Il tale ancora parlottava tra se e se. Sogghignava astutamente della rincorsa che prendeva camminando di fretta per comunicare all'altro tale della sala da giochi nella grande piazza di Piazza Navona, che felicemente non sarebbe andato a lavorare come cameriere al ristorante del suo conoscente. Felice da disoccupato di rifiutare lavoro, provando gusto a comunicarlo maestrando con l'escamotage che parlando da lì sarebbero nate nuove opportunità. Creare un vuoto reticolare di prospettiva per allentare definitivamente alla fine con il motivo che da lì ne sarebbe nato un altro o degli altri di nuovi motivi. Raccontare raccontandosi la miseria in comune già presente e parlandone crearla allungarla magnificamente modellandosi alla sua cuneiforme immagine. Intanto e comunque si era fatto però una passeggiata carica di emozione nel comunicare una delle sconfitte personali che aumentava in proporzione la sua stima non rifiutando nuove possibili prospettive. Intratteneva la sua miseria di sfortuna con chiunque capitasse intuendo lo stesso vortice di attrazione soprattutto con le donne. Mangiava e si nutriva della causa circostante che accomunava il momento in cui gli capitava poter esprimere il suo sentito di rammarico, che malgrado effettivo comunque poteva mutare, proprio per il fatto di poterne e saperne parlare. E per lo stesso motivo di fatalità di sprevisto che non possedeva nemmeno l’attrazione verso il gioco verso il denaro la vincita, che dissuadente poteva far crollare il suo enorme castello di sabbia battuta dalla pala della sfortuna che dava adito alla sua voce ghiotta di speranza consolatrice. Dalle sale da gioco slot machine mantenendosi a distanza rimanendo al di fuori verso l’area dell’uscita all'esterno dove sono i portacenere, accogliendo le sbuffate di non vincita alla causa comune che riguardava la stessa situazione ormai o forse per tutti. Poggiato con la mano destra su un palo, i capelli lunghi che ondeggiavano le punte sulla fronte, i Reyban neri appoggiati sul naso con la movenza pittoresca del sapere smanciato, si destreggiava con uno dei pochi che aveva appena sottratto a quelle strane slot machine un recupero in denaro sensazionale. Dal motto di vincita per la perdita o della perdita per la vincita, non riusciva a svincolarsi arrendendosi ed acclamando alla fortuna che non può sempre vincere, e alla sfortuna che serviva per poter ridare ciò che si era perso, cambiando destinazione al verso del suo pensiero. Sul suo lato sinistro della grande Piazza Navona notò una figurante presenza del suo corredo di possibili mancate riuscite. A lui sembravano avere tutte la stessa forma, anche se anziani giovanili, curati, non poverissimi ma entusiasti del nulla, con mancati impieghi a più direzioni ed incostanti, che si intrattenevano della loro poca presenza tra più persone spesso amici e della stessa famiglia. Alla ragazza bionda caddero gli occhiali sui san pietrini che si precipitò a raccorglierli galantemente garbatamente, con l’ossequio di riverenza e la giovane entusiasta che gli occhiali non si ruppero si presentò invitandolo ad andare a bere un aperitivo sull'altro lato della piazza. Saluta con nonchalache il nuovo interlocutore vincente, dirigendosi in buona compagnia al Caffè Torricelli. Siedono dentro tra una ridacchiata ed un’altra, con modo molto paravip, tirano fuori ciò che avevano di loro. Lui era in preda ad una conversione mistica di illusoria vanità lei aveva appena svolto un colloquio ad una serie di promessi impiegati per un’azienda che lavorava come psicologa del lavoro. Amava quel suo gesticolare galantoso elegante e soprattutto l’acconsentire garbatamente e loquacemente delle sconfitte quotidiane che potevano rendere più forti e più belli nella vita innamorandosene. Lui dopo qualche mese ancora raccontava tutte le sue storie tragicomiche soggettive delle sventure a cui il fato volle che appartenesse e lei lo guardava esterfatta non sapeva più se udiva la realtà dove anch'ella viveva o se fossero invece poemi omerici come lui cantastorie sceso quel giorno su Piazza Navona. Narrati con gesticolazione filosofica enfasi ed impeto cause ed effetti del giorno e del modo in cui si vive in questo mondo. Conobbe sua sorella, molto più bella di lei una vera dea, assomiglianti ma nelle forme e nell'animo una marcia in più. Con lo sguardo sopito di una grazia pregnante non riusciva ad attrarlo a se per conquistarlo, essendo divenuto il paladino della famiglia di Clara, la sua nuova conoscente, che non poteva ancora definirsi la sua ragazza. Il riversamento della lamentela al mondo, addirittura anche per circostanze di tanta rara bellezza, a cui era dovuto a partecipare, non ebbe a berla Clara, che conosceva bene le donne e gli uomini, ritenendolo forse un pò troppo un improvvisato. Gli comunicò il suo rammarico per non essersi fatto realmente avanti nella volontà d’espressione di nemmeno un sentimento rivolto a lei rimanendo solo un corteggiatore di forme. Forse licenziatosi da Clara si rese libero di tanto ostruzionismo vittimistico a cui partecipava orando nelle sue piazze animate, con pochi soldi in tasca e tanta voglia di fare, decise che forse sarebbe stato meglio continuare a raccontare qualche barzelletta al distributore e tornare a lavorare alle pompe di benzina di suo padre.
Opera scritta il 26/07/2015 - 12:15
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