E così arriva il freddo. Coriandoli gettati in aria come frammenti di ghiaccio e stelle filanti soffiate controvento, simili a stalattiti pendenti sul cuore. Luoghi astratti, dove il tempo rallenta la sua corsa. Numeri lanciati su una parete, inseguiti da enigmatiche lancette, e sabbia che non potrà mai arrivare alla fine del suo viaggio, finché la clessidra rimarrà orizzontale. E poi dadi. Dadi scaraventati su un tappeto verde sfidanti la fortuna, come palle dirette verso una buca e stecche da biliardo riunite sotto una coltre di fumo di sigarette. Ed un cocktail, consumato seduto al bancone di un lercio bar su una strada deserta mai attraversata prima, raccontando la tua vita ad una sconosciuta che finge di interessarsi alle tue parole, quando in realtà non aspira ad altro che spillarti dal portafoglio un'altra bevuta. Intrecci tentati per dimenticare il passato, quando invece ascoltare i ricordi non resta che l'ultima ancora di salvezza. E allora perché, rannicchiato sotto una pesante coperta alla luce fioca di una timida fiamma di un camino acceso, circondato dal crepitio della legna, non tornare al mare, dove l'arcobaleno nei tuoi occhi, con i tuoi dolci capelli svolazzanti, illuminava il sole che, come un narciso, amava rispecchiarsi nel blu profondo delle acque.
Racconto scritto il 24/10/2022 - 22:56
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