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INCIPT e DIALOGO

Le istruzioni sono:

partendo da questo incipit scrivi un breve racconto in cui ci sia molto dialogo (cosa si dicono i protagonisti...e poi?): "Doveva pur capitare, prima o poi, che ci incontrassimo. La fortuna ha voluto che fossimo soli. Lui mi guarda ed ha la forza di non abbassare gli occhi. Io lo guardo ed ho la debolezza di non distogliere i miei {liberamente tratto da un romanzo di Giorgio Faletti)"


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Finalmente

"Doveva pur capitare, prima o poi, che ci incontrassimo. La fortuna ha voluto che fossimo soli.” Lei mi guarda ed ha la forza di non abbassare gli occhi. Io la guardo ed ho la debolezza di non distogliere i miei. Ero imbarazzato, quasi mi sentivo in colpa. Una colpa che non avevo, che non faceva parte della mia pelle. Ma i suoi occhi sembravano volermi colpevolizzare. O, forse, reagiva attaccando ? Un “tu, pezzo di…” mi era arrivato dal profondo dell’anima, fin sulla bocca e la risiedeva, in barba alle mie svariate carie dentarie, cercando l’attimo giusto per fuoruscire, esplodendo ! Invece…
• In genere sono poco fortunato – riuscii a malapena a dire – ma questa volta, questa volta….
Una fragorosa risata, una pericolosa risata che mise a nudo la sua di dentatura, ineccepibilmente esente da carie e foriera di una bellezza esplosiva che si arricchiva di quei brillanti bianchi, mi giunse come il colpo del ko definitivo giunge al pugile già suonato e inebetito. Possibile l’amassi ancora ? Ma che dico ! Amore è una parola grossa, in fondo eravamo stati fidanzatini come milioni di altre persone e non certo amanti passionali, diabolici legati da vincoli che vanno oltre lo scibile ! E poi, parlo per me, non per lei visto che, ad un certo punto scomparve per venticinque anni alla mia vista per ricomparire, quindi, in forma anonima, senza degnarsi di farmi una telefonata, di scrivermi due righe. Appena il tabaccaio mi consegnò i miei beneamati sigari, spinta da uno slancio umanitario, mi disse :
• Mi offri un caffè ? Così ci raccontiamo un po’…
Musica per le mie orecchie ! Quante cose avrei voluto chiederle ! Negli anni avevo già fatto una bozza di tutto quello su cui avrei voluto una risposta, che, in fondo, si racchiudeva in una semplice richiesta : “Perché ?”
Il bar ci accolse in un’atmosfera fumosa e aromatizzata dai prodotti del locale. Finalmente soli ! Io e lei.
• Sei sempre lo stesso, non sei cambiato, semmai peggiorato ! Sempre serio, quasi accademico. Se non conoscessi, a mie spese, la tua ironia, potresti apparire addirittura lagnoso.
• Mica tutti sono perfetti, tutti hanno dei difetti.
• E tua moglie non ha tentato di farti conoscere i tuoi ?
• Basta ! – sbottai deciso – Sono qui, seduto di fronte a te, per farti una domanda, una sola, l’unica, che riguarda noi due. Perché ? Perché sei andata via venticinque anni fa, senza dirmi una parola, senza lasciarmi due righe, di punto in bianco. Sono impazzito per ritrovarti, ma non ci sono riuscito. Io ti amavo, eri il sogno di un diciottenne che scopriva, per la prima volta, l’amore vero. Siamo cresciuti a pane e amore, io e te. Tu mi hai concesso tutto di te, la tua mente, la tua anima, il tuo corpo e poi, senza dire una parola, sei sparita.
• Ma dai ! Ancora stai a pensarci ? Eravamo due ragazzini e la nostra storia “d’amore” è stata una dolce storia come tante, che avvengono tra ragazzi di quell’età. E’ stato bello viverla con te, così dolce, così tenero e nel contempo pienamente uomo e maschio. Una bella pagina della mia vita che ho condiviso con una persona meravigliosa che ha riempito quella parte di un’esistenza che aveva appena intrapreso a camminare con le proprie gambe. Non mi sono tirata indietro in niente. Il ricordo più bello l’ho lasciato su quel campo coltivato a fave, dove facemmo l’amore. Per me era la prima volta. Anche per te, lo so, me ne resi conto a mie spese. Eri giovane e inesperto quanto me, avresti voluto apparire macho e duro in quell’occasione, ma fosti un disastro ! Ahahaha…Comunque mi piacque lo stesso, come ogni cosa che facevo con te, In fondo era un gioco, no ? Hai ancora il segno di quell’ape ficcanaso che ti venne a pungere sul gluteo…destro se ricordo bene !
• Quindi per te sono stato una ragazzata, piacevole, ma pur sempre una ragazzata. Io, invece, ti amavo sul serio e forse ho smesso di farlo veramente il giorno che ho portato mia moglie all’altare.
• Dai, smettila, ora è tutto lontano nel tempo. Ora ci siamo ritrovati e possiamo ricostruire un bel rapporto d’amicizia. Ci possiamo vedere spesso, stare vicini come una volta anche senza tenerci per mano.
• Almeno fino a che ti tratterrai qua. E se il tuo senso dell’amicizia emula quello che hai dell’amore, mi attende un futuro fulgido e pregno di soddisfazioni. Sai che ti dico, lasciamelo dire in modo poco ortodosso e poco urbano : tesò, ma vaffa…..



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Scrittura creativa scritta il 12/12/2018 - 11:30
Da Nino Curatola
Letta n.1115 volte.
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Commenti


I ricordi di gioventù sono sempre belli e nostalgico anche quando sono un disastro ed il profumo di quegli anni rimane per sempre dentro di noi. Bello il tuo racconto.

santa scardino 20/12/2018 - 01:14

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