Il processo di desertificazione dell’Italia e in particolare della Pianura Padana è già incominciato. Di là dalle carte telematiche degli atlanti scolastici che evidenziano le precipitazioni atmosferiche annuali degli stati europei e non, basta osservare le carte fisiche, per notare come il nostro territorio sia simile a quello spagnolo (caratterizzato da scarse precipitazioni e clima caldo e secco) e la vicinanza notevole col deserto più grande del mondo (abbiamo anche noi in Sicilia e Sardegna alcuni tratti di costa occupati da dune di sabbia del deserto).
Negli anni cinquanta del secolo scorso le stagioni erano molto più regolari, primavere piovose, estati calde ma brevi: dopo ferragosto il clima più fresco ci portava rapidamente all’autunno, con nebbie mattutine nelle valli e nelle pianure mentre con l’inizio delle scuole (il primo ottobre N.d.R.) era necessario indossare abiti pesanti, e infine l’inverno con freddo pungente e, a dicembre, per Santa Lucia, cadeva la neve, ricoprendo i campi di grano col candido mantello che rimaneva fino alla fine di gennaio, quando i bucaneve annunciavano la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.
Poi dagli anni sessanta in avanti i cambiamenti climatici sempre più evidenti hanno stravolto i ritmi della natura, con piogge sempre più scarse, inverni sempre più miti, estati lunghissime con caldo insopportabile e autunni di tipo estivo (ottobrate a go-go), per arrivare a Natale con clima da primavera inoltrata.
E ora ci ritroviamo con caldo anomalo tutto l’anno, stabilità atmosferica estate e inverno con tanto sole in un contesto siccitoso e arido.
A parte qualche nubifragio devastante a macchia di leopardo, l’Italia e la pianura padana in particolare hanno evidenziato ormai un clima di tipo desertico (estati con giorni e notte caldissime, altri periodi dell’anno con giorni caldi e asciutti e notti fredde).
Prepariamoci a vivere un altro autunno bollente.
Negli anni cinquanta del secolo scorso le stagioni erano molto più regolari, primavere piovose, estati calde ma brevi: dopo ferragosto il clima più fresco ci portava rapidamente all’autunno, con nebbie mattutine nelle valli e nelle pianure mentre con l’inizio delle scuole (il primo ottobre N.d.R.) era necessario indossare abiti pesanti, e infine l’inverno con freddo pungente e, a dicembre, per Santa Lucia, cadeva la neve, ricoprendo i campi di grano col candido mantello che rimaneva fino alla fine di gennaio, quando i bucaneve annunciavano la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.
Poi dagli anni sessanta in avanti i cambiamenti climatici sempre più evidenti hanno stravolto i ritmi della natura, con piogge sempre più scarse, inverni sempre più miti, estati lunghissime con caldo insopportabile e autunni di tipo estivo (ottobrate a go-go), per arrivare a Natale con clima da primavera inoltrata.
E ora ci ritroviamo con caldo anomalo tutto l’anno, stabilità atmosferica estate e inverno con tanto sole in un contesto siccitoso e arido.
A parte qualche nubifragio devastante a macchia di leopardo, l’Italia e la pianura padana in particolare hanno evidenziato ormai un clima di tipo desertico (estati con giorni e notte caldissime, altri periodi dell’anno con giorni caldi e asciutti e notti fredde).
Prepariamoci a vivere un altro autunno bollente.
Racconto scritto il 27/09/2023 - 12:02
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Commenti
Purtroppo stiamo andando incontro al continuo snaturare del nostro clima d'un tempo.
Maria Luisa Bandiera 27/09/2023 - 16:51
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