Sono figlio di agricoltori Abruzzesi e ho nel sangue la passione per la terra e per gli animali domestici. Finiti gli studi, mi sono trasferito per lavoro in una città dell'Alto Lazio. Dopo alcuni anni, ho acquistato un terreno con qualche pianta da frutto e un casaletto. Nel tempo libero, cominciai a coltivarlo. Qualche volta, mi portavo da mangiare e mi fermavo fino al pomeriggio inoltrato. Ogni tanto vedevo arrivare un gatto che si avvicinava miagolando e io gli davo qualche avanzo del pranzo. Dopo qualche giorno, ho notato che al gatto cresceva sempre più la pancia, fino a che mi sono reso conto che si trattava di una gatta che stava per diventare mamma. Da quel giorno cominciai a portare anche qualcosa da casa, per alimentare meglio la gatta e i suoi figlioletti in grembo. Dopo una settimana circa, mi sono accorto che la gatta non aveva più il pancione e ho capito che erano nati i gattini. Da quel giorno, ho cercato di portare qualcosa in più per nutrire meglio mamma gatta che ormai, doveva anche allattare i suoi figlioletti. Purtroppo però una mattina trovai il terreno bagnato dalla pioggia e nei pressi della legnaia tantissime orme, probabilmente di un cane randagio. Subito dopo ho visto mamma gatta morta e completamente sventrata. Il grosso cane, non c'era più, ma aveva lasciato una serie infinita di orme sul terreno. Poco dopo, i due gattini sono usciti da sotto la legna, emettendo dei forti e continui lamenti. Ho capito allora che durante le prime ore del mattino c'era stata una cruenta lotta tra la gatta e il grosso cane randagio. Una scena indimenticabile, due piccoli gattini, senza più la mamma e non ancora autosufficienti. Sono rimasto sbalordito e commosso, non sapevo cosa fare: ho pianto come un bambino, poi ho preso i gattini e li ho messi in un cesto con un un vecchio asciugamano e l'ho portato dentro al casaletto, per ripararli dal freddo e da altri animali randagi. Ho sotterrato la gatta e poi sono andato a comprare un biberon e una bottiglia di latte. Tornato sul posto ho scaldato il latte e, con tanta pazienza, ho fatto bere i gattini affamati e impauriti. Con il passare dei giorni, i gattini aspettavano sempre il mio arrivo e quando mi vedevano, quasi mi saltavano addosso, miagolando dolcemente. Che tenerezza mi facevano, sembravano due bambini, che avevano bisogno non solo di mangiare ma anche di essere presi in braccio e coccolati, come avrebbe fatto tutti i giorni la loro mamma.
Ho continuato per diverse settimane, fino a che sono diventati adulti e autosufficienti. Io ancora molto spesso vado in campagna e ritrovo i due gatti, ormai anche loro invecchiati, ma sempre affettuosi e pronti a farsi coccolare, mentre mi guardano con gli occhi lucidi e mi accarezzano le gambe con le loro morbide code, quasi a volermi dire: grazie per quello che hai fatto per noi, soprattutto quando eravamo piccoli orfanelli !
Ho continuato per diverse settimane, fino a che sono diventati adulti e autosufficienti. Io ancora molto spesso vado in campagna e ritrovo i due gatti, ormai anche loro invecchiati, ma sempre affettuosi e pronti a farsi coccolare, mentre mi guardano con gli occhi lucidi e mi accarezzano le gambe con le loro morbide code, quasi a volermi dire: grazie per quello che hai fatto per noi, soprattutto quando eravamo piccoli orfanelli !
Racconto scritto il 12/02/2022 - 01:08
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