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Un’altra estate ci sta dicendo addio, lo si vede nei volti delle persone lo si avverte nell’aria.
Il tramonto diventa sempre più svelto e le giornate calano di ore, le persone che s’incontrano in città sono cambiate, ma soprattutto diminuite. Il ricordo di quei raggi cocenti che fino ad un paio di settimane fa, tanto odiavo, ahi come li rimpiango, e quella spensieratezza estiva, come se l’inverno fosse soltanto un lontano ricordo. Io sono in salotto, seduto su di una poltrona, con le gambe accavallate mentre sorseggio un bicchiere di vino e leggo qualche pagina di un libro, tra un tormento/proposito e l’altro.
Sento un rumore, dall’altra parte della casa, ho un attimo di esitazione ma poi, da immerso nei miei pensieri, ritorno al presente accolto da urla festanti e forti risate dei miei bellissimi figli, due gemelli, un maschio e una femmina. Dietro di loro, c’è un’altra voce, sommessa dagli strilli dei bambini, una voce dolce e soave ma adulta; ecco una donna che si dirige verso me, mia moglie, si abbassa, quindi/intuisco e pronto ricambio il bacio. Subito i ragazzi fanno delle smorfie, alzano la voce e iniziano a tirarmi le mani, come per sollevarmi, davanti a tanta impossibilità guardo mia moglie, le faccio un cenno per farmi congedare ed accontentare tanta ilarità dei bambini.
Sono da loro, li guardo mentre sfoggiano, ciascuno uno zaino coloratissimo, ricco d’ogni sfumatura e cromatura, disegni di cartoni animati e dei personaggi che ogni mattina, davanti alla colazione adorano guardare in TV. Sembrano pronti per l’inizio della scuola, la prima elementare ed un grandioso futuro li attende, io ci sarò sempre a sostenerli, ed aiutarli in ogni momento a farli gioire e ad educarli.
Ora danzano a ritmo, canticchiano una sigla, fanno delle mosse di combattimenti e accennano addirittura ad una capriola; io sono proprio davanti a loro, ma ogni suono circostante sembra affievolirsi e scomparire così leggiadramente. Si sta accendendo un vecchio ricordo nella mente, e negli occhi lo vedo riflesso, sono come in una dimensione senza tempo e senza spazio. Mi sto praticamente trasportando nel passato, a quando avevo quindici anni. Fu l’estate migliore, la più ricca di emozioni e di traguardi, l’estate delle novità e delle scoperte. L’estate in cui presi la patente per il motorino, in cui potevo muovermi da solo, era un’emozione unica ogni volta che lo prendevo, anche quando mi sbafavano passaggi per accompagnare qualcuno a casa di sera. Per non parlare di tutti gli avvertimenti e raccomandazioni da parte dei miei genitori. È stata anche la stagione in cui eravamo riusciti a creare un gruppetto della classe, e legammo molto, dormivamo spesso insieme, uscivamo quasi tutte le sere e quando andavamo a ballare ci divertivamo come matti. Sento immortalati in me, tutti gli attimi più belli, divertenti e importanti della nostra amicizia. Ho memorie di una fidanzata e di mesi in cui provavo le prime vere, timide e insicure emozioni. Ricordo le mattine passate a vedere l’alba e le notti insonni piene di preoccupazioni. In quel periodo l’atletica, era al centro di tutto e sopra ogni altra cosa, ringrazio ogni giorno trascorso in pista in quegli anni, poiché altrimenti non avrei potuto vantare una carriera da atleta per gli anni successivi. Ringrazio me stesso del passato di non aver mollato mai, e per non aver ceduto a tentazioni che da quindicenni si presentano. In età giovanile il periodo agonistico finiva a giugno, per poi avere i campionati italiani ad ottobre, quindi gli allenamenti estivi era solamente di carico, oltre a ripetute di corsa ed alte intensità pesistiche. Gli allenamenti erano difficili già da ragazzo, ma senza un coach come Dan non sarei mai riuscito nell’impresa. Ogni giorno, senza tregua, c’era allenamento. Ricordo che in quell’estate era nata una delle mie grandi passioni, avevo iniziato a scrivere qualche verso e di tanto in tanto anche piccoli brani. Era cominciato tutto in occasione dell’anniversario di matrimonio dei nonni, sapevo bene che si aspettavano qualcosa da me, per questo gli dedicai dei pensieri posati in versi, visto che a fargli una lettera ci aveva già pensato mia madre. Sta di fatto che il mio lavoro fu apprezzato da tutti i partecipanti, allora ci presi gusto e consolidai la mia attenzione verso la poesia. Rammento di aver letto in quei mesi tantissime poesie, di ogni genere, di tanti autori molto differenti tra loro, e di diversi periodi storici. Occasionalmente se mi passa qualche pensiero, se volevo ricordare degli attimi di una giornata importante mi cimentavo a comporre.L’unico rammarico che avevo era quello di non esser potuto andare in vacanza, qualsiasi posto mi sarebbe piaciuto, dalla solita casetta in montagna a visitare città d’arte, da andare in vacanza in Sardegna a visitare metropoli straniere. Ora ripensandoci, non me ne pento affatto di non aver viaggiato, trascorsi una settimana meravigliosa giù in paese, era tutto così tranquillo ed affascinante: le catene di colline che circondavano il paese, il solito vento fresco, le varietà di mezzi agricoli che passavano, la quiete nel giardino di casa e ancora, la serenità nei volti delle persone che poche volte l’anno vedo, ma soprattutto il ritrovarsi in famiglia.
Oggi a distanza di ben trent’anni dall’estate del duemila ventitré, vorrei tanto essere rimasto con i miei cari nonni qualche giorno in più, anzi l’intera estate vorrei averla passata in loro compagnia. Non ci si stancava mai di stargli accanto, avevano sempre qualche storia da raccontare. Io nella mia ingenuità non ero mai contento all’idea di andare in Molise, sapevo che dopo qualche giorno mi sarei annoiato e che le cose da fare erano sempre le stesse tutti i giorni, senza curarmi di ciò che davvero conta, ovvero gli attimi, i brevi fugaci e inestinguibili momenti trascorsi insieme. Un rimpianto struggente mi assale, mi chiudo in me e lascio che qualche lacrima si esterni, apro gli occhi e mi giro intorno, vedo i bambini in pigiama salire le scale per andare in cameretta a dormire, non manco di baciarli sulla fronte ed augurargli la buona notte. Anche mia moglie va con loro, io no, resterò qui su questa poltrona a riposare, come faceva sempre nonno. Quest’ultima giornata estiva è finita, l’indomani dovrò accompagnare i bambini a scuola. Prima di mettermi a dormire mi lascio scappare dalla bocca un sorriso, tremolante e nostalgico, al pensiero d’un estate lieta e di un ricordo compiuto.
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E w la Romagna.