perdeva occasione ,in bagno o durante la ricreazione, per ricattarla rubandole con un sogghigno la merenda o gli spiccioli dalle tasche.. In fondo era stato solo un piccolo bacio, con Massimiliano ,il più bravo della classe, quella sera di quasi estate in gita al lago, ma la pettegola li aveva scoperti .E la pace era finita. “Non è giusto, però. “ , pensò sconsolata. E questo doveva essere il periodo più bello della sua vita? E allora cosa doveva aspettarsi dall’avvenire? Era troppo depressa , nella bolla di solitudine in cui si era rifugiata a bordo del bus chiassoso e triste ad un tempo, per trovare consolazione pensando al suo segreto. Già, Arianna aveva un segreto . Di solito fremeva di gioia interiore, quando , nei rari momenti in cui i doveri si dimenticavano di lei, poteva accendere il Mac che il papà le aveva regalato per Natale. Era allora che il navigare in rete le dava la sensazione di potersi lasciare alle spalle tutte le tristezze e di arrivare velocissimamente in tutti gli angoli del mondo che intendeva visitare .Quando aveva scoperto che un programma poteva farle esplorare tutto il globo, e addirittura avventurarsi per le sconfinate immensità dell’Universo stellato con l’occhio vigile attento e fedele di un satellite in orbita “ad hoc” , era impazzita di felicità. In quei momenti si riconosceva . Era lì che capiva quel che avrebbe voluto fare da grande. L ‘astronauta . Era un segreto, perché se solo l’avesse accennato in casa , la piccola Carlotta l’avrebbe presa in giro , con il cinismo dei suoi tredici anni, per settimane intere , e i genitori si sarebbero guardati in quel modo che odiava, quando sapeva che pensavano ,preoccupati, alla sua fantasia troppo vivace. Ma Arianna ci credeva . Sapeva del programma di reclutamento della Nasa , e aveva fiducia nei suoi mezzi. Già, i suoi mezzi . Sottovalutata e mortificata. Così si sentiva , sola in questo mondo reale. E viveva per prendersi una solenne rivincita.


Era convinta che facendo richiesta da subito all’Ente spaziale d’America, il più affidabile al mondo, avrebbero senz’altro preso in considerazione la sua candidatura. Lunghi capelli , occhi svegli, neri e profondi , non troppo alta, ma proporzionata e forte , poteva inviare alla sede di Pasadena il suo curriculum con ,magari, l’ultimo pagellino trimestrale. Con il magnifico nove in fisica e in chimica e l’otto pieno in educazione fisica. Avrebbe anche potuto far valere i quasi dieci anni di nuoto . Disciplina, questa, fondamentale per poter navigare nello spazio in assenza di gravità. Dopo tutto, era solo un sogno. Ma con una buona dose di razionale progettazione.


Quel pomeriggio sarebbe stata sola in casa : i genitori al lavoro, e Carlotta a catechismo per la preparazione alla Cresima. Aveva quasi tre ore di beata solitudine . Ingollò in fretta un toast e una spremuta di arancia – Si sgranchì le dita incrociandole, come dovesse attaccare al piano una sonata di Chopin e chiese al motore di ricerca di darle l’ “home” della Nasa. Nella sezione “events” vide che gli astronauti attualmente nello spazio stavano “chattando” con gli studenti collegati al sito dalle ore dieci antimeridiane, ora di Washington . Il cuore le balzò in petto . Le dieci della mattina corrispondono alle sedici ora di Milano. Guardò l’ora , e esultò come ad un goal dell’Inter ,sorridendo allo schermo :le lancette sulle sedici e dieci! E fu così, nel momento in cui le braccia e la faccia al cielo urlava “sììì! “ , che il sensore spazio-temporale attivato dalla National Areonautics and Space Administration la lesse, decrittando il suo codice genetico dalle iridi . Arianna si rese conto di dematerializzarsi poco alla volta. Dolcemente si ritrovò in uno stato di annebbiamento di vista e sensibilità . Confusamente avvertì brividi e caleidoscopi multicolori scorrerle nelle vene, mentre un sapore come di menta fresca le si fermava in gola. Respirò piano, convinta di essersi addormentata arrendendosi alla sonnolenza del dopo pranzo. Un fascio di luce potentissimo si sprigionò allora dal monitor del Mac, riportandola alla realtà. Lentamente mise a fuoco il video, e quasi non si stupì leggendovi ; “ Write your name and your date of birth, please” .Digitò quanto richiesto , e pensò che sarebbe stato bello trovarsi sullo Shuttle in orbita intorno alla Terra e ,magari, accendere solo per un attimo ,i propulsori della navicella. Chiuse gli occhi , avvertendo un capogiro, e nel riaprirli guardò dall’oblò. “Dall’oblò?” pensò inorridita , ma non aveva scampo: era proprio l’oblò dello Shuttle che aveva davanti, e quella meravigliosa biglia azzurra con pennellate sfrangiate di bianco che l’abbellivano era proprio …la Terra!? Stava per svenire, ma prima doveva vincere la forte nausea: non voleva che un’esperienza così straordinaria si risolvesse con un inconveniente mortificante. Si fece forza e si guardò intorno : un astronauta in carne e tuta spaziale le volteggiava sulla testa, sorridendole a trentadue denti. “Hei! Benvenuta! Sei la prima creatura trasmessa con il flusso sperimentale di telemateria. Come ti chiami?“. “ Ecco, io sono, io sono Arianna Contini, e vengo da Milano, Italia. Come mai mi trovo qui? “- “ Sono Dan Pitt, astronauta della Nasa. Sei stata teletrasmessa fin qui dal flusso che il centro sperimentale del nostro laboratorio di Fisica in Pasadena ha riservato ai...curiosi “ E il biondo astronauta sorrise con tutta la sua chiostra dentale. “Sai- riprese- il Centro Studi ha pensato che un viaggio non deve essere subordinato alla schiavitù delle leggi della fisica tradizionale, e così ha deciso di applicare le leggi dell’ ingegneria informatica alla fisica. E tu sei il primo ologramma tridimensionale cosmico. Hai i sensi attivi, puoi vedere sentire toccare, ma non sei realmente qui. In questo istante il tuo corpo sta dormendo sulla tastiera del pc, e i tuoi sensi sono a spasso nella fascia oltre l’esosfera terrestre. Cara Arianna, siamo a cinquecento chilometri dalla superficie del nostro pianeta. Vuoi dare un po’ di gas ai propulsori? “ Dan la guardava sorridente, e Arianna stava per rispondere di sì, quando pensò a quanto dovesse essere eccitante esplorare Marte alla guida della sonda “Mars Rover2” . In un attimo fu un fulmine di scintille luminosissime che la condusse in un deserto sassoso. Di fronte a sé aveva un buffo quattroruote snodato e carico di telecamere che la riprendevano ronzando in continuazione ad ogni movimento. Era su Marte! La “Mars Rover2” ingranò una qualche sua marcia e le si fermò accanto, frenando in una nuvola di polvere sulla sabbia rossa del pianeta più simile alla Terra del sistema solare. Arianna non ci pensò due volte. Lo stretto seggiolino accolse le sue molecole fluttuanti e ,inserito il manuale, ingranò le marce come sull’auto del padre. La Rover indugiò un attimo, poi si lanciò sobbalzando in una folle discesa dall’alto della duna pietrosa e rossa . Sollevando un polverone pauroso e traballando sulle quattro sospensioni snodate che le permettevano di superare dislivelli paurosi, Arianna arrivò vicinissimo al modulo spaziale, atterrato lì sei mesi prima. Accanto, una superficie abbagliante nella luce rosso fuoco dell’atmosfera marziana. Arianna scese e le si avvicinò, sfiorandola con le dita. Il freddo non poteva essere altro che di una lastra ghiacciata. Dunque c’era l’acqua su Marte! E quindi anche la vita era possibile ci fosse. Già, soprattutto se si materializzava in quel verde esserino mostruoso a sei zampette artigliate e con quegli obiettivi cattivi al posto degli occhi che la puntavano maligni ,sbucando silenziosi all’improvviso da dietro un masso. E fu lì che pensò alla sua stanzetta, al tepore del toast tra le dita di qualche ora prima, al fresco dissetante succo d’arancia, all’affetto dei suoi genitori, alla simpatia della sua sorellina, e alla meravigliosa insostituibile sensazione di noioso pomeriggio da passare al computer di poco prima. Volle con tutte le sue forze ritornare alla tranquilla rassicurante tediosa sua vita di sempre, con tutte le aspettative di un futuro radioso. Solo che avesse la pazienza di attendere di esser pronta. E di partire finalmente equipaggiata della giusta attrezzatura di esperienza e conoscenza, per il più bel viaggio nel tempo cui le fosse dato di partecipare : quello della sua vita.


In una stanzetta di Corso Lodi 15, Milano, Italia, il giovane corpo di una ragazza della prima liceo inspirò forte l’aria, come se l’apnea prolungata le avesse sgonfiato i polmoni. Si drizzò sulla poltroncina del computer, e Carlotta la chiamò dal piano di sotto, appena rientrata da catechismo. Arianna non ostacolò l’impulso irrefrenabile a correrle incontro e a abbracciarla fino a farle male. Scoppiarono a ridere felici.




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Racconto scritto il 14/12/2021 - 13:08
Da bruno palumbo
Letta n.477 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Grazie Mirko! Prima con l'iphone ho sbagliato a inviare il medesimo ringraziamento e non riesco a ricostruire la o il destinatario del suddetto grazie. Me ne scuso da qui. Per te, grazie ancora!

bruno palumbo 18/12/2021 - 11:11

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Il mio è un po' il pensiero espresso nei commenti precedenti. Complimenti

Mirko D. Mastro 18/12/2021 - 07:06

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Grazie Maria Luisa, è un racconto di qualche anno fa. Felice per il tuo apprezzamento attento gentile e generoso. Grazie veramente di cuore, perchè le gratificazioni son motivazioni...

bruno palumbo 17/12/2021 - 14:33

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Caro Bruno, amo molto la fantascienza che spesso si realizza nel futuro.
Questo tuo racconto incuriosisce ed emoziona non solo per quanto è scritto bene ma anche per la magnifica fantasia che contiene.
Non è facile sorprendere nei racconti, a volte ci si scontra con la monotonia descrittiva, ma qui no, ho trovato tutto molto coinvolgente. Il mio elogio con cinque belle stelline più che meritate.

Maria Luisa Bandiera 17/12/2021 - 10:12

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Grazie Santa del tuo bellissimo compli-commento.. E' un raccontino di formazione che dedicai tempo fa ad una nipotina. Buona splendida giornata, e grazie sempre per la tua generosa attenta graditissima lettura!!!

bruno palumbo 16/12/2021 - 10:40

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Caro Bruno, un racconto scritto benissimo ed accattivante.La storia palpita dall'inizio alla fine. La fantasia usata magistralmente per trasmettere ciò che di più caro abbiamo al mondo, non certo la tecnologia o i viaggi interspaziale, ma qualcosa di più prezioso: LA VITA. Senza trascurare il valore dei sentimenti. Bravissimo.

santa scardino 15/12/2021 - 20:58

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