da Uberto degli Uberti in facente accordo
egli non resse tal subito sprofonno ordito
e ricercando justitia morì in disaccordo.
Di tanta mercanzia vestiaria defraudato
e molte pecunie furo a di lui sottratte
Ubaldo non le disse certo a caval donato
e bestemmie infernali a Uberto mandatte.
E allor preso da follia iusta ma insana
preso calamaio e orpelli ‘sì scrisse
che pareva pelva sbavata e non umana
da far augurare che a Uberto accidenti venisse.
E invece destino volle assai consunto
che nel mentre il bon Ubaldo scrivisse
che in tutti i modi socio fusse defunto
un coccolone fe di lui che tanto morisse.
Rimase tosto detta ordita scrittura
ch’alcun nomano per fatto reale
di stessa penna filante dura iattura
da non esser presa in loco banale.
E per non esser da meno Uberto
dal judicio terreno fu catturato
e al patibolo morto presto aperto
ch’or ello pur all’inferi è accasato.
«Lasciansi or di sotto righe rinvenute dello scritto di Ubaldo che cotanto bestemmiò che alla fine all’inferno si ritrovò e pur colui che una volta era amico da judicio fu definito e alla fine della contesa si narra che i due anco nello sproffonno si inseguono a cul levato in orrenda contesa che nemmanco i diavolozzi son capaci a fermarli seppur dotati di corna e piccozzi.
E per justa dicitura vi riportiamo sotto tosta la brutale scrittura»
Da Ubaldo de Cerci siccome fue ritrovata in stanzia ben coverta…
Mi ricorderò dei mortali tuoi
di natal paludoso lupanare dislocati
Simil a orda di inferociti buoi
dal volgar vezzo già condannati.
Oh turpi soliloqui d’alma clandestina
che de l’inferi ‘nvocasti alti pelaghi
ca niun in terra fe repellente intestina
e nel finir dei giorni poscia te vaghi.
Or succhi come dolce acino
l’osso ch’al midollo arriva
e dicendo male nomini sol asino
che non ha nome nella cruda deriva.
Sì, turpe imago di mellifluo puzzo
in te soggiorna alitato da infimi demoni
e sine causa petita giù fonno fe ruzzo
che diritto alcuno grida ne i polmoni.
E lentula pelle scinne da le carni
ìmputridendosi al contatto de i fochi
ca eterni son e colmi di lingue scarni
penetranti vanno per terga pur fiochi.
E poscia verba scoppiettanti
per intestini e bisogni impellenti
son del cul frasi odorose e mal parlanti
ca rimango mpligliate fra i denti.
Ah, quanto fu sanata male coscienza
in tal individuo amorfo e illuso
che nemmanco potente flautolenza
mette il pensare a nuovo uso.
Poni allora sol figlio d’ostracismo
passo stanco e a mal pena zoppante
strada secca e brulla nel cinismo
e pur senza montatura al suol galoppante.
Chi sie tu dunque di puzzo lercio
in bragatura intinta e gocciolante
dal viso alitoso e guercio
che sputante va come nudo viandante.
Chi potria mai te vezzar di baci
e mulieri proposte fare di sollazzi
che a vederti ognun dice taci
e pur scansa le orme tue di frallazzi.
Vienci allor a pie congiunto
a inferi donato nel trapasso
serem ben soddisfatti del tuo unto
che a tal ingresso metterem grosso masso.
E non far prece d’aver terga salda
al traghettator tuo pel fiume Lete
che di tua esistenza bieca e maramalda
di legger a niun verrà mai sete.
Se pur mai fu clarito dubbio alcuno
o mente sana senza giusta mente
da capovolger lingue in raduno
sulla tua vita vissuta e dolente.
Io te condanno al ferale temuto trapasso
mai pace avrò se non vedrò tue budella
che ti possa cader in capo grande masso
che io ti perseguiterò con mia favella.
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tutte meravigliosamente apprezzabili.
Ti ho risposto, Poeta che scruti nell'anima... e ci azzecchi!
Grazie di cuore, serena notte
👏👏👏
Grazie!
E' di una bellezza indicibile.
Ti lascio la mie lacrime di grata commozione...
https://www.youtube.com/watch?v=nF-owg8gD40