Cap 1- Pensando( Da Balto, il Coraggio dell\'Italia, la mia storia)
È difficile...è veramente difficile mettere insieme i frammenti di una vita e cercare di raccontare tutto senza tralasciare un dettaglio, non trovate?
Ormai sono arrivato a 83 anni , e un giorno di questi ultimi anni avvenire, io porterò con me tutto quello che ho vissuto, tutti i pezzi della mia esperienza.
Appunto, prima che giunga la Morte, io chiudo gli occhi per un'po e penso " Per cosa ho veramente vissuto? Per quale causa, fede, ho dato il mio cuore? Per cosa o per chi mi sono battuto? Per cosa, veramente, siamo andati sulle montagne per combattere la Wermacht e i fascisti? Per cosa noi siamo andati in Africa a morire ad El Alamein? L'abbiamo fatto perché era veramente lo spirito italiano che ci spingeva a combattere, o semplicemente perché ce l'hanno ordinato? Per quale motivo abbiamo accettato di dare le chiavi ad un unico padrone e di indossare, ai polsi, le catene? La parola libertà, col tempo, sì è dimenticata, è rimasta impressa in noi, oppure sapevamo il significato ma a causa delle conseguenze è rimasta solo una definizione sull' Enciclopedia?
Per me, forse, non è difficile , ma neanche facile, rispondere con una semplice frase, racconterò tutto con ordine.
Oh, che scortese, mi chiamo Balto, Balto Ascanio Vallesi, soldato E 124 dell' Armata Italiana e Compagno Leon tra i partigiani.
La mia vita è stata una vera e propria avventura, che ha attraversato il periodo più nero della storia della Patria. Nacqui il 9 luglio del 1901 da Ascanio Maria Vallesi, mio padre, un fabbro di Ostia, e Caterina Adelfi, mamma, triestina, anti austriaca.
Vorrei sottolineare l'importanza della mia famiglia. Mio padre è stato un uomo d'onore, non era nobile, ne ricco, ma fu ricoperto di gloria. Quando, infatti, scoppiò la Prima Guerra Mondiale, mio padre fu chiamato a combattere gli Austriaci, da Cadorna, oltre il Piave. Mio padre, lo so e l'ho sempre saputo, era un uomo coraggioso, e forse ho ereditato il suo coraggio. Da molti giorni non avevamo più suo notizie, a parte il fatto che si trovava in una sporca e fredda trincea. Un giorno però ci scrisse, a me, a mamma, a mio fratello Agenore, e alla mia sorellina Amelia." Cara famiglia, sono io, Ascanio Maria Vallesi. È molto difficile qui la vita in trincea, sotto la terra. Gli altri soldati mangiano, dormono e bevono per dimenticarsi il futuro doloroso che ci attende, altri scappano, e ogni giorno assistiamo a fucilazioni. Ma io resisto per rivedervi ancora. Balto, cerca di non fare arrabbiare la mamma, studia, così che tu un giorno sarai un grande giornalista. Agenore, tu che sei il maggiore, difendi la famiglia e non fare a botte con Balto. Salutate anche Amelia, perché l'ho vista solo per poco. Caterina, mi manca tutto di te, mi manca il tuo bacio, mi manca il profumo di lavanda sulla tua pelle, e anche le pietanze che ci fai. Vi prometto che tornerò. Domani parto per Caporetto. Buonanotte, il vostro Ascanio Maria Vallesi."
Mio padre morì a Caporetto, combattendo per l'italia, mai l'ho dimenticato. Piangemmo, tranne Agenore" Non piangete, anzi statene fieri, lui è morto con onore per la Patria."
Fu solo in quell'occasione che provai disgusto verso Agenore, chi non piangerebbe alla morte di una persona cara?
Agenore, mio fratello maggiore, era sempre stato la mia fonte di ispirazione, ma quella fu l'unica volta che provai rancore, non avrei più rivisto mio padre, io avevo sempre pregato Dio affinché tornasse, non mi aveva ascoltato.
Sono fiero di essere suo figlio. Ma ora basta con gli elogi alla famiglia. Dal 1922 inizio la mia vera vita.
Ormai sono arrivato a 83 anni , e un giorno di questi ultimi anni avvenire, io porterò con me tutto quello che ho vissuto, tutti i pezzi della mia esperienza.
Appunto, prima che giunga la Morte, io chiudo gli occhi per un'po e penso " Per cosa ho veramente vissuto? Per quale causa, fede, ho dato il mio cuore? Per cosa o per chi mi sono battuto? Per cosa, veramente, siamo andati sulle montagne per combattere la Wermacht e i fascisti? Per cosa noi siamo andati in Africa a morire ad El Alamein? L'abbiamo fatto perché era veramente lo spirito italiano che ci spingeva a combattere, o semplicemente perché ce l'hanno ordinato? Per quale motivo abbiamo accettato di dare le chiavi ad un unico padrone e di indossare, ai polsi, le catene? La parola libertà, col tempo, sì è dimenticata, è rimasta impressa in noi, oppure sapevamo il significato ma a causa delle conseguenze è rimasta solo una definizione sull' Enciclopedia?
Per me, forse, non è difficile , ma neanche facile, rispondere con una semplice frase, racconterò tutto con ordine.
Oh, che scortese, mi chiamo Balto, Balto Ascanio Vallesi, soldato E 124 dell' Armata Italiana e Compagno Leon tra i partigiani.
La mia vita è stata una vera e propria avventura, che ha attraversato il periodo più nero della storia della Patria. Nacqui il 9 luglio del 1901 da Ascanio Maria Vallesi, mio padre, un fabbro di Ostia, e Caterina Adelfi, mamma, triestina, anti austriaca.
Vorrei sottolineare l'importanza della mia famiglia. Mio padre è stato un uomo d'onore, non era nobile, ne ricco, ma fu ricoperto di gloria. Quando, infatti, scoppiò la Prima Guerra Mondiale, mio padre fu chiamato a combattere gli Austriaci, da Cadorna, oltre il Piave. Mio padre, lo so e l'ho sempre saputo, era un uomo coraggioso, e forse ho ereditato il suo coraggio. Da molti giorni non avevamo più suo notizie, a parte il fatto che si trovava in una sporca e fredda trincea. Un giorno però ci scrisse, a me, a mamma, a mio fratello Agenore, e alla mia sorellina Amelia." Cara famiglia, sono io, Ascanio Maria Vallesi. È molto difficile qui la vita in trincea, sotto la terra. Gli altri soldati mangiano, dormono e bevono per dimenticarsi il futuro doloroso che ci attende, altri scappano, e ogni giorno assistiamo a fucilazioni. Ma io resisto per rivedervi ancora. Balto, cerca di non fare arrabbiare la mamma, studia, così che tu un giorno sarai un grande giornalista. Agenore, tu che sei il maggiore, difendi la famiglia e non fare a botte con Balto. Salutate anche Amelia, perché l'ho vista solo per poco. Caterina, mi manca tutto di te, mi manca il tuo bacio, mi manca il profumo di lavanda sulla tua pelle, e anche le pietanze che ci fai. Vi prometto che tornerò. Domani parto per Caporetto. Buonanotte, il vostro Ascanio Maria Vallesi."
Mio padre morì a Caporetto, combattendo per l'italia, mai l'ho dimenticato. Piangemmo, tranne Agenore" Non piangete, anzi statene fieri, lui è morto con onore per la Patria."
Fu solo in quell'occasione che provai disgusto verso Agenore, chi non piangerebbe alla morte di una persona cara?
Agenore, mio fratello maggiore, era sempre stato la mia fonte di ispirazione, ma quella fu l'unica volta che provai rancore, non avrei più rivisto mio padre, io avevo sempre pregato Dio affinché tornasse, non mi aveva ascoltato.
Sono fiero di essere suo figlio. Ma ora basta con gli elogi alla famiglia. Dal 1922 inizio la mia vera vita.
Opera scritta il 28/06/2015 - 00:41
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Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Trovo interessante il tuo racconto. Spesso dimentichiamo il concetto di libertà e quanto sia costato caro il solo difenderla. Non abbiamo cognizione dei sacrifici , del rispetto, dell'onore. Bene questo tuo episodio aiuta a non dimenticare la "memoria".
Bravo.
Bravo.
luciano rosario capaldo 29/06/2015 - 09:28
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Questo è il primo capitolo della storia che ho deciso di scrivere, e quello nella foto è il protagonista.
Darkkozak Claudio 29/06/2015 - 00:02
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