Sin che fui che fui giovine d’aspetto di più in viride forza ch’ora mi recai, in funzione religiosa, presso innominabile ibbazia e dal laterale transetto, che dal sotterraneo ha ingresso ovest della ibbazia stessa, per scalini adiacenti in su saliasceti per l'abside centrale nel coro ligneo tramite sicreta apertura dietro l'altare majore.
Cognoscenza appropriata dei luoghi permise me l’approdo giusto e nell'ora di liturgia m'apprestai a secuitare ciò che doveroso è per buon cristiano in ottemperanzia credo e origini.
Tal ibbazia fomosità ebbe per grandissimo numero manuensi e operatori di restuauro e puro per costruizione addisopra antiquo cimiterio martiris tal che nell’interno trovossi “Il pozzo animae” che par dar accesso all’anime eterne presso Paradisi meritati.
Sed incute non poco timore pello silenzioso gradulo in cui l’anima terrena venesi a trovar inquando che soggiorna innanzia all’apertura.
Detto icciò aggiungo ch’all’ingresso indove che solevo far entranza inginocchiosa e rivirente ispesso da fora è costellato di mendichi omini che belano aver un cibario sustenzio dalli monici che a dir ragione vera assai impanziti appaiono a color che invece del manducare han poco dimestichezza.
«Ecco or mi par de vedemmi sui banchi celato in quando che processio monacale prende avvio dal transeo laterale per prender posto nel ligneo sedile. Monaci preganti in cappuccio nigro gregorianamente spandono parola per navate che eco rindonda...»
Son indrio a parlar passato e... poscia codesta visione che... Terminata ch’ebbe funzione il padre guardiano anziano, cum pendula chiavistella in sul cilicio, assai gobbuto con passo infermo e claudicante non poco invitommi all'uscita con garbo rude che serratura di porte dovea esser fatta da ello istesso.
Io, zelante, alzatomi di prono istante et ello mi secutatte guardingo peggio di mandingo fin alla discesa delle scale indove che fui entrato e indove v'erano omini a dimandare caritate e sustenta cibaria.
«Io a scendere e padre guardiano lemme lemme nel suo incedere a guardia delle mie terga…»
Or che giugnemmo in basso alla porta ellulo, viduto indomito mindico belante e chiedente, spussò via il nero cappuccio dalla calva capillatura longa e isposa e rizzando la gobba e togliendo tunica ‘sì che sotto avea costume di supereroe che con voce cupa e tenebrosa, da far mugnuni tipo grrrrr, brrrrr, baurrrrrr, non urlossi al mindico di tal misura che lì non ci addoveva istare che glielo aveva ditto mille volte che insomma doveva alzar pitocchi e pezze e svanire all’istante.
Il poerello a tal roba provotte di scappare ma il padre guardiano rabbioso e sbavante principiò a menar e mordere e tirar per lo culo che uno scappotte a membra levate mentre l'altro lo inseguiva manco fusse silverfurer.
«E ora che son canuto e rincojonito ricordo tal vicende e quel mesto gibboso padre guardiano che da allor nomai padre Rottweiler e che di tanto intanto visita le mie notti con abbai e grumugni vari»
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Leggerti arricchisce e innalza, a prescindere dall'argomento.
Tu ben conosci la vita e la natura umana...
Ti ho ringraziato e ti ringrazio, ma sarà sempre poco, troppo poco...
Serena giornata Jean, buon inizio estate,
con tutto il cuore!
sei una persona preziosa.
E lo penso davvero.
Qualcuno si diverte a giocare con le stelline... mah.
Serena notte, Poeta, un caro abbraccio a te
Oggi mi adagio in questa tua scrittura che è boccaccesco narrare.
Ogni tuo scritto regala emozioni diverse e importanti.
Grazie, grazie di cuore per esserci...
con mente cuore e anima.
Un carissimo saluto, Poeta