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SFIORARE LA MORTE

Avevo sete.
Sebbene fosse tardi, mi fermai al primo bar che incontrai dalle parti di Calvano.
Vidi subito la ragazza: aveva un fascino prepotente oltre che il seno.
Sicchè, quando mi chiese se potevo offrirle qualche spicciolo per l’autobus, vista l’ora tarda ma non mosso da spirito di altruismo, mi offrii di accompagnarla.
Mi sorprese che la piacente e giovane ragazza non se lo facesse ripetere due volte. Ma non ragionavo più e la imbarcai in auto.
Non si fece condurre a casa sua ma in pineta, quella di Calvano.
Su una zolla di terra, ad una ventina di passi dall’entrata a sinistra e sotto quattro o cinque alberi che quasi la nascondono alla vista, fui condotto ad una casupola abbandonata: aveva una sola porticina d’entrata come fosse una specie di “cabina” di quelle che servono l’ENEL o l’acquedotto.
Ce ne sono tante anche lungo la statale che da Calvano conduce verso Marcise ed in genere vengono usate dalle prostitute della zona.
Era tardi per pensare: ormai ragionava per me tutto, tranne il cervello.
Entrammo.
Al centro del locale un tavolo, all'antica, con candele accese per cuocere la cocaina, farla diventare crak per riscaldarne i cristalli da cui far scaturire il fumo.
Intorno al tavolo specie di fantasmi, simili a persone, estasiate dal fumo inspirato a turno da una cannuccia infilata in un bonka.
Non vidi finestre, né altre porte, né un bagno.
Non ci fu tempo di andare via.
La mia amica era già nuda e attraente oltre ogni dire. Neanche un pelo sulla pelle liscia e soda e rosea: un incanto.
Si cominciò.
Tra l’indifferenza degli astanti, andammo insieme al di là del bene e del male.
Le rimasi accanto, tra fumo e sesso, per tre giorni e tre notti: una nebbiolina sottile come di rugiada aveva fatto per me un vestito che filtrava tutte le cose spiacevoli del mondo: sembrava quello il paradiso raccontato dai preti: fiori, laghetti e siepi e ruscelli limpidi; e, poi, tante Eve nude, dalla pelle nera, bianca, rosea, bruna; dee dell’olimpo che non avevano preferenze nel darsi.


Mi sono risvegliato in ospedale. Accanto a me e dentro me il Covid.
Dopo un grappolo di giorni, credo d'aver ricevuto il dono di vivere ancora un poco direttamente da Dio cui chiedevo, come lamentela continua, di farmi scrivere ancora l'ultima poesia.




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Racconto scritto il 30/01/2022 - 13:50
Da Ernesto D’Onise
Letta n.611 volte.
Voto:
su 10 votanti


Commenti


Si Maria Luisa, essere miracolati significa anche cambiamento etico.

Ernesto D’Onise 31/01/2022 - 14:54

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Ma che bello questo racconto che pare di esperienza vera.
Essere come miracolati è un bellissimo dono da tenere ben saldo nel cuore. Complimenti per il testo e ben ritrovato.

Maria Luisa Bandiera 31/01/2022 - 10:53

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Io credo mi abbia salvato la Poesia.
È una ipotesi?
Non solo, direi.
A tutti: ben trovati amici!

Ernesto D’Onise 31/01/2022 - 03:09

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Che dire a te, Santa? Nei momenti tranquilli ed in quelli meno, ti ho ritrovata sempre una affidabile AMICA. Grazie.

Ernesto D’Onise 31/01/2022 - 03:04

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Un grazie affettuoso a Graziella per la continuità con la quale ha commentato benignamente i miei scritti.

Ernesto D’Onise 31/01/2022 - 02:58

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Felice di poter usare di nuovo il tuo vero nome, Ernesto è sicuramente meglio di Ralph considerando che era solo un Nick. Spiacente di ciò che ti è capitato, ma tutto è bene quel che finisce bene, l'importante è che il peggio sia passato e che tu sia di nuovo tra noi. Bel sogno, ma triste risveglio. Ciao Ernesto !

santa scardino 31/01/2022 - 00:35

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Beh, svegliarsi dopo un sogno del genere chissà che si prova. Superato tutto e quindi ben ritrovato...Aspettiamo altre belle poesie da voi... ops da te.

Graziella Silvestri 30/01/2022 - 21:11

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...ne sono onorato amico mio

Mirko D. Mastro 30/01/2022 - 18:51

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E Ralph saluta tutti voi.

Ernesto D’Onise 30/01/2022 - 18:25

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Mirko, accontentato.
Grazie

Ernesto D’Onise 30/01/2022 - 18:21

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Davvero complimenti, davvero bello...solo, mi sarebbe piaciuto leggere: racconto scritto da Ernesto.
Ho appreso della tua malattia...sono lieto della guarigione

Mirko D. Mastro 30/01/2022 - 16:07

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