La ragazza, entrò silenziosamente. Nelle pieghe del vestito aveva nascosto un libro. Aveva sperato di essere sola, per poter leggere in pace, ma in fondo, non si aspettava che la madre e la sorella, le avrebbero rivolto la parola. Osservò scettica, per un momento, la strana scena che le altre due donne offrivano ai suoi occhi, e poi, sempre in silenzio andò ad accomodarsi nell’incavo della finestra. La luce naturale era decisamente migliore di quella delle candele, per leggere. Sospirò. Lasciò vagare distrattamente lo sguardo sul paesaggio, qualche secondo appena, prima di rifugiarsi, nel suo libro. Anche il mondo fuori, sembrava in subbuglio.
Leggeva da qualche minuto ormai, quando il chiacchiericcio nella stanza, divenne più intenso. Al punto di dover alzare lo sguardo dalla lettura. Ma era forse successo qualcosa?
«Di cosa parlate?» Chiese con sguardo interrogativo e in tono sommesso.
«E di cosa volete che possiamo parlare?» La rimboccò la sorella.
«Davvero non saprei…» cominciò a dire, ma subito venne interrotta.
«Di lord Reddington, ovviamente. »
Lo sguardo della ragazza era attonito.
«Ma Lillian! Come fate a non sapere che il nuovo duca di Reddington, si è appena trasferito qui, per l’estate?»
«Jane, lasciate stare, vostra sorella ha la testa piena di quelle assurdità che legge.» Intervenne lady Groove. Dopo una breve pausa riprese:«Mi chiedo quali siano le sue abitudini, qui in campagna.»
«Ho sentito, dalle figlie del conte di Richmod, che il duca va spesso a cavallo, e dopo pranzo è solito passeggiare.»
«E sono una fonte attendibile?» Chiese con apprensione la madre.
«Penso di sì. Pare che il conte giochi a carte tutte le settimane col duca. Ma è sempre il duca a vincere!»
«Gentiluomo dalle molteplici abilità.» Fu il commento della madre.
Lillian rimase in silenzio.
«Oh, e dicono sia tanto ricco vero mamma?»
«Questo è sicuro. Vostro padre in persona, mi ha parlato del suo patrimonio.»
«Però il gentiluomo in questione ormai sarà vicino ai 30 anni. E non tutte le voci che girano su di lui sono lusinghiere.» Notò a quel punto Lillian, che non capiva le lodi entusiastiche ed esagerate della madre e della sorella.
«E dove lo avete sentito, nei vostri libri?» La prese in giro Jane.
«Penso, che una lunga camminata, dopo pranzo, sia molto salutare. Dovremmo passeggiare fino al ponte.»
«Oh, che splendida idea, potremmo incontralo!»
Lillian abbassò gli occhi, e sperò che la lasciassero a casa a leggere. Le piaceva camminare, ma non partecipare agli intrighi della madre.
I due gentiluomini, sedevano in biblioteca. I sigari tra le dita. Uno di loro aveva un sorriso disegnato sulle labbra, e il volto giovane, contratto in una smorfia, come volesse prendersi gioco del suo interlocutore, assai più serio.
«Potrei abituarmi, a tutto questo, tranne alle responsabilità!» Disse osservando il suo sigaro e a tratti il vassoio della posta stracolmo di inviti.
«Suppongo che parlare per voi sia facile.» La voce dell’uomo era tagliente. La sua espressione fredda.
«Non siate così ombroso, Wiliam, un uomo che sta cercando moglie deve essere allegro!»
«Perché, starei cercando moglie?» Aggrottò un sopracciglio.
«Dovreste! Il duca di Reddington deve assicurarsi un’adeguata discendenza. »
«E a voi converrebbe? Sareste voi il mio erede, in fondo. Caro cugino.»
«Come vi ho detto, prenderei volentieri, il vostro patrimonio e forse anche il titolo, ma farei volentieri a meno, delle responsabilità»
«Capisco. Ad ogni modo non credo che esista una donna capace di suscitare il mio interesse.»
«Dubito esista qualcosa possa suscitare il vostro interesse.» Bofonchiò il giovane gentiluomo.
«Vorrei, che almeno voi la smettesse di tediarmi.» La voce era dura, con una nota aspra.
«Come volete. Siete ancora dell’umore di passeggiare?»
«L’esercizio fisico è sempre una buona idea.» Non perse il suo controllo, e neanche il suo contegno. Solo un lampo passò velocemente nei suoi occhi, mentre con scatto felino ed elegante si alzava dalla sedia, imitato maldestramente dal cugino.
Lady Groove, e le sue due figlie, giunsero nei pressi della dimora del Duca, proprio mentre egli, e un altro gentiluomo avevano varcato i confini della proprietà. Lillian, restò in disparte. Si sentiva in soggezione, davanti a quegli uomini. Soprattutto il duca, la metteva a disagio. E non era difficile indovinare chi fosse. Lei pensava di non aver mai veduto un uomo altrettanto bello, ma faceva paura.
Intanto, sua madre, e sua sorella si stavano già presentando. Era la solita scena. il pretesto, sempre quello della casualità, dell’incontro fortuito, che anticipava, senza volontà, un incontro più formale ed adeguato, che in verità era già previsto. Ma del quale nessuno aveva mai parlato. Lillian rabbrividì. Negli occhi del duca, passò uno strano lampo. Ma egli rispose restando nei dettemi dell’etichetta. La sua voce fredda, il viso senza una particolare espressione, sembrava senza emozioni, se non fosse stato per gli occhi. Solo un istante egli incrociò lo sguardo col suo, e lei sentì una strana sensazione, che non l’era mai capitato prima di provare.
Intanto la madre e la sorella, stavano parlando animatamente, perfettamente ignare del tedio del duca, e dell’ilarità del secondo uomo, che si era rivelato essere lord Rinthorp, cugino del duca.
«Bene, è stato un piacere, a questo punto, riprenderemmo la nostra passeggiata…» Disse sua madre, dopo un fiume di convenevoli inutili, esitando nel muoversi.
«Noi amiamo molto passeggiare, forse anche voi? Perché non vi unite a noi?» Chiese sua sorella con voce melliflua.
«Sarà un piacere, vero William?» Rispose allegramente il cugino del duca. Ma a Lillian, quell’allegria sembrò finta, come l’eccessiva dolcezza nella voce della sorella. Lei continuò a rimanere indietro. Odiava quella situazione. Il duca non parlò, fece solo un gesto del capo. Nulla in lui faceva presagire un cambio d’umore, ma Lillian ebbe la netta sensazione che fosse adirato.
Ad ogni modo, i due gentiluomini si unirono a loro.
«Bene è deciso!» Esclamò ancora lord Rinthorp. Con quel suo tono forzatamente allegro. Lillian fece un piccolo balzo indietro. Odiava quel tono, odiava quella situazione. Non si era accorta, che il duca, era sceso dai gradini, ed ora era dietro di lei.
«A quanto pare, neanche voi siete entusiasta, della situazione.» Lillian ebbe un sussultò e sentì un brivido lungo la schiena. Contrariamente all’etichetta, lui le si era avvicinato, e le aveva sussurrato quelle parole.
«È come voi dite vostra grazia. » farfugliò.
«Già, cosa mai potevo aspettarmi?» Chiese più a se stesso che a lei. Per un momento, le era sembrata diversa, ma sicuramente era come tutte, pronta a compiacerlo.
«Non capisco…» Disse lei, sempre ad occhi bassi.
«Lasciate stare.» disse brusco. Dopo una piccola pausa, aggiunse casualmente. «Trovo che la lettura sia una perdita di tempo. Specialmente in una donna. Non trovate?» Lillian, alzò per la prima volta gli occhi su di lui.
«Non vi correggerò. Ma temo che le nostre opinioni al riguardo divergano.» Poi abbassò subito lo sguardo, quasi si fosse pentita. E lui continuò a fissarla. Forse, quello scricciolo di donna, era davvero diversa.
«È un bene che abbiate un’opinione vostra. Ma non temete sia sbagliata?»
«Non più della vostra.» disse a voce bassa, ma ferma, senza alzare lo sguardo.
In quel momento richiamarono la sua attenzione e il discorso venne interrotto.
Nei giorni seguenti non ebbe modo d’incontrare Lillian. E sebbene questo particolare, non avrebbe dovuto suscitargli alcuna sensazione lo infastidiva.
Prese a passeggiare per la stanza. Perché si sentiva un leone in gabbia? Non era un uomo facile, non lo era mai stato, e non era incline ai sentimentalismi. Aveva un carattere forte, irritabile e chi lo conosceva lo sapeva bene. Eppure nessuno ne conosceva i motivi. I più fingevano d’ignorare il suo comportamento, i più codardi lo assecondavano. Odiava le marionette ammaestrate, ed ancor più se si trattava di donne che cercavano d’irretirlo nel matrimonio. E sebbene un uomo avrebbe voluto affianco una compagna, egli vi avrebbe rinunciato volentieri. Ma non era cinismo, semplicemente sapeva che non avrebbe mai trovato quello che cercava.
Provava profondo tedio, per tutte quelle ragazze che cercavano di assecondarlo, assicurandogli di essere d’accordo su ogni cosa. Ma lo infastidivano ancora di più, quelle che cercavano d’irritarlo, dissentendo ad ogni sua dichiarazione, nella speranza di rendersi interessanti. Ma era così difficile da capire? Lui non voleva né una scimmietta ammaestrata, né una bambina capricciosa al suo fianco. Voleva una donna, facile da guidare, certo, ma che avesse anche delle idee, con cui conversare e non perdere tempo in sterili monologhi.
E di nuovo gli venne in mente Lillian. Gli era apparsa diversa, ma forse era solo un’illusione. E ancora non riusciva a distogliere i pensieri da ella.
Lillian se ne stava rannicchiata vicino alla sua finestra preferita. Aveva il libro in mano, ed era tutta intenta a leggere. Ma qualche volta, perdeva il filo, di quello che leggeva. Quasi i suoi pensieri avessero volontà propria, le sfuggivano al controllo, ed andavano concentrandosi sul duca. Quante volte lo aveva sentito nominare, in quelle settimane? Ne aveva perso il conto. Ed ogni volta il suo cuore faceva una capriola, o mancava un colpo. E questo la spaventava. Sua madre e sua sorella ciarlavano spesso di quando fosse educato, o colto e gentile. Ma a lei non era sembrato nulla di tutto ciò. Era sembrato un uomo autoritario e risoluto, abituato a comandare, ma anche pronto ad ascoltare. Un uomo con uno spirito indomito, ma anche capace di provare tenerezza. Ma forse lo aveva solo immaginato. Avevano scambiato solo poche frasi, eppure non era stata la solita conversazione di circostanza. E poi sapeva di non essersi ingannata. Lo aveva osservato bene quel pomeriggio. E aveva capito, almeno in parte la sua personalità complessa. Ma tanto lui avrebbe sposato Jane, oppure un’altra ragazza, e lei non avrebbe avuto modo d’incontrarlo. Raramente partecipava ai trattenimenti, e la sua famiglia non la incoraggiava certo. Ora tutte l’energie, erano dedicate a Jane e a trovarle un marito adatto e lei non doveva essere gelosa della sorella.
Era una giornata di sole, ma il suo umore era tetro. Lillian, non era un tipo mondano, al contrario di sua sorella Jane. Ed egli era profondamente tediato dalla stucchevolezza della ragazza. Quel tipo di ragazza, era sicuramente adatta a tipi come suo cugino. E le labbra gli si incurvarono in una smorfia.
Solo un’altra volta aveva avuto occasione di incrociare Lillian. Era in città. Aveva appena fatto una visita, a dei suoi conoscenti, mentre lei seguiva la madre e Jane per negozi. Ed anche in quell’occasione aveva avuto l’impressione che ella fosse diversa, e che in certo modo si capissero.
Ma lui capiva anche come andava il mondo. Lei era troppo giovane per lui, e la famiglia si sarebbe opposta, a meno che non avessero trovato un modo adeguato di maritare Jane per prima. Ma lui voleva Lillian, eccome se la voleva! Un lampo gli passò negli occhi. Quando voleva qualcosa l’otteneva. E anche questa volta, avrebbe raggiunto il suo scopo. Questa volta più che mai.
Una nuova smorfia gli alterò il viso, mentre un lampo di determinazione gli accese lo sguardo.
Era chiaro che lord Groove stesse cercando di accasare Jane, e questo era il suo più grande problema, come avrebbe potuto risolverlo?
Il suo passato, era un groviglio di situazioni, non sempre liete, e sebbene una buona posizione, facesse dimenticare molte cose, non aveva comunque il potere di cambiarle. Tra le atre cose, era stato un giovane irrequieto, ma anche un tipo solitario e taciturno. Aveva le sue ombre, che però col tempo, aveva imparato a coltivare. Non gli importava dell’opinione altrui, né gli dispiaceva non avere amici. Aveva molte conoscenze, e molti gli dovevano favori, e questa era una buona compensazione, ai suoi occhi. Sorrise beffardo. Ora doveva solo cercare tra le sue conoscenze, un uomo che avrebbe potuto sposare Jane. Già. Ma dove trovarlo? Non era veramente impresa da poco. Suo cugino, sembrava avere una simpatia per la ragazza, ma era tanto superficiale, e volubile che non si sarebbe stupito, di vederlo mutar parere. E poi voleva Jane il più lontana possibile da Lillian, temeva che la ragazza potesse avere una cattiva influenza sulla sua Lillian.
Un marito. Il ruolo di sensale non gli si addiceva affatto. Un uomo. Doveva avere una buona posizione, essere o quantomeno sembrare intelligente, ed avere una buona cultura. Se fosse stato per lui, l’avrebbe maritata anche al figlio del fattore, ma una simile parentela, avrebbe screditato pure lui.
Un sorriso gli incurvò le labbra. Il marchese di Giventhope. Era giovane, ambizioso, ma pendeva dalle sue labbra. Desiderava somigliarli, ed era l’unico, con cui riusciva a scambiare due parole. E soprattutto aveva le sue stesse idee politiche. E spesso era stato dalla sua parte alla camera dei Lord. Forse non gli stava facendo un gran servizio. Ma ormai aveva deciso. Il marchese era la scelta più sensata, ma anche la sua unica speranza.
Corse allo scrittoio e gli scrisse un invito. Ospitarlo in casa sua era il primo, fondamentale tassello del suo piano.
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