INCIPIT (un personaggio entra in azione)
Le istruzioni sono:
Prosegui la narrazione partendo da questo incipit: "Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso.
Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine."
Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine."
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Una fitta al cuore
Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso.
Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine.
Pensava in continuazione a quel dolore improvviso al petto che aveva avvertito il pomeriggio del giorno prima.
Un dolore incomprensibile, tanto forte quanto rapido. Una fitta al cuore da togliere il respiro, ma per un istante, poi tutto normale.
Eppure quel dolore le era rimasto nella testa, la tormentava senza tregua carico di presentimenti. Stava seduta nell’autobus pieno di impermeabili gocciolanti, di voci e colpi di tosse, sui vetri appannati scorrevano immagini e ricordi confusi.
Erano stati insieme per tanto tempo, poi lui si era ammalato. Capita. E capita anche che una malattia abbia pochi margini di guarigione. La malattia la terrorizzava, ci aveva pensato a lungo ma alla fine lo aveva lasciato. O forse lo aveva sostituito, perché dopo poco usciva con un certo Franconi, un ex ciclista robusto e sano. Capita anche questo.
Poi erano passati mesi e di lui non aveva avuto più notizie, ormai vedeva Franconi.
Lui, un pomeriggio aveva abbandonato il letto, si era vestito ed era andato a correre in riva al mare come gli era sempre piaciuto. Lei si era spogliata, veniva a trovarla Franconi.
Lui correva sulla spiaggia deserta, il mare agitato, il cielo scuro, sfuggiva ai presagi di morte. Lei si rotolava nel letto con Franconi.
Lui correva a perdifiato, la mente sgombra da ogni pensiero ferale, lo sciabordio delle onde sulla riva lambiva la veloce falcata. Cominciò a piovere, l’acqua del mare si ritirò di fronte al suo rantolio, il cuore bussò al petto un’ultima volta e poi esplose in un boato o forse fu un tuono in cielo, Si accasciò sulla sabbia, le gocce gli battevamo sul volto.
Lei era abbracciata in gioiosi amplessi, la pioggia batteva sui vetri della finestra, poi si accasciò sul letto. “Che hai?” chiese Franconi, “Una fitta al cuore… ma è passata” disse lei.
Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine.
Pensava in continuazione a quel dolore improvviso al petto che aveva avvertito il pomeriggio del giorno prima.
Un dolore incomprensibile, tanto forte quanto rapido. Una fitta al cuore da togliere il respiro, ma per un istante, poi tutto normale.
Eppure quel dolore le era rimasto nella testa, la tormentava senza tregua carico di presentimenti. Stava seduta nell’autobus pieno di impermeabili gocciolanti, di voci e colpi di tosse, sui vetri appannati scorrevano immagini e ricordi confusi.
Erano stati insieme per tanto tempo, poi lui si era ammalato. Capita. E capita anche che una malattia abbia pochi margini di guarigione. La malattia la terrorizzava, ci aveva pensato a lungo ma alla fine lo aveva lasciato. O forse lo aveva sostituito, perché dopo poco usciva con un certo Franconi, un ex ciclista robusto e sano. Capita anche questo.
Poi erano passati mesi e di lui non aveva avuto più notizie, ormai vedeva Franconi.
Lui, un pomeriggio aveva abbandonato il letto, si era vestito ed era andato a correre in riva al mare come gli era sempre piaciuto. Lei si era spogliata, veniva a trovarla Franconi.
Lui correva sulla spiaggia deserta, il mare agitato, il cielo scuro, sfuggiva ai presagi di morte. Lei si rotolava nel letto con Franconi.
Lui correva a perdifiato, la mente sgombra da ogni pensiero ferale, lo sciabordio delle onde sulla riva lambiva la veloce falcata. Cominciò a piovere, l’acqua del mare si ritirò di fronte al suo rantolio, il cuore bussò al petto un’ultima volta e poi esplose in un boato o forse fu un tuono in cielo, Si accasciò sulla sabbia, le gocce gli battevamo sul volto.
Lei era abbracciata in gioiosi amplessi, la pioggia batteva sui vetri della finestra, poi si accasciò sul letto. “Che hai?” chiese Franconi, “Una fitta al cuore… ma è passata” disse lei.
Scrittura creativa scritta il 31/07/2016 - 12:37
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Commenti
Un presagio?...forse, ma non importa... Bel racconto, suggestivo e coinvolgente
Francesco Gentile 02/08/2016 - 12:13
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