INCIPIT
Le istruzioni sono:
Da questo incipit scrivi un racconto breve:
"La vidi correre verso di me. Protetta dall'ombra del palazzo accanto. L'avevo immaginata sotto la pioggia, per tutto il giorno. E sorrisi a quel pensiero, come fosse un'idea indecente che non potevo permettermi."
"La vidi correre verso di me. Protetta dall'ombra del palazzo accanto. L'avevo immaginata sotto la pioggia, per tutto il giorno. E sorrisi a quel pensiero, come fosse un'idea indecente che non potevo permettermi."
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Senza riparo
"la vidi correre verso di me.Protetta dall'ombra del palazzo accanto.L'avevo immaginata sotto la pioggia, per tutto il giorno. E sorrisi a quel pensiero, come fosse un'idea indecente che non potevo permettermi."
Non avevo mai visto una donna simile a lei. Come la pioggia mi dava quella sensazione di malinconia,ma anche la freschezza che ti pervade dopo giorni grigi , come un prodigio, lei era aria nuova, da respirare, era colori che si riaccendevano.
"non ho l'ombrello" disse quasi con aria strafottente, " non ne ho mai usati, amo sentire le gocce di pioggia cadere sulla mia pelle" questa prima frase fu così rilevante per me che invece avevo sempre l'abitudine di portare con me un ombrello anche quando era una giornata di sole, e non vi erano previsioni di sorta..mi sembrò improvvisamente di essere io l'alieno, il pazzo, quello che ha qualcosa di sbagliato, allora lo chiusi."
Questa azione, semplice, diretta immediata , seguita alla sua frase, era probabilmente dovuta a qualcosa di magico nella sua voce , nel suo modo di parlare, nel timbro, la tonalità, o forse la cadenza così strana da non percepire accenti ma solo una melodia avvolgente.
Eppure , pensai, aveva solo detto una frase, tutto questo accadde in attimi che sembravano infiniti, e lei fece caso alla mia espressione del viso evidentemente così strana da farla ridere , una risata che mi catturò ancor di più, pioveva tantissimo ora.
Non riuscii a capire i momenti seguenti visto che ci mettemmo a correre insieme verso non so dove,io seguivo lei, ormai c'erano pozzanghere ovunque, la città era piena di buche profonde, le strade erano dissestate, mi capitò all'improvviso di cadere in una di queste pozzanghere enormi, lei continuava a correre con le mani in testa come riparo, mi rialzai tutto fradicio, non sapendo cosa fare continuavo a correre, inseguivo ormai lei senza sapere neanche il suo nome.
La vidi fermarsi sotto un albero del parco della città, avevamo corso un bel pò, mi resi conto che eravamo prima dall'altra parte del parco, ed il parco era davvero grande, circa due isolati da lì,vi era la mia casa.
Il pensiero della casa mi rattristò improvvisamente e riportò la mia mente alla realtà dei fatti, una moglie , una figlia, mi aspettavano a casa, ed io qui, che inseguivo una donna di cui non conoscevo il nome, io che non avevo mai tradito mia moglie, che non avevo mai guardato un altra donna,io che non sapevo fino ad allora quanto potesse essere bella la pioggia, quanto potesse essere bella una donna, una sconosciuta, incontrata in un giorno di pioggia qualunque,un giorno in cui tutto può cambiare, se si lascia il cuore così, libero di correre, di saltare, di ascoltare la pioggia che scende, se solo ci si rende conto per incanto che si può stare senza un riparo...
Non avevo mai visto una donna simile a lei. Come la pioggia mi dava quella sensazione di malinconia,ma anche la freschezza che ti pervade dopo giorni grigi , come un prodigio, lei era aria nuova, da respirare, era colori che si riaccendevano.
"non ho l'ombrello" disse quasi con aria strafottente, " non ne ho mai usati, amo sentire le gocce di pioggia cadere sulla mia pelle" questa prima frase fu così rilevante per me che invece avevo sempre l'abitudine di portare con me un ombrello anche quando era una giornata di sole, e non vi erano previsioni di sorta..mi sembrò improvvisamente di essere io l'alieno, il pazzo, quello che ha qualcosa di sbagliato, allora lo chiusi."
Questa azione, semplice, diretta immediata , seguita alla sua frase, era probabilmente dovuta a qualcosa di magico nella sua voce , nel suo modo di parlare, nel timbro, la tonalità, o forse la cadenza così strana da non percepire accenti ma solo una melodia avvolgente.
Eppure , pensai, aveva solo detto una frase, tutto questo accadde in attimi che sembravano infiniti, e lei fece caso alla mia espressione del viso evidentemente così strana da farla ridere , una risata che mi catturò ancor di più, pioveva tantissimo ora.
Non riuscii a capire i momenti seguenti visto che ci mettemmo a correre insieme verso non so dove,io seguivo lei, ormai c'erano pozzanghere ovunque, la città era piena di buche profonde, le strade erano dissestate, mi capitò all'improvviso di cadere in una di queste pozzanghere enormi, lei continuava a correre con le mani in testa come riparo, mi rialzai tutto fradicio, non sapendo cosa fare continuavo a correre, inseguivo ormai lei senza sapere neanche il suo nome.
La vidi fermarsi sotto un albero del parco della città, avevamo corso un bel pò, mi resi conto che eravamo prima dall'altra parte del parco, ed il parco era davvero grande, circa due isolati da lì,vi era la mia casa.
Il pensiero della casa mi rattristò improvvisamente e riportò la mia mente alla realtà dei fatti, una moglie , una figlia, mi aspettavano a casa, ed io qui, che inseguivo una donna di cui non conoscevo il nome, io che non avevo mai tradito mia moglie, che non avevo mai guardato un altra donna,io che non sapevo fino ad allora quanto potesse essere bella la pioggia, quanto potesse essere bella una donna, una sconosciuta, incontrata in un giorno di pioggia qualunque,un giorno in cui tutto può cambiare, se si lascia il cuore così, libero di correre, di saltare, di ascoltare la pioggia che scende, se solo ci si rende conto per incanto che si può stare senza un riparo...
Scrittura creativa scritta il 22/10/2016 - 23:26
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