Nel nulla etereo
sciolse l’essenza
del suo essere sidereo
e tacque.
Tacque per sempre
e giacque.
Pindarici voli
gli ultimi pensieri
ai propri cari.
Tacque per sempre
il solcator delle galassie oscure.
Le astronavi perdute nel tempo,
gli aquiloni al vento,
i fantasmi di vapore
sulle ali del tempo
svanirono.
Per sempre svanirono.
Tacque
e, cadendo nell’infinito,
al tramonto,
all’infallibile resoconto
pensò.
Pensò agli amori vissuti
e ad altri anelati;
ai visi sparuti
dei familiari straziati.
Quanti affetti perduti!
Quanti spazi inquinati!
Quanti atroci rimorsi!
Tacque per sempre
e senz’alito giacque.
Da lontani pianeti
altre navi tornarono
di notizie più carche,
che son sempre fantasmi,
che affollan la mente
di chi in vita non sente
che la terra ha bisogno
soltanto d’amore
e di pace nel cuore.
Il fato sorrise
sulle spiagge deserte
ed il nauta comprese
che quella scienza non serve;
che l’errore più grande
dalla stessa commesso
è studiar l’infinito
ed obliar chi sta a lato.
Dal mio libro - SPERANZE E DELUSIONI - Pellegrini Editore - Cosenza 2007
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