“È inutile che ti nasconda, so che ci sei”
“Nascondermi? io non vado mai da nessuna parte”
“Oh questo lo so, lo so bene, ma abbiamo un accordo”
“Un accordo? Un’imposizione da parte tua semmai”
“Semantica! Sono quasi arrivata e tu non sei invitata, capirai il mio disappunto nell’averti qui…”
“Te l’ho detto: io non vado mai da nessuna parte” replicò sorniona
“Sai cosa intendo”
“-Zitta e buona, Fra-” le fece il verso
“Dai, ho capito l’andazzo. Fra, risolviamola in fretta o tanto vale girare subito l’auto” ostentò risolutezza
"Sarebbe una minaccia? Sei tu che vuoi andare da lui, non certo io” rise
“Tu staresti a letto o sul divano, vero? Anzi meglio ancora: un bel coma indotto. O oggi è uno di quei giorni in cui spaccheresti tutto a mazzate?”
“Credimi, non sei nella posizione di deridermi; ricorda che in un qualunque momento potrei prendere il controllo dell’auto e schiantarci su un albero o giù da un ponte o…” sorrise con sguardo torvo
Chicca fermò subito l’auto, respirò profondamente “Va bene” atterrita e sfinita si arrese “ma non esagerare, solo qualche minuto, davvero Fra non…”
Ma non poté finire la frase, dalla (non più) sua bocca non uscivano parole, bensì un grido animale. Tutto il suo corpo esprimeva dolore: il busto piegato in avanti da un conato, il viso deformato in una smorfia agonizzante, sempre più paonazzo, gli occhi ciechi, le guance rigate: l’angoscia si sciolse in uno sgorgo di lacrime senza fine.
Durò qualche minuto o forse un’ora ma, come al passaggio di un uragano restano sempre e solo macerie, il sorriso di Chicca e l’entusiasmo per il weekend erano svaniti non appena aveva ceduto il controllo a Fra.
Chicca osservava catatonica il suo (loro) corpo, l’abitacolo, il mondo fuori, non vedendo, non sentendo e non provando nulla.
Fra trascendeva il tempo lasciando Chicca a trascendere l’esperienza dei sensi.
Chi prevaleva quindi? Chi era la vera Francesca?
Chicca trovava rassicurante il controllo nello scegliere chi potesse emergere quando, sebbene sentisse che fosse un potere precario.
Fra traboccava forza e autenticità, ma sentiva che le serviva Chicca per stare nel mondo e quindi, suo malgrado, indossava la maschera di ferro.
Di nuovo Chicca respirò profondamente, bevve dell’acqua, si aggiustò trucco e capelli; finse un sorriso allo specchio, il rossetto le dava nuova vitalità, ma quando alzò gli occhi lo sguardo che incrociò era quello di Fra.
“Ricomincia la recita dunque. Che palle, ma non sei stanca? Tu non esisti quanto non esisto io, sei solo una farsa, la versione accettabile, l’esibizione per il pubblico”
“Per favore smettila, hai avuto il tuo momento. Ora lasciami andare da lui, voglio godermi il weekend, questo è il mio momento, ne ho bisogno!”
L’impasse allo specchio fu interrotto da un’affranta voce maschile, un ricordo “Nessuno ti amerà mai come ti amo io”
“Ha ragione”
“Zitta Fra, taci!”
“Quella frase ti torna in mente ogni giorno, forse è la tua coscienza che vorresti far tacere”
“Ho superato i sensi di colpa, la fine del nostro amore non è stata interamente una mia responsabilità”
“Eppure la frase d’addio ritorna...”
“Zitta! Ti ho detto stai zitta!!”
Fra la guardò trionfante, non disse una parola ma il messaggio arrivò forte e chiaro .
“Sì, lui mi amava davvero. Mi amava tutta, amava anche te. Ma è finita appunto, è la vita, tutto finisce. Come il tuo momento, ora è il mio!”
“Solo lui ha conosciuto tutto, solo lui ci ha viste davvero; non i tuoi grandi amici, non la tua ritrovata famiglia, non i tuoi tanti ammiratori!” enfatizzò su quegli aggettivi per sminuire il valore di quegli affetti tanto cari a Chicca “Lo sai perché i complimenti e i corteggiamenti non ti lusingano? Raccontalo agli altri che non ti interessano le vanità, che hai una forte autostima. Poveretta, a me non puoi mentire: non te ne frega niente perché quelli bramano la facciata e tu sai bene che nascosto, sotto c’è molto altro!”
“Può darsi, ma la facciata è il frutto di tutto il resto, è autentica quanto il tuo dolore. Se sono chi sono lo devo anche alla mia vita. Se so sorridere nelle avversità, se vedo il bicchiere mezzo pieno, se reggo lo stress, se mi…”
“E allora se sei così fiera di ciò che ti ha portato ad essere ciò che siamo perché diavolo non lo mostri?? Anzi, perché mostri solo te ma non me??”
“Non è facile, è troppo, è un bagaglio che spaventa, ma poi davvero a cosa serve?”
“Serve a me! A me serve!” gridò disperata Fra
“Perché?”
“Perché mi stai soffocando! Perché tu non hai bisogni, solo sorrisi, i tuoi maledetti sorrisi! I bisogni li ho tutti io, così come le speranze e i sogni, ma tu li soffochi tutti. Tu non vuoi sentire niente, pensi, pensi, pensi… ma cosa senti? Cosa? Niente, maledetta codarda!”
“Povera illusa, ma ti senti? Sai solo gridare le tue emozioni o cadere in catalessi, non hai una giusta misura. Nessuno ci amerà mai così”
“Ecco che torna la sua frase… eppure lui così ci ha amate e probabilmente ci ama ancora. Lui voleva una vita con me, lui voleva dei figli con me.”
“Infatti solo lui, l’eccezione che conferma la regola” seppure alla dovuta distanza, Chicca sentì il dolore del suo cuore spezzato; respirò di nuovo e pensando alla rassicurante citazione Panta rei allontanò qualunque sentire.
“Ecco, soffoca ogni briciolo di emozione, mi raccomando!” sbuffò Fra “Sei ancora la brava bimba del padre padrone, ma cresci diamine! Non senti che la sua frase è un controsenso? Provaci a mettere in dubbio le sue parole, le parole di un uomo ferito e innamorato. O sei così profondamente convinta di non essere amabile?”
“Io sono adorabile!”
“No, tu adori la facciata che mostri.”
“Senti, lasciamo perdere, anche volendo non saprei come darti spazio. Andiamo avanti così da decenni, tu non hai mezze misure… davvero Fra, lo dico col cuore: non saprei come”
Pragmatica come sempre Chicca tagliò corto, le aveva concesso già troppo tempo “Dai magari poi ne riparliamo, ora andiamo a farci coccolare, una cena e un orgasmo faranno bene ad entrambe”
Abbassò i finestrini, accese la radio a tutto volume, mise in moto e partì.
“Nascondermi? io non vado mai da nessuna parte”
“Oh questo lo so, lo so bene, ma abbiamo un accordo”
“Un accordo? Un’imposizione da parte tua semmai”
“Semantica! Sono quasi arrivata e tu non sei invitata, capirai il mio disappunto nell’averti qui…”
“Te l’ho detto: io non vado mai da nessuna parte” replicò sorniona
“Sai cosa intendo”
“-Zitta e buona, Fra-” le fece il verso
“Dai, ho capito l’andazzo. Fra, risolviamola in fretta o tanto vale girare subito l’auto” ostentò risolutezza
"Sarebbe una minaccia? Sei tu che vuoi andare da lui, non certo io” rise
“Tu staresti a letto o sul divano, vero? Anzi meglio ancora: un bel coma indotto. O oggi è uno di quei giorni in cui spaccheresti tutto a mazzate?”
“Credimi, non sei nella posizione di deridermi; ricorda che in un qualunque momento potrei prendere il controllo dell’auto e schiantarci su un albero o giù da un ponte o…” sorrise con sguardo torvo
Chicca fermò subito l’auto, respirò profondamente “Va bene” atterrita e sfinita si arrese “ma non esagerare, solo qualche minuto, davvero Fra non…”
Ma non poté finire la frase, dalla (non più) sua bocca non uscivano parole, bensì un grido animale. Tutto il suo corpo esprimeva dolore: il busto piegato in avanti da un conato, il viso deformato in una smorfia agonizzante, sempre più paonazzo, gli occhi ciechi, le guance rigate: l’angoscia si sciolse in uno sgorgo di lacrime senza fine.
Durò qualche minuto o forse un’ora ma, come al passaggio di un uragano restano sempre e solo macerie, il sorriso di Chicca e l’entusiasmo per il weekend erano svaniti non appena aveva ceduto il controllo a Fra.
Chicca osservava catatonica il suo (loro) corpo, l’abitacolo, il mondo fuori, non vedendo, non sentendo e non provando nulla.
Fra trascendeva il tempo lasciando Chicca a trascendere l’esperienza dei sensi.
Chi prevaleva quindi? Chi era la vera Francesca?
Chicca trovava rassicurante il controllo nello scegliere chi potesse emergere quando, sebbene sentisse che fosse un potere precario.
Fra traboccava forza e autenticità, ma sentiva che le serviva Chicca per stare nel mondo e quindi, suo malgrado, indossava la maschera di ferro.
Di nuovo Chicca respirò profondamente, bevve dell’acqua, si aggiustò trucco e capelli; finse un sorriso allo specchio, il rossetto le dava nuova vitalità, ma quando alzò gli occhi lo sguardo che incrociò era quello di Fra.
“Ricomincia la recita dunque. Che palle, ma non sei stanca? Tu non esisti quanto non esisto io, sei solo una farsa, la versione accettabile, l’esibizione per il pubblico”
“Per favore smettila, hai avuto il tuo momento. Ora lasciami andare da lui, voglio godermi il weekend, questo è il mio momento, ne ho bisogno!”
L’impasse allo specchio fu interrotto da un’affranta voce maschile, un ricordo “Nessuno ti amerà mai come ti amo io”
“Ha ragione”
“Zitta Fra, taci!”
“Quella frase ti torna in mente ogni giorno, forse è la tua coscienza che vorresti far tacere”
“Ho superato i sensi di colpa, la fine del nostro amore non è stata interamente una mia responsabilità”
“Eppure la frase d’addio ritorna...”
“Zitta! Ti ho detto stai zitta!!”
Fra la guardò trionfante, non disse una parola ma il messaggio arrivò forte e chiaro .
“Sì, lui mi amava davvero. Mi amava tutta, amava anche te. Ma è finita appunto, è la vita, tutto finisce. Come il tuo momento, ora è il mio!”
“Solo lui ha conosciuto tutto, solo lui ci ha viste davvero; non i tuoi grandi amici, non la tua ritrovata famiglia, non i tuoi tanti ammiratori!” enfatizzò su quegli aggettivi per sminuire il valore di quegli affetti tanto cari a Chicca “Lo sai perché i complimenti e i corteggiamenti non ti lusingano? Raccontalo agli altri che non ti interessano le vanità, che hai una forte autostima. Poveretta, a me non puoi mentire: non te ne frega niente perché quelli bramano la facciata e tu sai bene che nascosto, sotto c’è molto altro!”
“Può darsi, ma la facciata è il frutto di tutto il resto, è autentica quanto il tuo dolore. Se sono chi sono lo devo anche alla mia vita. Se so sorridere nelle avversità, se vedo il bicchiere mezzo pieno, se reggo lo stress, se mi…”
“E allora se sei così fiera di ciò che ti ha portato ad essere ciò che siamo perché diavolo non lo mostri?? Anzi, perché mostri solo te ma non me??”
“Non è facile, è troppo, è un bagaglio che spaventa, ma poi davvero a cosa serve?”
“Serve a me! A me serve!” gridò disperata Fra
“Perché?”
“Perché mi stai soffocando! Perché tu non hai bisogni, solo sorrisi, i tuoi maledetti sorrisi! I bisogni li ho tutti io, così come le speranze e i sogni, ma tu li soffochi tutti. Tu non vuoi sentire niente, pensi, pensi, pensi… ma cosa senti? Cosa? Niente, maledetta codarda!”
“Povera illusa, ma ti senti? Sai solo gridare le tue emozioni o cadere in catalessi, non hai una giusta misura. Nessuno ci amerà mai così”
“Ecco che torna la sua frase… eppure lui così ci ha amate e probabilmente ci ama ancora. Lui voleva una vita con me, lui voleva dei figli con me.”
“Infatti solo lui, l’eccezione che conferma la regola” seppure alla dovuta distanza, Chicca sentì il dolore del suo cuore spezzato; respirò di nuovo e pensando alla rassicurante citazione Panta rei allontanò qualunque sentire.
“Ecco, soffoca ogni briciolo di emozione, mi raccomando!” sbuffò Fra “Sei ancora la brava bimba del padre padrone, ma cresci diamine! Non senti che la sua frase è un controsenso? Provaci a mettere in dubbio le sue parole, le parole di un uomo ferito e innamorato. O sei così profondamente convinta di non essere amabile?”
“Io sono adorabile!”
“No, tu adori la facciata che mostri.”
“Senti, lasciamo perdere, anche volendo non saprei come darti spazio. Andiamo avanti così da decenni, tu non hai mezze misure… davvero Fra, lo dico col cuore: non saprei come”
Pragmatica come sempre Chicca tagliò corto, le aveva concesso già troppo tempo “Dai magari poi ne riparliamo, ora andiamo a farci coccolare, una cena e un orgasmo faranno bene ad entrambe”
Abbassò i finestrini, accese la radio a tutto volume, mise in moto e partì.
Racconto scritto il 25/08/2022 - 16:16
Da Rebecca U
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Commenti
Grazie mille Maria Luisa!
È la prima volta in assoluto che condivido un mio scritto, hai spazzato via la mia timidezza
È la prima volta in assoluto che condivido un mio scritto, hai spazzato via la mia timidezza
Rebecca U 26/08/2022 - 21:13
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Un soliloquio a tu per tu con le proprie personalità interiori, capita a volte di trovarcisi a dialogare, in pratica a tu per tu con se stessi.
Apprezzato molto!
Apprezzato molto!
Maria Luisa Bandiera 26/08/2022 - 16:20
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