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IL FINALE

Le istruzioni sono:

Scrivi un racconto che termini così:
Mi è venuta vicino e mi ha sussurrato in un orecchio.
- E tu scemo mi prometti che ci rivedremo?
- Te lo prometto
Quando mi sono svegliato lei era andata via. Mi aveva lasciato un biglietto


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Las Vegas gigolò

Las Vegas gigolò


Certo che guardandola dall’alto, dalla finestra di una suite del Bellagio, di giorno fa tutto un altro effetto… fa davvero schifo, se vogliamo dirla tutta. Privata delle rutilanti luci che illuminano la notte, è come guardare una vecchia racchia dopo che si è levata trucco e parrucco. Se escludiamo il deserto su cui poggia e il cielo che ci sta sopra, è tutto falso… tutto uno sporco gioco! Se non ti piace giocarti qualcosa, e non intendo solo il denaro, è inutile venirci a cuocere in mezzo al deserto.
Qui ci si sposa per gioco il giorno stesso che ci si incontra… e sempre per gioco ci si separa un’ora dopo. E’ uno schifo! Anche se io, che del gioco nelle sue svariate forme ne ho fatto una professione, dovrei essere l’ultimo a lamentarmi dell’andazzo generale. Il fatto è che non avrei mai immaginato che giocando con le debolezze delle mie clienti per lavoro, potessi innamorarmi davvero.


Il mio, chiamiamolo “lavoro”, consiste nel rendere piacevole il soggiorno a vedove stagionate in cerca di forti emozioni, piuttosto che a ricche signore sul viale del tramonto mollate con una pingue buonuscita da mariti attempati per andarsene a cavalcare l’ultima onda in compagnia di giovani amanti: sempre e comunque donne deluse dalla vita a caccia di un riscatto a pagamento. Badate bene, non parlo di sesso… sì, quello alla fine del percorso ci può anche stare… ma anche no, se sono riuscito a mungere per bene la signora in questione; prendendo per buona questa seconda ipotesi, dopo averla accompagnata al suo hotel non mi resta che congedarmi con un galante baciamano lasciandole il mio recapito telefonico, nel non infrequente caso che, dopo aver ricaricato la carta di credito, provasse l’impellente bisogno di trascorrere un’altra intensa giornata tra ristoranti, shopping e puntate al tavolo del baccarà piuttosto che alla roulette.
A questo punto vi starete chiedendo dove sta il mio tornaconto. Oltre alla tariffa oraria da accompagnatore, comunque superiore a quella di un tassista, sta nel sapersi giocare bene le carte; magari spingendo una signora non più nel fiore degli anni a spendere un’enormità per un vestito da ragazzina, dicendo, sgranando gli occhi stupefatti: «Ma cara, cosa dici? Ti assicuro che sembra dipinto sulla tua figura, sei un vero splendore…», e via di questo passo. Basta saperle esprimere usando il tono adatto alla bisogna certe frasi (se si è in possesso di un’accattivante accento francese, come nel mio caso, si è già a metà dell’opera), possibilmente dentro una boutique con la quale si è già concordata la percentuale che ti spetta. E poi proseguire facendola accomodare al tavolo di un ristorante stellato dove sei solito accompagnare le tue clienti che, da parte loro, saranno ben liete di offrirti il pranzo, pregandoti anche, rammentandosi che in precedenza avevi decantato la tua ottima conoscenza della carta dei vini, di scegliere quelli consoni alle diverse portate. Naturalmente tu, da esperto quale non sei, sceglierai i più costosi della lista, in modo da far lievitare oltre al conto anche la tua percentuale. E la giornata, ora che le fantasmagoriche luci della città ci mettono del loro per contribuire allo sbalordimento della signora, non può certo concludersi senza una puntata al tavolo verde, ovviamente del casinò dove il direttore ti ha garantito una percentuale sulle pollastre da spennare che farai accomodare davanti al croupier. Infine, se tutto va come deve andare, accompagnerai la signora al suo hotel e la saluterai senza dover passare attraverso le forche caudine della sua camera.


Ed ora eccomi qua, nella suite pagata di tasca mia, e già questo è un avvenimento. Lei se n’è già andata, ha lasciato il suo profumo, e una voglia di rivederla che non fa parte del gioco. Innamorarsi non era nei programmi. A Las Vegas si viene per giocare, non per innamorarsi.
Come con tutte quelle che l’avevano preceduta, era cominciato come un gioco; ma già al primo sguardo quei suoi occhi chiari e il portamento altero mi avevano affascinato.
Così ho lasciato perdere il programma preparato con cura e le ho proposto un diversivo.
Sul momento mi ha guardato esterrefatta. «A Las Vegas si viene anche per questo?» mi ha chiesto sorridendo.
Preso in contropiede non ho saputo rispondere.
«E’ nel pacchetto che offri a ogni tua cliente?» ha insistito leggermente sarcastica.
«No, lo tenevo da parte per la donna che meritava ben altro che un giro turistico fra boutique, ristoranti, casinò… e forse qualcos’altro ancora», ho risposto risentito.
«Ti ringrazio per la premura», ha ribattuto regalandomi un breve sorriso. «Sono curiosa: perché proprio io?» mi ha chiesto subito dopo tornando a farsi seria.
Non ero mai stato così impacciato davanti a una cliente… Ma con Aurora non mi riusciva di giocare… lei è altro… è l’amore che non avrei mai pensato di trovare in questa città fasulla. «Non lo so… sei speciale…» ho bofonchiato come un ragazzino alle prime armi.
«Ma guarda te se mi doveva capitare un accompagnatore romantico», ha commentato lei ridendo.
Poi mi ha svelato la sua vera età; che naturalmente, da gentiluomo quale mi pregio di essere, non rivelerò nemmeno sotto tortura (ma guarda te cosa può fare l’amore).
“Gli anni, in più o in meno, di fronte all’amore si appiattiscono”, avevo pensato di ribattere. Poi per non cadere nel ridicolo mi sono contenuto.
«Ho capito che desideri fare altro», ho tagliato corto allora, imbronciato.
«Non hai capito un bel niente!» ha sbottato Aurora sorprendendomi. «Prendi la macchina e andiamo!»
Ho preso la macchina e siamo andati… nel deserto! Dopo esserci fermati a mangiare qualcosa lungo la strada, abbiamo proseguito senza ulteriori soste sino al punto stabilito. E lì, fermi in mezzo al nulla, con lo sguardo rivolto a ovest, siamo rimasti in attesa, per ore, bevendo l’acqua che ci eravamo portati e raccontandoci le nostre non sempre edificanti vite.
«E’ bellissimo… ti ringrazio», ha mormorato commossa baciandomi quando tutto fu detto, mentre il sole calante incendiava la sabbia. Il tramonto nel deserto è qualcosa di indescrivibile, un dono da assaporare nella sua interezza, possibilmente accanto a chi ti ha rapito il cuore… o in subordine da solo, non esistono vie di mezzo.
Siamo rimasti a guardare incantati l’ultimo brandello cremisi di tramonto spegnersi davanti ai nostri occhi inghiottito dal nero della notte. Poi ho acceso il motore, ho girato la macchina e sono tornato sulla strada. I fari illuminavano la striscia d’asfalto davanti a noi; Aurora ha sospirato, poi ha appoggiato la testa sulla mia spalla e ha chiuso gli occhi.
Il deserto illuminato dalla luna trasmetteva un non so che di romantico, di definitivo. Soli in mezzo al nulla, innamorati per l’eternità.
Guidavo rilassato e sereno da un tempo indefinito, quando volgendo lo sguardo alla mia sinistra mi era parso di vedere accendersi l’orizzonte; non era né un’alba né un tramonto, ma la cinica e immorale città del gioco che si approssimava.
«Dove mi stai portando?» mi ha chiesto con voce assonnata aprendo gli occhi, quando ho arrestato la macchina nel parcheggio del Bellagio.
«Dove desideriamo entrambi», ho sussurrato sfiorando le sue labbra con un bacio.
Dopo la mia prima, vera notte d’amore a Las Vegas, non riuscivo ad addormentarmi. Allora ho volto lo sguardo alla mia destra; lei era lì, stesa su un fianco che mi guardava con occhi d’incanto.
«E’ stato stupendo, hai fatto di me un uomo felice… ti amo, Aurora», ho mormorato chiudendo gli occhi. Avrei voluto aggiungere che desideravo rivederla… ancora e ancora… Ma temendo che un rifiuto potesse rovinare quell’attimo stupendo, non ho trovato il coraggio di farlo.
Ci ha pensato lei a rimettere la chiesa al centro del villaggio.
Mi è venuta vicino e mi ha sussurrato in un orecchio.
«E tu scemo mi prometti che ci rivedremo?»
«Te lo prometto.»
Quando mi sono svegliato lei era andata via. Mi aveva lasciato un biglietto.


FINE




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Scrittura creativa scritta il 07/09/2018 - 18:49
Da vecchio scarpone
Letta n.857 volte.
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Commenti


come detto, essendo il finale aperto, ognuno può immaginare il finale che preferisce, e un finale romantico è anche il mio preferito... già me li immagino in un'altra città a litigare e fare pace come una qualsiasi copia, più o meno normalmente felice, alle prese con le quotidiane incombenze. Il bel Richard è davvero fascinoso. Ti svelo un ricordo di gioventù: anni fa, qui lo dico e qui lo nego, che resti fra noi, quando vidi il film: all'ultimo respiro (non so se l'hai visto), avrei voluto essere io al suo posto sdraiato sul trampolino di quella piscina quando tirava su dall'acqua e baciava la sua partenr... una stupenda e giovanissima Valérie Kaprisky, uno dei baci più sensazionali che mi è capitato di vedere in un film... ssst! non dirlo a nessuno, mi raccomando. Ti ringrazio.
Buona notte Grazia... sogni d'oro.
Giancarlo

vecchio scarpone 09/09/2018 - 23:15

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Bello...
è interessante quando in una storia la psicologia dei protagonisti cambia, dall'inizio alla fine...
non so se sia verosimile ma io sono romantica e mi piace credere che possa nascere un amore...
Scusa se approfitto... in quanto al Sig. Gere... non lo apprezzo troppo come attore ma...grande fascino

Alla prossima lettura Giancarlo, complimenti!
Buonanotte

Grazia Giuliani 09/09/2018 - 22:45

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In fondo anche i gigolò hanno un'anima, a volte nera, altre volte grigia... il nostro l'aveva solamente bianco sporco. E' un gigolò in crisi esistenziale, che odia la città nella quale opera, che finisce d'inamorarsi di una donna che magari gli ricorda un amore giovanile... oppure che ritiene la sua ultima speranza per andar via dalla città dove tutto è un gioco che si conclude sempre senza divertirsi... poi, magari dopo uno o due giorni, potrebbe anche darsi che il gigolò riprenda il sopravvento sull'uomo... ma questo noi, dato che il tema di scrittura creativa ci ha imposto come chiudere l'argomento, non lo sapremo mai, possiamo soltanto immaginare che finisca come più ci aggrada... col trionfo dell'amore. Se non ti piace il fascinoso Richard... non fa niente, l'importante è che ti sia piaciuto il racconto. Ti ringrazio.
Ciao dolce Laiza.
Giancarlo

vecchio scarpone 09/09/2018 - 22:07

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ehm
a me Richard Gere nn piace


laisa azzurra 09/09/2018 - 21:47

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eh no, nn ci puoi lasciare così
guarda, caso vuole che conosca un soggetto del genere e che mi sia spessissimo chiesta che faccia abbiano le donne che pagano per "servizi vari, generali" e non vuole essere una lezione di morale, quanto pura, vera curiosità femminile
ma trovo improbabile che chi lo fa di mestiere s'innamori...poi, mai dire mai,
beh, bravissimo come sempre Giancarlo

laisa azzurra 09/09/2018 - 21:45

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Cara Paola hai proprio ragione, quello era un indimenticabile Richar Gere d'annata. Oserei aggiungere che poi, come il vino buono, invecchiando è pure migliorato. Ora è un affascinante signore incanutito che fa sempre la sua porca figura.

vecchio scarpone 09/09/2018 - 20:59

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sicuramente per fare il gigolò, serve una buona dose di cinismo, credo che tali personaggi siano degli amorali, se non adirittura immmorali. Ma a quanto pare, almeno per quanto riguarda il nostro "eroe" l'amore ha fatto il miracolo... sperando che duri. Ti ringrazio d'aver apprezzato questo mio gigolò dal volto, più o meno, umano.
Ciao Mirella.
Giancarlo

vecchio scarpone 09/09/2018 - 20:52

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VECCHIO SCARPONE....E'un bel racconto che scorre bene ha una trama un po triste per la fama che hanno i gigolo ma sono tutte verità.Ricco di descrizioni mi è piaciuto moltissimo complimenti Ciao

mirella narducci 09/09/2018 - 19:49

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Sì Giancarlo, l'ho visto quel film, anche perché oltre la trama, lì c'era un Richard Gere al top...
Comunque grazie per il chiarimento, ci siamo fatti due chiacchiere...
Buona domenica e buona pedalata!

PAOLA SALZANO 09/09/2018 - 15:38

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a volte l'amore può fare il miracolo di trasformare un cinico gigolò che opera nella città dove l'amore è l'ultimo dei pensieri in un tenero amante. E' vero potrebbe anche rammentare il Richrad gere Pretty woman, anche se quello non era un gigolò ma un predatore della finanza che comprava aziende per farle fallire e poi venderle a pezzetti, che rinsavisce sulla via... dell'amore. Ma a ispirarmi il racconto è stato un altro film con lo stesso protagonista "American gigolò", dove il nostro eroe s'innamora di una donna sposata, non so se l'hai visto. Ti ringrazio d'essere passata a leggermi, mi fa immensamente piacere sapere che il racconto ti è piaciuto.
Ciao Paola, amica di penna e di pedivella.
Giancarlo

vecchio scarpone 09/09/2018 - 14:24

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Giancarlo questo tuo racconto mi ha fatto venire in mente "Pretty woman" al maschile, in cui è il gigolò a prendersi una bella cotta.
Storia piacevole e scorrevole, con quell'atmosfera romantica che induce a credere nella possibilità che i sogni possano avverarsi...
Piaciuto !

PAOLA SALZANO 09/09/2018 - 12:11

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