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Burattinaio di parole

Nonna sulla sua poltrona accanto alla finestra semichiusa, vista ormai la bella stagione che era iniziata, perché non entrasse tanta "aria" in casa; nonno alla mia destra davanti al tavolo tondo allungabile del soggiorno.
Alla televisione Gianni Minà presenta Joan Baez nel suo programma Blitz dicendo:
"Le abbiamo chiesto di cantarci una canzone italiana, le abbiamo proposto C'era un ragazzo... e la canzone di Marinella..."
La Baez sceglie quest'ultima e la canta.
Una versione particolare della canzone, alla fine della quale guardo nonno e lo vedo scosso. Mi sorprende, non credo avesse mai sentito la canzone poiché la musica leggera, specie quella dei cantautori, non gli piaceva per nulla.
Lo riguardo per trovare una conferma od una smentita:
"Mi ha commosso, ... non so perché ma mi ha commosso" mi dice asciugandosi gli occhi.
Non avevo mai visto mio nonno con le lacrime agli occhi eppure si commuoveva per una canzone, mio nonno.


Si commuoveva e sapeva coinvolgere, farsi coinvolgere e narrare. I suoi racconti della ritirata in Russia, erano la storia che ti entrava nella vita. Quando, alle medie, lessi "Centomila gavette di ghiaccio", in pratica lo conoscevo già, come il film "Italiani, brava gente", che già avevo visto con i suoi occhi.
Le storie che raccontava di quella ritirata, non erano cruente, edulcorava i fatti e te li metteva in una luce di racconto per bambini. Non erano spaventosi, come doveva essere stata quella pagina della sua vita che lo aveva visto richiamato alle armi, dopo i trenta anni con la mia mamma già nata.
Fu anche per questo che lui non si perse nell'inverno del quarantatré.
Pizzicotti, disse, e schiaffi in faccia per non addormentarsi nell'abbraccio della morte bianca, perché si era imposto di tornare a casa, da quell'inferno.
Rimase il ricordo delle isbe calde, del freddo e qualche parola di russo.


Dopo la Russia, la prigionia a Pratica di Mare, con la malaria in regalo, e la fuga nella scoscesa pineta, rincorso dai tedeschi che gli sparavano contro che ci raccontò quasi come una scena comica, con la salvezza trovata in un prunaio.
Entrato integro e uscito ferito dai rovi.


Era uscito più integro, invece, dagli anni di lavoro alla Richard-Ginori, dal dopoguerra fino agli anni settanta, con solo una piccola silicosi che uccideva invece, uno a uno, tutti i suoi colleghi ancora giovani.
Usava i dispositivi tecnologici che poteva, per proteggersi. Si metteva un fazzoletto bagnato davanti alla bocca per non respirare la polvere bianca degli isolatori che la fabbrica produceva, e poi a pranzo, nella gavetta, si lavava le mani per levarsi quella mortale porcellana che si sarebbe andata ad infilare nei polmoni per non uscirne più.


Quelle lacrime di trenta anni fa' le ricordo ancora oggi, come quella stanza avvolta nella penombra di un giorno di una estate precoce, appena oscurata dalle persiane semichiuse.
Non raccontava già più le sue storie, non ero più bambino, crescevo e lui invecchiava, ma mi regalò ancora un'emozione.


"Ed io, burattinaio di parole, perché mi perdo dietro a un primo sole,
perché mi prende quest'assurda nostalgia?" F. Guccini.




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Opera scritta il 09/04/2015 - 10:57
Da Glauco Ballantini
Letta n.1731 volte.
Voto:
su 19 votanti


Commenti


Grazie di nuovo a tutti per i commenti. L'episodio che da inizio al racconto è accaduto il 15 maggio 1984, su You Tube c'è la registrazione della canzone cantata dalla Baez quel giorno..

Glauco Ballantini 07/05/2015 - 10:50

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bello e intenso, te lo dice un nonno che ama le Storie con la S maiuscola. Bravissimo!

mario malgieri 06/05/2015 - 21:14

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Grazie dei tuoi commenti Roberto Colombo

Glauco Ballantini 06/05/2015 - 19:07

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Fui il primo a commentarti. Ho riletto di nuovo questo tuo tenerissimo racconto che mi ha di nuovo emozionato. Davvero felice per il riconoscimento. Ciao.

Roberto Colombo 06/05/2015 - 17:34

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Un bel racconto,scritto con la penna del cuore che non sbaglia mai.Molto bravo.

Claretta Frau 16/04/2015 - 10:43

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Grazie Chiara e Vera, mio nonno è stato un raccontatore molto efficace, ha recitato anche con Paolo Panelli e Bice Valori alla fine degli anni sessanta... i suoi nipoti se lo ricordano sempre.

Glauco Ballantini 16/04/2015 - 09:47

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Un racconto scritto benissimo, delicato e coinvolgente, che ha per protagonista un grande nonno!! Buona giornata,

Chiara B. 13/04/2015 - 10:43

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Mi hai fatto rivivere un pezzo di Storia denso di ricordi...
GRAZIE, Glauco, a Te, e a tutti Coloro che l'hanno vissuto, e tanto sofferto in prima Persona!
Vera

Vera Lezzi 10/04/2015 - 13:32

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Grazie per i commenti, ho una sorta di trilogia dedicata a mio nonno.

Glauco Ballantini 10/04/2015 - 11:42

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Anche il mio papà raccontava a me, e poi ai miei figli, dei suoi ricordi del periodo di guerra. I nonni sono una perla da serbare caramente nel cuore, per sempre! Molto apprezzata. Ciao...

Gio Vigi 09/04/2015 - 18:46

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Mi ricorda tanto il mio caro nonno! i suoi racconti di guerra e il suo animo forte e ruvido di chi ne ha viste davvero tante nella vita! Bel racconto

Axel Super Tramp 09/04/2015 - 17:53

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Sono nonno e vorrei tanto che un giorno, magari lontano !?, i miei nipoti possano ricordarmi con tanto affetto. Bravissimo.

Roberto Colombo 09/04/2015 - 14:58

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