Reprobi Angelus 9.12
La quinta stanza- A cena con qualche rimorso, se pur non invitato
Dal suo posto vista ala, nei pochi centimetri per le gambe e di cielo scoperto Christopher rimuginava sugli ultimi giorni. Su quei luoghi singolari.
Tamburellava su una di quelle scatolette per il mal d’aria, quando iniziò a leggere per impazienza il foglietto illustrativo. Ed ecco l’idea. Un sorriso. <Contatterò la redazione di OS… chiederò i recapiti di Mastro. Gli offrirò di rappresentare i suoi interessi davanti a un piatto di strozzapreti e chessò, pollo alla diavola, e di assisterlo nella pubblicazione del manoscritto> i suoi pensieri si susseguivano come in una spirale impazzita <potrei proporgli… per Joanne l’aggiunta dell’iniziale della nonna paterna ha funzionato! Oppure di firmarsi con uno pseudonimo, qualcosa dal suono più dolce… Mirko credo sia di origine slava, magari qualcosa di francese>.
<<Signore, mi scusi se mi faccio gli affari suoi>> una giovane ragazza dal sedile retrostante in compagnia del suo pasto precotto <<pensava a voce alta, e mi ha incuriosito la sua eccitazione per Oral Somministration… sa, non è solo un acronimo. Viene anche dal latino. Nella locuzione per OS, significa bocca>>.
<E lei signorina, se posso chiederlo, come conosce il latino?> Christopher visibilmente imbarazzato ora tamburellava sull’orologio da polso.
<<Studi classici. Vado per uno stage dal figlio di un’amica di mia madre, docente a Edimburgo. Tamburellare con le dita indica anche agitazione, lo sapeva?>>.
Quella conversazione quasi unilaterale gli ricordava Dyaus, che ancora era convinto fosse Eadweard, in auto nel sogno.
<<E conosco bene le confezioni dei medicinali perché mia madre soffre di depressione. Parlo troppo, vero? Mio padre me lo dice sempre. Mi succede quando devo stare troppo nello stesso posto>>.
Ora Christopher si era voltato per cortesia. La ragazza cominciò a strofinarsi la testa, guardandolo con due occhioni sagaci da sotto la cuffia <<Mamma non riesce a sentirsi appagata. Prima il problema ero io… sosteneva che la comunicazione parte non dalla bocca che parla ma dall’orecchio che ascolta. E ora ce l’ha con mio padre. Lo biasima per essere cambiato. Lo accusa di non dire le cose come il suo angelo le direbbe, se solo potesse parlare. Ma le pare?>>.
<Non so dirle… Nel mio lavoro leggo spesso di idee, ricordi> lo scozzese risoluto.
<<Ascolti… ho qui l’anamnesi dell’analista. Non mi è mai piaciuto quell’individuo. Ha qualcosa di demonico nello sguardo, ma lasciamo perdere. Ce l’ho perché devo preparare la tesi sulla Sindrome da burnout. Legga un po’…>>.
Christopher a fatica, come se la scheda via via iniziasse a scottargli tra le mani ‘La paziente porta l'attenzione sugli istinti più nascosti e giudicati rinnegati. Suggestioni, sentimenti di ammirazione, fascinazione che la influenzano con la stessa insaziabilità del lupo. Il mio mestiere è una professione da cieco: la mia diagnosi non si rifà a ciò che vedo, ma a ciò che sento. Ciò che lei Sig.ra Lobella dice a se stessa riguardo a ciò che ha visto... richiede la prescrizione di ulteriori indagini’.
L’aeroplano comincia a prendere contatto con la terra <Signorina… il nome di sua madre…>.
<<Bello, vero? È il nome di una pianta dai meravigliosi fiori color blu e foglie piccole, come gli occhi di mamma>>.
I passeggeri vengono invitati ad avvicinarsi al finger per lo sbarco.
<<La saluto, Signor tamburello… grazie della chiacchierata>>.
<Aspetti signorina, volevo chiederle…>.
La ragazza era già sparita verso il gate del terminal, come inghiottita.
Insieme ai pensieri di Christopher, strascicati con i passi accalcati della folla.
(in tomo insatiabilitas)
-il titolo è parte di una citazione di Guido Ceronetti…scrittore, poeta e quant’altro
Le parole di Lucifero ‘…’ nell’anamnesi sono liberamente tratte da una citazione di Pablo Picasso
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Mi appassiona sempre più grazie alla tua fantasia e allo stile narrativo...
Complimenti sempre