Fra stucchi dorati volteggia l'animo
flessi in statiche pose
fra buie immagini guardavano.
Immersa in vuoti corridoi
filtrava luce stanca,
tra piombi e vitrei inganni
dormivano le stanze.
Tutto parlava in silenzio
senza nulla proferire.
Mosse lieve un dito
indicando uscite
una marmorea statua.
Dipinti mostravano
colori accennati,
patine grigiastre,
inscritte nelle tonalità
nere, si confondevano
con penombre non volute.
Minuti voltavano il cerchio
dando le spalle alle ore.
Occhi, in serie ripetute,
da finestre spente osservavano
movimenti che non c'erano.
“Stanze, vuote stanze
tra il desiderio di conoscenza
e la consapevolezza del non sapere
aspettano.”
Intonaci cadenti
caduchi nell'io
fermi negli intenti
piangevano in silenzio
lasciando righe brunite
che disegnavano sui muri
il senso inverso della vita.
Muto si dondolava
su di una altalena un affresco
ergendosi a guardiano.
Nel suo incedere
in volteggi
concedeva agli ambienti
scricchiolii mesti e ripetitivi.
“Era questa la dimora
dell'animo mio
quando camminando
in progressiva meditazione,
scoprii fra l'annaspare dei ricordi
quanto grande fosse l'interiore mondo
dell'essere”
Nell'osservare profondo
l’incanto s’avverò
la vita si ricompose
riempendo i suoi spazi,
tutto si animò in vesti nuove.
Leggiadre donzelle
con aggraziate movenze
danzarono volteggiando
in fruscii di seta.
Cavalieri riverenti
omaggiarono tali bellezze
con sorrisi splendenti.
S'illuminarono affreschi
risvegliando negli ambienti
ardori d'un tempo sopito.
Fu un irreale sogno
o cercata realtà nel sogno.
Estasiata, tutto ciò
si fermò a osservare,
la consapevolezza dell'essere.
Mi trascinò in un tempo
dove il tempo risorgeva,
dove l’animo mio si perdeva
in visioni gaudiose.
Cherubini in festa
sorvegliarono un 'sì
sfarzoso risveglio,
tra stucchi dorati,
con sorrisi celati
protessero lo storia che continuava.
Risate argentee
riecheggiarono fra sale
riempite da vuote figure.
Un eco raggiunse una donzella
che nel ludico suo desiderio,
tra viali odorosi
di tigli in fiore,
sollevando le vesti
correva veloce.
Movenze di cerbiatto
in lei si notavano
e in tal guisa,
tra viali ombrosi
raggiunse la torre,
premio di fanciullesche ambizioni.
Desideri d'età adulta
s'impossessarono del corpo
ed ella attese impaziente
una notte d’amore,
al lume di bronzei candelabri.
“Volsi lo sguardo
sorridendo alla vita,
intravidi una scala,
maestosa m'apparì
nel suo elicoidale mistero.
M'accinsi a scenderla,
ma essa mi condusse
sempre verso alto,
dove ragione non v'era di essere.”
Striduli rumori,
brusii lontani
mi riportarono all'oggi
spezzando l'incanto.
Avrei voluto ricomporlo
ma esso svanì,
si nascose in un angolo del cuore,
che silente trascinò tutto in
ancestrali visioni
di giochi amorosi e
tragedie vissute,
impresse per sempre in quei luoghi,
celate da marmoree colonne,
custodi di segreti e sospiri.
Mi ritrovai così,
nel mio non sapere,
domande posi,
risposte non trovai.
Cosa restò di me
nell'andare lento ed inesorabile
del moto umano,
in quali reconditi e ameni luoghi mi sarei ritrovato
per trovare la pace che cercavo,
e vivere la vita nel suo incerto divenire?
Tratto dal libro "Il silenzio delle Ninfee" (viaggio nell'introspezione dell'anima)
Genoveffa Frau - Giancarlo Gravili
Susil Edizioni @2016
Prima edizione, Marzo 2016
Collana Omnium
ISBN 978-88-9788055-4
Stampato da Litografia Susil
Carbonia - Sardegna - Italia
www.susiledizioni.it
copertina realizzata dall'artista Gianmario Silesu
Voto: | su 4 votanti |
per quanto hai scritto.
Continuate a scrivere insieme e separatamente, donate emozioni profonde e sincere.
Grazie a entrambi
Grazie, poetessa, un abbraccio affettuoso e serena giornata a te, cara!
Mi è molto piaciuto.
Qui trovo che gli stili si sono assai bene amalgamati.
Complimenti a entrambi, anche per la pubblicazione.
Un caro saluto, Gené, a te e a Jean.
Un abbraccio affettuoso,
Marina