di Damiano Gasperini
Luca aveva il passo svelto; temeva di perdere l'ultima corsa della metropolitana per tornare a casa. Gettava ripetutamente lo sguardo sull'orologio e continuava a ripetere "Sbrigati, o non ce la faremo". Giulio infatti arrancava di qualche metro dietro l'amico, ansimando.
"Se non avessi discusso con l'arbitro ora staremmo già a casa"- "Non me lo ricordare per favore... muoviti piuttosto". Quel rigore assegnato alla squadra avversaria all'ultimo minuto non lo aveva ancora digerito. Per distrarsi, senza modificare l'andamento del passo, osservava nel marciapiede opposto la chiusura serale dei negozi. Uomini e donne di varie età si accingevano ad abbassare la serranda, mentre il sole cominciava declinare dietro il Palazzo di Giustizia. Per caso incontrò lo sguardo d'una ragazza dai capelli rossi che trovò bellissima, nonostante sulla sua guancia apparisse una lunga cicatrice. Le accennò un sorriso; lei però arrossendo, accelerò il passo. "Hai deciso poi cosa farai a settembre?" domandò ad alta voce Giulio. "Come?", ripose Luca con la mente ancora dietro all'inquieta passante. "Ti iscriverai all'università oppure andrai all'accademia militare?"
"Eh, bella domanda. Sinceramente ancora non lo so."
"Ma come? Mancano due mesi o poco più, e sei ancora indeciso?"
"Non è cosi semplice. Siamo cresciuti insieme, conosci il mio amore per gli animali. Ho frequentato appositamente il liceo scientifico per avere una base adatta ad affrontare il test d'ingresso di Scienze Naturali. Diventare zoologo è un sogno che coltivo da bambino..."
"Però?" incalzò retoricamente Giulio conoscendo già la risposta.
"Però mi ha sempre affascinato il mondo militare. Papà lavora nell' Aereonautica da trent'anni, mio fratello ha intrapreso la carriera sulle navi da molto tempo, e io sono cresciuto tra modellini di incrociatori e caccia, vedendo film sulla guerra, sognando avventure in diverse parti del mondo..."
"Tuttavia" lo interruppe bruscamente Giulio, "non puoi negare che in te coabitino due aspirazioni legate a concezioni estremamente opposte. Da un lato ti avvicini con tenerezza al mondo animale e dell'altro sogni l'audacia e l'autorevole temperamento dell'accademia militare. Sei mai andato dallo psicologo?" domandò l'amico mentre estraeva dalla tasca un fazzoletto per asciugarsi la fronte inondata di sudore.
"Che simpatico" replicò Luca sorridendo.
I due continuavano ad avanzare con passo costante. Entrando in Via Zanardelli videro in lontananza l'ingresso della metropolitana.
"Ti posso assicurare che l'indecisione mi corrode" riprese Luca , "non credo esista sensazione più irritante. Nel momento in cui non sai che pizza prendere davanti a un menù già ti infastidisci, figuriamoci quando si tratta di importanti decisioni legate al proprio futuro. Meno ci penso e meglio sto. Perché me lo hai chiesto? Avrei preferito se avessi continuato ad infastidirmi ricordandomi quel maledetto rigore!"
"Io credo che tu sia troppo superficiale in questa situazione. Tralasciare la questione non è il modo ideale per riuscire a capire quello che dovrai fare. Devi pensarci, riflettere lungamente e prendere una decisione ponderata. Devi tenere in considerazione quello che dice la tua testa, ma anche ascoltare gli echi delle tue passioni. Non fare il ragazzino, affrontalo questo bivio"
"Giulio, mi sto innervosendo. Non ti immischiare in fatti che non ti riguardano e spicciati!" tagliò bruscamente Luca allargando per rabbia le narici. Giulio sbuffò ma non se la prese; conosceva troppo bene il carattere fumantino del suo migliore amico.
Giunsero davanti alla scale della metropolitana quando Giulio si fermò a riempire una bottiglietta d'acqua da una fontanella vicina. Luca lo guardò senza dire niente. "Ha ragione" pensò tra sé "è inutile nascondersi". Poi si sistemò per bene la borsa sulla spalla e insieme scesero le scale.
Si confusero nell'ingorgo umano che precede solitamente i tornelli nell'ultima corsa della giornata. Mentre tirava fuori il biglietto Luca scorse un mendicante appoggiato al muro di destra. Non riusciva a capire quanti anni avesse ma era tremendamente trasandato: indossava dei pantaloni beige interamente strappati nella parte inferiore e una camicia azzurra piena di macchie di ogni forma, colore e dimensione. Aveva i capelli d'un grigio topo, lunghi fino alle spalle, molto sporchi e un'ampia barba dello stesso colore puntellata però di bianco. Era seduto con la schiena appoggiata al muro, le braccia conserte e lo sguardo fisso nel vuoto. Passandogli vicino Luca notò gli occhi: uno era enorme, spalancato, azzurro cielo mentre l'altro qualche tempo prima doveva essere uguale. Al suo posto non vi era più nulla, solo la rosea cavità oculare. Vicino aveva una ciotola di plastica per l'elemosina e un cartone di legno rettangolare con sopra scritto CHI PUO', CHI VUOLE, LASCI QUALCOSA. GRAZIE.
Luca si intenerì. Pensò a quanto la vita potesse essere così disgraziatamente ingiusta e imprevedibile. Diede una leggera gomitata a Giulio, che quasi ad avergli letto nel pensiero con una triste espressione delle labbra mormorò "Eh lo so... "
Luca dalla stessa tasca dalla quale aveva estratto il biglietto, tirò fuori delle monete. Si avvicinò al povero uomo e mise tre euro nel contenitore di plastica verde. Ma il mendicante avevo l'occhio chiuso e non si accorse del piccolo dono del ragazzo. Riavvicinatosi all'amico disse sospirando "Che fine...poveraccio".
Aveva fatto appena due passi quando una voce gli fece gelare il sangue "Poveraccio sei tu che non sai quello che devi fare nella vita!!". Luca si voltò, il mendicante era in piedi con il dito ancora puntato. Si sentì una mano sul braccio, Giulio lo trascinava via.
"Mi sto sentendo male, andiamo per favore" gli disse mentre timbrava il biglietto.
Prima di obliterare il suo, Luca tornò ancora con lo sguardo nel punto in cui elemosinava quello strano personaggio. Il mendicante non era più li, e assieme a lui erano spariti ciotola e cartone.
Mentre inseriva il biglietto nella fessura elettronica, notò il suo braccio granito dalla pelle d'oca. Girò il tornello, Giulio lo aspettava davanti alla porta della metropolitana. L'ultima corsa della giornata stava per iniziare. Luca si sistemò di nuovo la borsa sulla spalla, accelerò il passo e pensò al canto delle balene.
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