Sventola, bianca
...o indugia in righi di poesia
Il veglio solo quand’è notte
coi calzari dalle suole cotte,
al suono di un’armonica a bocca
verga un’altra nuova filastrocca.
Con le vesti logore, pien di toppe
e le ore di ramazza oramai troppe,
rammenta quando tra cassero e tolda su d'una botte
scriveva, veglio solo, al giunger di una silente notte.
Peritandosi, fido all’alma sua, di non turbar alcuno,
nell’ombrata redola al pruno
di lemmi per l’intera mattina,
di accordi s’allieta al cipiglio della scopa di saggina.
Penna d’oca, china e calamaio
ne ha già almeno un centinaio,
veglio appresso la bicocca
strocca e fila, fila e strocca.
Dai calzetti, come il cuore, pien di toppe
avverte allontanarsi dalle ossa tutte rotte,
con il caldo del camino e gli anni sulle spalle,
il soffio della vita, col vento giù a fondovalle.
Nel cucinino, mentre fuori imbianca,
l’armonica a bocca suona così stanca…
dalla cenere del focolare il buio piano lo inghiotte
nel graffio che ha la fine dentro il gelo della notte.
-ispirata dall’anima scrittrice della poetessa Maria Luisa B. con la sua “E’ tornata la befana”
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Eccoti pronta
la filastrocca!
Splendida, splendida... e ricordi la bellissima di Maria Luisa che questo
splendore ti ha ispirato.
Fior di rara bellezza
riporta l'allegrezza!
Complimentissimi, Mastro Poeta!
che chi, le legge vive istanti di felicità e questo, se il veglio comprende, sentirà che vecchio non è, e tanto da dare ancora dentro a sé ha. La tristezza in contenuto e non nella forma è indice di una grande persona e nessuna paura avrà, se lo capirà. Complimenti!!