IL GIOCO DEI TRE PERSONAGGI
Le istruzioni sono:
Descrivi in modo particolareggiato un personaggio.
Il prossimo mese proporremo ai partecipanti di inventare una storia coinvolgendo i tre personaggi descritti dai rispettivi autori che si saranno classificati ai primi tre posti.
Il prossimo mese proporremo ai partecipanti di inventare una storia coinvolgendo i tre personaggi descritti dai rispettivi autori che si saranno classificati ai primi tre posti.
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Il cattivo di turno
Entrammo in una grande stanza all'ultimo piano del grattacielo.
Di fronte a noi l'immensa vetrata mostrava il panorama della città. Rakshasar sedeva alle spalle della vetrata dietro ad un grande tavolo su una grande poltrona rossa, talmente grande e sontuosa da sembrare un trono. La parte della stanza dove egli sedeva era rialzata rispetto al resto, quasi a simboleggiare la sua superiorità rispetto agli interlocutori che aveva davanti. Tutta la stanza era permeata da un odore di incenso e di spezie. Ai lati di essa c'erano due grandi scaffali di colore rosso anch'essi, pieni di statue indù.
- Venite pure avanti - disse con voce profonda.
Ci immaginavamo di vedere un uomo vestito come un bonzo tibetano, con la tunica e la testa rasata.
Al contrario egli vestiva uno smoking viola con uno sgargiante fiore arancione all'occhiello. Tutti i bottoni della giacchetta erano fatti di diamante. Un altro grosso diamante verde era incastonato nel fermaglio della cravatta texana che indossava e risaltava in mezzo al colletto della sua camicia azzurra chiara. La sua corporatura era atletica.
- Avete con voi la valigetta? - chiese.
Il tono era insolitamente gentile. Sarebbe sembrato quasi accogliente se non fosse stato per quegli occhi neri come la pece, felini, resi ancora più inquietanti dalle sue sopracciglia foltissime, perennemente contratte in un'espressione rabbiosa, come di una bestia pronta a saltare sulla preda. I suoi capelli, lunghi e neri, tenuti lisci con talmente tanta crema da sembrare più unti che bagnati, gli cadevano sotto le spalle. I baffi spioventi gli circondavano la bocca per chiudersi in un appuntito pizzetto.
- Sì - risposi - abbiamo portato quello che ci avete chiesto... -
- Benissimo! - rispose e dalla sua faccia uscì fuori un sorriso compiaciuto. Ma con quella bocca larga sotto quel naso aquilino esso assomigliava più a un ghigno.
Quell'uomo non prometteva niente di buono.
Di fronte a noi l'immensa vetrata mostrava il panorama della città. Rakshasar sedeva alle spalle della vetrata dietro ad un grande tavolo su una grande poltrona rossa, talmente grande e sontuosa da sembrare un trono. La parte della stanza dove egli sedeva era rialzata rispetto al resto, quasi a simboleggiare la sua superiorità rispetto agli interlocutori che aveva davanti. Tutta la stanza era permeata da un odore di incenso e di spezie. Ai lati di essa c'erano due grandi scaffali di colore rosso anch'essi, pieni di statue indù.
- Venite pure avanti - disse con voce profonda.
Ci immaginavamo di vedere un uomo vestito come un bonzo tibetano, con la tunica e la testa rasata.
Al contrario egli vestiva uno smoking viola con uno sgargiante fiore arancione all'occhiello. Tutti i bottoni della giacchetta erano fatti di diamante. Un altro grosso diamante verde era incastonato nel fermaglio della cravatta texana che indossava e risaltava in mezzo al colletto della sua camicia azzurra chiara. La sua corporatura era atletica.
- Avete con voi la valigetta? - chiese.
Il tono era insolitamente gentile. Sarebbe sembrato quasi accogliente se non fosse stato per quegli occhi neri come la pece, felini, resi ancora più inquietanti dalle sue sopracciglia foltissime, perennemente contratte in un'espressione rabbiosa, come di una bestia pronta a saltare sulla preda. I suoi capelli, lunghi e neri, tenuti lisci con talmente tanta crema da sembrare più unti che bagnati, gli cadevano sotto le spalle. I baffi spioventi gli circondavano la bocca per chiudersi in un appuntito pizzetto.
- Sì - risposi - abbiamo portato quello che ci avete chiesto... -
- Benissimo! - rispose e dalla sua faccia uscì fuori un sorriso compiaciuto. Ma con quella bocca larga sotto quel naso aquilino esso assomigliava più a un ghigno.
Quell'uomo non prometteva niente di buono.
Scrittura creativa scritta il 14/02/2013 - 12:13
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Commenti
Grazie per il commento Carla!
Alexander Schnabel 16/02/2013 - 12:57
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Alexander,lo hai desritto talmente bene," Il cattivo di turno" che non promette davvero niente di buono! Bravissimo!
Carla Davì 15/02/2013 - 17:27
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