“Lo vedevi arrivare vestito di stracci e stranezza” con la sua bici dal colore indefinito. Legata a essa una cassetta di legno nella quale erano sistemate le piantine che vendeva.
Con quelle faceva il giro del paese. Partiva dal giornalaio, poi dal macellaio, dalla verduraia e chi non gli comprava una piantina, gli dava qualcosa da mangiare.
Ciancicava tra parole e cibo mangiato in strada nelle ore sbagliate.
Alla fine, affaticato come un grimpeur, si sedeva al bar “Roma”, dopo aver appoggiato la bici al muro.
E beveva. Molto.
Con quelle faceva il giro del paese. Partiva dal giornalaio, poi dal macellaio, dalla verduraia e chi non gli comprava una piantina, gli dava qualcosa da mangiare.
Ciancicava tra parole e cibo mangiato in strada nelle ore sbagliate.
Alla fine, affaticato come un grimpeur, si sedeva al bar “Roma”, dopo aver appoggiato la bici al muro.
E beveva. Molto.
Un giorno, al barista che lo scherniva all’ennesimo bicchiere di liquore, rispose:
“Tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore?”
Racconto scritto il 09/11/2022 - 09:14
Letta n.348 volte.
Voto: | su 2 votanti |
Commenti
Bel racconto, delicatissimo. Complimenti.
Anna Cenni 09/11/2022 - 12:46
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Delicato, malinconico, realistico!
Aquila Della Notte 09/11/2022 - 11:24
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Un bel racconto di vita, molto ben scritto, stile delicato e malinconico.
Una chiusa amara, almeno per me... molto apprezzato!
Una chiusa amara, almeno per me... molto apprezzato!
Marina Assanti 09/11/2022 - 10:37
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