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Welcome back

Quando arrivò al porto la luna era così alta e tonda da sembrare un'enorme pizza ai quattro formaggi e allora gli venne fame. Era in viaggio da quasi dieci ore e salvo un paio di soste rapide in qualche piazzola non si era mai fermato.
Non aveva più l'energia di un tempo, quando anche con la pioggia guidava il suo bel mezzo da un capo all'altro della penisola come un capitano coraggioso conduce la sua nave nella tempesta.
Ne era passata di acqua sotto il possente asse della sua motrice, eppure continuava a meravigliarsi di quanto fosse bello il mare la sera quando la maggior parte dei lampioni del porto sono spenti e l'unica fonte di luce sono i suoi fari e il riflesso delle stelle.
Parcheggiò al suo solito posto in attesa che la capitaneria di porto gli facesse segno di scendere per iniziare le operazioni di scarico.
Bitume: aveva sempre trasportato bitume e altre sostanze utili a fare l'asfalto o dio solo sa che altro oggigiorno.
In tanti anni passati in compagnia del suo fedele camion non aveva mai mancato a una consegna, né fatto ritardo e per questo tutti lo rispettavano come si fa con un vecchio saggio che dispensa consigli dall'alto della sua esperienza.
Quella sera c'era stato movimento in mare, pare che una piccola barca si fosse rovesciata a due passi dalla spiaggia e che i soccorsi avessero tardato le operazioni di recupero.
Sentì il suono di una sirena in lontananza, poi vide dei bagliori blu nello specchietto laterale ma non ci fece troppo caso. Era molto stanco e la schiena lo tormentava da quando era partito e il dolore era così acuto e sordo che massaggiando la parte sentiva come una serie di spasmi che si estendevano fino alle caviglie.
"Non fa niente" pensò, "ho fatto il mio dovere, ora voglio solo chiudere un po' gli occhi e godermi il suono delle onde".
Si addormentò e vide la lenza della sua canna da pesca tesa sul lago. Vide se stesso in compagnia di suo figlio, i raggi del sole risplendere sulla superficie dell'acqua cristallina, vide le sue mani callose e sentì una fitta allo stomaco. Si svegliò di soprassalto e d'istinto prese tra le mani la foto che teneva appesa al cruscotto dietro il volante.
Era stata scattata in una bella giornata al lago in compagnia di suo figlio ed entrambi sembravano molto felici: la guardò intensamente e se la strinse al petto, pronunciò qualcosa a bassa voce, ripose la foto con cura e aprì lo sportello come se volesse prendere una boccata d'aria fresca.
Decise che era meglio scendere a fare due passi sulla banchina con il suo carico di salsedine e motori a riposo.
Il vento freddo gli accarezzava il viso e l'umidità pungente lo colpì alla schiena come un montante tirato quasi per gioco. In fin dei conti il mare gli era amico così come gli era amico il suo camion: "il mare dimentica tutto velocemente, è un gran signore. Le onde che vanno e vengono non sono mai le stesse. Il mare è in là con gli anni come me, ma è più forte. Ne ha viste così tante che ormai non ci fa più caso".
Si sedette su una panchina un po' arrugginita e dalla tasca del giubbotto tirò fuori la sua cena: pane e frittata con i peperoni. Sorrise nel pensare a sua moglie preparare quel bendidio con amorevole cura e aprì la stagnola lentamente come se scartasse un regalo.
Il pane si era inzuppato a dovere e il profumo era così intenso che per un attimo sostituì l'aroma del mare. I pensieri si acquietarono e la notte tornò a brillare.
Ma fu solo una tregua. Una delle tante.
Sentì un fruscio provenire da sotto la banchina dove alcune barche della guardia costiera dormivano silenziosamente cullate dalle onde.
Esitò un istante, poi balzò in piedi quando  intravide una sagoma muoversi nella penombra a pelo d'acqua.
Nell'oscurità gli parve di vedere il luccichio di un paio di diamanti tremolare sulla cima alla quale era fissata una delle imbarcazioni più vicine. Si avvicinò tenendo il panino in una mano e il telefono nell'altra, e quando attivò la luce della torcia mancò poco che non cadde all'indietro per lo spavento.
A pochi metri da lui, teso come una corda di violino su una corda da ormeggio, una figura dai contorni indefiniti corrispondenti perlopiù a quelli di un ragazzo lo fissava dritto negli occhi con lo sguardo di chi non ha più nulla da perdere.
I due restarono immobili, attoniti. Intorno solo il silenzio della sera e il gorgoglio occasionale dell'acqua.
Il vecchio camionista ingoiò a secco e dalla sua schiena partì una fitta che gli fece fare mezzo passo in avanti in modo meccanico. Il ragazzo scattò con l'agilità di una lontra e in pochi secondi guadagnò la banchina, ma quando provò ad alzarsi in piedi le sue gambe cedettero.
Una smorfia di dolore si formò sul suo volto madido di sudore. Aveva i vestiti logori e fradici, le scarpe consumate e i calzini ridotti a brandelli di tessuto dai quali spuntavano le dita.
Il vecchio, con il cuore in gola, provò ad avvicinarsi ma il ragazzo si coprì subito il viso con entrambe le mani in un gesto a metà strada tra la paura e la vergogna. Tremava, e al vecchio sembrò quasi che piangesse in quella posa così indifesa e infantile. Incerto sul da farsi lasciò la sua cena a terra e lentamente, passandogli accanto, si diresse verso il camion per prendere tutte le coperte che aveva con sé.
Tornando, si rammaricò con se stesso per averci messo troppo tempo, ma quando raggiunse il ragazzo fu felice di vedere che aveva appena iniziato a mangiare.
Con prudenza, avvolse la sua schiena in una morbida coperta di pile e tornò a sedere sulla panchina con lo sguardo rivolto al cielo. Nella sua mente si affollarono mille pensieri di ogni sorta, come ad esempio quello di far salire il ragazzo sul camion e nasconderlo alle autorità oppure quello di portarselo direttamente a casa e magari accompagnarlo oltre il confine appena possibile. Nessun proposito di abbandonare quel poveretto in balia del proprio destino o semplicemente di filarsela non appena avesse finito di scaricare sfiorò la sua coscienza; non era mai stato quel tipo di uomo né considerava possibile diventarlo in una situazione del genere.
Si tirò su non appena vide le luci della capitaneria avvicinarsi e con un gesto abbastanza rapido raccolse il ragazzo da terra che lo fissò con occhi intimoriti: "vieni, ti nasconderai finché non sarà tutto finito. Non ti preoccupare, andrà bene!"
Il ragazzo provò a fare un minimo di resistenza ma il vecchio gli passò un braccio sulle spalle e con decisione lo aiutò salire.
"Ecco, resta nascosto qui in branda. Non ti vedrà nessuno. Se hai freddo qui c'è il the caldo". Sorridendo indicò il termos dietro il freno a mano.
Il ragazzo lo guardò come se quell'uomo così possente e in là con gli anni fosse solo una visione benevola, un miraggio prima della fine. Strabuzzò gli occhi un paio di volte e con un filo di voce provò a ringraziarlo in chissà quale idioma.
Di nulla, pensò tra sé il vecchio e con un gesto di dolcezza universale accarezzò la fronte del ragazzo come farebbe qualsiasi buon padre prima di spegnere le luci della cameretta.
Nelle due ore successive, mentre completava le operazioni di scarico, non staccò mai i suoi occhi dalla motrice. Mai. Neppure quando uno dei responsabili della sicurezza gli chiese se aveva visto qualcuno di sospetto aggirarsi nei pressi del suo camion.
"Tieni gli occhi aperti. Questi ti si infilano pure nella marmitta piuttosto che tornare nel loro paese!" Il vecchio non badò neppure alla successiva risata beffarda con tanto di pacca sulla spalla: "Buonanotte!" esclamò distratto, e senza perdere altro tempo tornò dal ragazzo.
"Bisogna partire prima che faccia giorno, altrimenti ce li avremo dappertutto domattina" il suo cuore batteva rapidamente e la schiena era un grande mosaico di dolori.
Quando mise in moto il rombo dei pistoni sembrò squarciare l'aria e i potenti fari illuminarono il mare come se il sole stesso fosse sceso in terra.
Il camion si mosse e il ragazzo alzò la testa per dare un'ultima occhiata a quelle acque infernali, poi si accasciò sul cuscino e scoppiò in un pianto inconsolabile.
Il vecchio guardò una sola volta dallo specchietto retrovisore e senza scomporsi continuò a guidare. Avrebbe aspettato di essere sull'autostrada prima di chiedere al ragazzo di sedersi al suo fianco e magari fare colazione insieme.
"Ne ho altri di panini ragazzo. Vedrai, quelli ti tireranno su di morale. Però adesso hai ragione, sfogati: è giusto piangere per chi non c'è più". I suoi occhi andarono istintivamente alla foto che aveva davanti e in un istante si riempirono di lacrimoni.
"Piangi ragazzo. Piangi!"
Senza che se rendesse conto passarono più di un'ora a piangere insieme, ognuno assorto nel proprio personale dolore.
Quando raggiunsero finalmente l'autostrada l'uomo fu benevolmente investito dal primo raggio di una radiosa alba che prendeva corpo tra i monti. Il mare era ormai alle spalle, non c'era più pericolo di essere beccati.
Il vecchio allora aprì il piccolo frigorifero tra i due sedili e in un colpo estrasse due bei panini con frittata e li oscillò in aria come fossero maracas. Poi incrociò nello specchietto i due grandi occhi del suo passeggero e li vide brillare nel riflesso arcobaleno del giorno. Sorrise.
Anche il ragazzo sorrise e si andò a sedere al suo fianco afferrando il panino con l'inconsapevole innocenza di un bimbo.
"È proprio vero che non ci sono stranieri a questo mondo. Ci siamo solo noi, le montagne, il mare, il sole, le stelle e i nostri figli...tutti i nostri figli" pensò il vecchio camionista, mentre mangiava la sua colazione.
Il ragazzo lo guardò e sorrise di nuovo, ma questa volta di gusto scoprendo i suoi bei denti di avorio; la sua mano andò allo stereo, girò la manopola e la radio passò "Walking down on the streat" degli Oliver Onions.
Un nuovo inizio è sempre una benedizione.



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Racconto scritto il 31/01/2023 - 17:33
Da Marco Mitidieri
Letta n.970 volte.
Voto:
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