Il non-pescatore
L'ho vista tante volte, certo, ma oggi, chissà perché, ricordo benissimo un particolare ad essa legato.
Una domenica di tarda primavera; i mei genitori, insieme ad altri amici, decidono di trascorrerla presso un “retone” a Bocca d'Arno, laddove il fiume si getta nel mare e le acque si fondono e si confondono ed evidentemente i pesci abbondano.
Il “retone” è una costruzione tipo palafitta, che richiamai “trabucchi” (o “trabocchi”) che possiamo incontrare lungo la costa adriatica, in particolare quella abruzzese-molisana. E' dotato di una grande rete che viene evidentemente calata in acqua per raccogliere i pesci.
La giornata trascorre tranquilla, giocando con i miei amici ritratti sulla barca. Barca che, ovviamente era saldamente ancorata al “retone”.
Arriva poi il momento di tirar su la rete, e ci portiamo tutti lì intorno per vedere quali e quanti pesci siamo riusciti a pescare. Non moltissimi, però un numero sufficiente per una buona frittura.
I pesci vengono tolti dalla rete e adagiati al suolo; ovviamente, fuori dal loro ambiente naturale, si dibattono incessantemente.
Ecco che allora io, già all'epoca “fuori dal coro”, faccio quello che non avrei dovuto: prendo i pesci uno ad uno e li rigetto in acqua!
Quando gli adulti se ne accorgono mi circondarono fulminandomi con gli sguardi e mi chiedono “Andrea, ma perché l'hai fatto?”
E io, reggendo i loro sguardi forte della verità che mi pareva lapalissiana, rispondo: “Perché sennò moievano!”
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5*
(Fanbagno i bracconieri anonimi che ne mettono una)
(io ho fatto la stessa cosa a Sappada, al vivaio delle trote, avevo 8 anni).
La vita va rispettata!
Un caro saluto