Un passato di ricordo, un reale meno felice
Colori autunnali
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Lenti, lenti passi, solcano lievi un lungo sentiero tra fiori secchi di tiglio, ingialliscono adagiati sui bordi, e sulla suola di un mocassino consumato, che suona a tono nel pomeriggio tiepido di odorose ginestre selvatiche, gialle di allegria. Ancora non osano nubi fresche di grigi piovigini, e rimango assorto allo scorrere di quei passi, sfrusciando un velluto scuro vissuto che richiama l'odore di pipa di vecchie figure, come tanti antichi nonni nel paesino, che con lo sguardo penetrante e con un bisbiglio ci salutavano, un indiretto lasciapassare a conferma che ogni cosa scorreva al suo posto, e noi bambini e la nostra persona non più da correggere. Un grosso canestro a vimini, coriandoli di fagioli rossi, a fine agosto da sgranare seduti su una piccola ara assolata di un verde che vuole invecchiare di canarino, l'umida aria acida matura un vino appena novello, dietro tende avvolte nella cantina ad archi, dove anche i giri dei topolini ne rispettano l'eleganza antica. Mi alzo da questa solitaria panchina, solo in compagnia di una sonante cicala, e seguo una libera farfalla arancio desolata ma certa del suo volo e ci lasciamo inghiottire da un silenzioso bosco illuminato di pieno giorno. Il fruscio delle foglie maturano al sole all'aria volatile, ormai solca leggera le ombrose sfumature delle chiome, ora è lo sguardo della stagione che conferma se l'andatura della mia persona è regolare, ma il fruscio e la trasparenza della natura mite degli Appennini, instancabile, mi bisbiglia come tutti quei nonni, malgrado le vite abbiano lasciato le nostre compagnie, quanta solennità ci abbia condotto gente umile solo di agricoltura al valore dell'appartenenza, la riflessione della lontananza, all'incredulità di non essere mai solo seppur in estrema solitudine, anche la compagnia di una cicala, e abbracciato da valli disegnate da ruscelli che solcano ocrati monti, -ancora qualche capra bianca, si inerpica tra rovi di nere more. E come proprio dalle capre apprendere la caparbia e modestia, di lasciare questo mondo a chi ne merita più di noi.
( p.s. grazie Abruzzo ).
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