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SENZA ETÀ

Sulla pelle ancora avvertiva il vento di fine agosto. Ancora vedeva gli occhi verdi che tanto lo avevano stregato, sarebbero stati il suo ricordo più dolce, se non fosse stato per quell'ultimo maledetto giorno, quando l'aveva lasciata andare. Non sapeva nulla di lei, se non il nome, che ancora suonava come una carezza alle sue labbra, e che con lei aveva passato il periodo più incredibile della sua vita. Ma che importava ora? Aveva combattuto la sua battaglia contro l'età e la logica, ma non aveva osato portarla a termine, se per paura di perdere o di vincere non lo sapeva e non l'avrebbe mai saputo. Sarah era un ricordo da lasciare in riva al mare dove si erano conosciuti. Una rapida occhiata all'orologio gli confermò che era tempo di mettere ordine ai suoi pensieri e tornare al presente, al lavoro. Aveva alcuni colloqui da affrontare, stava cercando una nuova segretaria, e per quanto avrebbe potuto delegare, sapeva per esperienza che tenere la mente occupata era la medicina più efficace contro le illusioni d'amore e le false speranze. “Sarah è un capitolo chiuso.” Si disse con decisione. Afferrò la lista con i nomi delle candidate, scorgendola velocemente S. Timothy, R. Calthon, M. Marthon, S. Raynard, L. Dickton... era tempo di cominciare.


Allentò il nodo alla cravatta e sbottonò la camicia, era distrutto i primi tre incontri erano stati un autentico disastro. Le prime due candidate sarebbero potute scendere da Marte o venire da un universo parallelo! Depennò con decisione i primi due nomi dalla lista, due persone più inadatte non avrebbe potuto trovarle neanche se ci si fosse messo d'impegno! A malincuore mise un asterisco accanto al nome della terza candidata. Una ruga gli apparve in mezzo agli occhi. Riprese il CV di Melany Marthon, era davvero un buon curriculum, molto valido e la rappresentava in pieno, peccato che fosse così fredda e scostante. Ancora concentrato sulle sue considerazioni, si accorse a malapena della porta che si apriva. Girò appena il capo per trovare il CV che cercava, scritto in modo impeccabile, ma senza foto, lesse il nome S. Raynard.
Man mano che la donna si avvicinava lui poteva avvertire il suo profumo delicato ed avvolgente. Sollevò la testa di scatto e i suoi occhi scuri si puntarono in quelli enormi di lei. Non poteva crederci, non poteva essere ma era così, lei stava lì, col volto pallido e gli occhi sgranati, in piedi dietro la scrivania. Sarah. La sua Sarah. Si erano lasciati senza neanche un vero addio, con la consapevolezza che non si sarebbero mai più rivisti, a dispetto del tempo passato insieme e di quello che avevano condiviso, eppure non l'aveva dimenticata, e anche ora a distanza di mesi rivederla gli riaccendeva le stesse identiche sensazioni. Si passò nervosamente una mano tra i capelli, ancora neri ma lievemente spruzzati di grigio.


Sarah sussultò. Dopo le ultime vacanze in valigia, oltre a ai vestiti ci aveva messo anche il cuore. Si era detta mille volte che andava bene così, che era arrivato il momento di voltare pagina e mille volte aveva cercato di convincersi che la loro era stata solo una storia estiva, senza conseguenze, ma non poteva impedire al suo cuore di fare le capriole e finirle in gola ora che lo rivedeva. Era bello come ricordava, forse ancor di più, le mani eleganti, dalle lunghe dita che ora giocavano distratte con la stilografica. I suoi occhi scuri sembravano persi nel vuoto, distanti. Che anche lui stesse pensando alla loro storia? Poi lui tornò a scrutarla e lei si sentì avvampare sotto il suo sguardo. I ricordi della loro estate le riaffiorano alla mente così tutti insieme, baci carezze, serate passate a parlare, frasi, sguardi e lui, soprattutto lui, i suoi gesti, i suoi sguardi, confusi in un caleidoscopio di emozioni. Poi l'incantesimo si ruppe.


« Così ti chiami Raynard.» Che frase stupida da dire.
«Già.» Si sentiva a disagio.« Be' uno strano modo di rincontrarci...» Buttò lì
«Hai ragione. Come stai? Chiese sorpreso dalla sua abilità ad affrontare anche situazioni come quella.
« Bene. » Mentì.
«Allora cominciamo col colloquio?» Sarah annuì stupita.
Robert sorrise cercando di nascondere lo stupore per quella strana decisione che aveva preso, ma era stato un impulso irrefrenabile. Cosa si aspettava di ottenere neanche lo sapeva.


Era seduto nel suo ufficio. In testa gli si affollavano mille pensieri. Il colloquio con Sarah era andato. In un certo senso era stato il migliore, lei era preparata, seria pronta, e per quanto subdolamente aveva cercato di metterla in difficoltà Sarah era sempre stata all'altezza, mettendo in mostra qualità che gli erano sconosciute, ma che egli apprezzava enormemente. Ma c'era sempre il rovescio della medaglia. Se guardava l'aspetto lavorativo era sì andato tutto bene, ma per lui, per la sua pace e per il suo equilibrio mentale era stato un vero inferno. Si era innamorato di lei, per la sua solarità, ma anche per la sua carnagione chiara e per i suoi capelli corvini, che allora portava acconciati in un caschetto, così in contrasto coi suoi intensi occhi verdi. Ora che si era fatta crescere i capelli la trovava ancora più incantevole, durante il colloquio aveva dovuto, e non era stato semplice, tenere a freno l'impulso di tuffare le dita in quella massa setosa. Davanti a sé aveva alcuni curricula, tra tutti ne spiccavano due, segno che doveva fare una scelta ma era maledettamente difficile, difficile perché erano tre notti, dal suo incontro con Sarah dunque, che non dormiva, e anche perché faticava a svincolare i ragionamenti della mente da quelli del cuore, cosa che in passato non gli era mai capitata. Prese i curricula, quello della Marthon e quello di Sarah. Era un peccato che non ci fossero altre candidate valide, oltre loro due, si disse. Ma in realtà era una bugia, di alternative ce n'erano molte ma si rifiutava nel modo più assoluto di vagliarle, arrivando al punto di mentire perfino a se stesso.
Fece un respiro. Afferrò il telefono. Ormai aveva preso la sua decisione. Sbagliata? gli sussurrò una fastidiosa vocina interna. Lo avrebbe detto il tempo, si rispose.


Sarah era in agitazione. Il suo piccolo appartamento era nel caos più totale dall'alba. Si sentiva una sciocca, aveva 30 anni! Si disse, ormai avrebbe dovuto sapere come cavarsela, ma il solo pensiero di Robert la faceva avvampare e le faceva tremare le ginocchia. Si lasciò cadere sul letto vestita a metà, la testa tra le mani. Ma come accidenti aveva fatto ad innamorarsi di un uomo che aveva 20 anni più di lei? Come se avessero una propria volontà le sue labbra si aprirono in un sorriso al pensiero di lui, delle sue carezze, dei suoi baci. 20 anni non erano uno scherzo, eppure non poteva dimenticare il loro periodo magico. Scosse la testa, cosa sarebbe accaduto ora? Più volte in quei giorni era stata sul punto di cambiare idea, di telefonare e dire che non poteva accettare l'incarico, ma non ne aveva trovato mai davvero il coraggio. La verità era che non voleva lasciarsi scappare quell'inattesa occasione di stargli accanto ancora un po', anche se ne sarebbe uscita distrutta. In fondo lui aveva già dimenticato la loro storia altrimenti non l'avrebbe mai assunta, ragionò. Trasse un profondo respiro, si alzò e finì di vestirsi con gesti distratti e meccanici. Una strana sensazione le chiudeva la bocca dello stomaco mentre cercava di truccarsi. Come sarebbe sopravvissuta ad un'intera giornata di lavoro con Robert?
Finì di prepararsi e scese sospirando.


Robert camminava avanti e indietro per l'ufficio. Quel giorno era pieno d'impegni e in più la presenza di Sarah gli impediva di concentrarsi quanto voleva, non che lei non fosse un valido aiuto, anzi era perfino troppo efficiente e proprio quello era il problema.
Durante la loro estate il loro rapporto era stato perfetto complice ed appassionato, e in quel periodo avrebbe messo la mano sul fuoco sui sentimenti di lei, ora invece non sapeva più cosa pensare. Eppure non poteva impedirsi di desiderarla, anche se sapeva bene che non era solo desiderio. Tornò alla scrivania e prese ad esaminare i documenti che aveva lasciato in sospeso.


Con un sospiro Sarah entrò nell'ufficio del suo capo per portare i documenti che lui le aveva chiesto tramite interfono. Ogni volta che entrava nella sua stanza provava una fitta al cuore che si studiava di nascondere. Si fermò qualche minuto sulla soglia, lui non l'aveva vista assorto com'era a leggere i dati sul monitor. Si concesse qualche minuto per osservarlo. Sapeva che aveva 50 anni ma era ancora bellissimo, alto e longilineo con le spalle larghe e il volto, i cui lineamenti sembravano scolpiti nel marmo, ma che cambiavano totalmente quando sorrideva. Lo aveva trovato affascinante dalla prima volta che lo aveva visto. In quel momento lui alzò la testa e la vide.
« Ti ho portato i documenti» Gli disse.
« Grazie. Lasciali qui.» Indicò un punto sulla scrivania.
«Ok.» Disse avvicinandosi.
«Qual'è il prossimo appuntamento?»
«Quello con il Signor Jhonson»
«Ok. Quando arriva potresti farlo aspettare dieci minuti prima di farlo entrare?»
«Certo, mi inventerò qualcosa, tipo...che sei ancora in video conferenza. Potrebbe andare?»
«Benissimo. Sei davvero sorprendente.» Le disse. Sarah lo guardò
«Be'... grazie, suppongo» Lui sorrise.
«Prego»
Lei girò sui tacchi e tornò alla sua scrivania.


Il resto della giornata fu impegnativo ma scorse in modo sereno, almeno dal punto di vista lavorativo, però l'aria era satura degli interrogativi inespressi e degli sguardi che a vicenda si lanciavano ma di nascosto, forse per paura di una delusione o forse per paura di riprendere una storia che non avrebbero più potuto giustificare come un gioco, un flirt estivo.
A fine giornata si salutarono in fretta riepilogando gli impegni del giorno dopo. Ognuno tornò alla propria casa con la propria solitudine e le loro incertezze nei riguardi di una storia che per quanto era spenta covava ancora scintille sotto la cenere. O forse erano fiammelle di una speranza futura che però entrambi non riuscivano ad esprimere ad alta voce?


I gironi erano scorsi veloci ed ormai lavoravano insieme da più di un mese. I loro rapporti erano meno tesi rispetto ai primi giorni e qualche volta dopo il lavoro erano andati a cena insieme oppure lui l'aveva riaccompagnata a casa, ma fuori dall'ambito lavorativo erano ancora un po' impacciati come se temessero di superare un certo limite che essi stessi si erano tacitamente imposti.
Ma in quei giorni si erano conosciuti davvero, senza il filtro dorato delle vacanze a fare da scudo ai loro rapporti, senza nessun tipo di filtro in verità. In quelle settimane c'erano stati giorni semplici che scorrevano veloci, con una patina d'irraggiungibile felicità, altri impegnativi, ma sereni e giorni decisamente più complicati sia a livello lavorativo, campo in cui però erano molto affiatati che a livello personale, dove invece i rapporti erano ancora in cerca di un nuovo equilibrio, e la situazione era ben più spinosa, forse a causa di quel <<Ti amo>> che non si erano mai detti e che ciò nonostante riempiva i loro cuori e gravava sull'atmosfera che respiravano quando erano insieme.


Era una sera come tante altre, si era attardata più del solito per finire un lavoro. Cominciò a raccogliere le sue cose, era stanca e non vedeva l'ora d tornare al suo appartamento per potersi rilassare un po', anche se già sapeva che tutti i suoi pensieri sarebbero stati calamitati dalla figura di Robert. Si fermò un momento. Lavorare fianco a fianco era una tortura, ma le dava l'occasione di conoscerlo davvero, di vederlo in una luce diversa rispetto all'inizio, una dimensione più quotidiana.
Al mare lei aveva conosciuto un uomo prestante e sempre in movimento, rilassato ed allegro che amava lo sport e la buona musica, con gusti certamente raffinati ma privi di eccessi, un uomo che non dimostrava la sua età né sul piano fisico né nei suoi atteggiamenti, un uomo che l'aveva fatta innamorare subito e che aveva affascinato gran parte delle donne che avevano incontrato, in più di un occasione ne era stata gelosa e a denti stretti dovette ammettere che lo era ancora, ogni volta che lo vedeva con una donna, anche se per affari lei sentiva una fitta al petto e una morsa le attanagliava lo stomaco. Con un sospiro prese la borsa e si apprestò ad uscire. La luce nella stanza di Robert era ancora accesa. Era molto tardi. Possibile che fosse ancora in ufficio? Seguendo un impulso andò a controllare, i suoi passi risuonavano nel silenzio. Aprì la porta senza far rumore, si sentiva un po' sciocca, una parte di lei sperava che fosse lì, d'altro canto sperava che la luce accesa fosse una dimenticanza.
Invece lui era lì, aveva inforcato gli occhiali e guardava il monitor. Una fitta la colpì al cuore. La postura meno composta del solito le suggeriva che doveva essere molto stanco, così come gli occhiali che di solito non portava. Fece per andarsene, ma lui alzando lo sguardo la vide.
«Ah Sarah. Sei qui.» Fece una pausa. «Vieni pure avanti.» Scostò la sedia per alzarsi.
« Be' avevo visto la luce accesa...stavo per andare.» Disse ma non riusciva a muoversi.
«Ti va se parliamo un po'?» Lui ora era vicinissimo e la guardava apertamente. Poteva vedere i segni della stanchezza sul suo volto, le rughe intorno agli occhi e sulla fronte eppure gli appariva bellissimo.
«Perché no?» Cercò di mantenere un tono leggero.
«Vieni a sederti.» indicò il divanetto di pelle contro la parete.
«Non pensavo che ti saresti trattenuto fino a tardi.» Gli disse
«Lo faccio sempre.»
«Perché?» Si lasciò sfuggire
«Aiuta a non pensare. Tu piuttosto che ci fai ancora qui?» Cercò di sorriderle, ma il suo sorriso aveva un che di amaro.
<<Avevo del lavoro da finire. Il mio capo è molto esigente, sai? >> Scherzò maliziosa.
<<Davvero? Forse sta cercando una scusa per averti accanto.>> Le lo guardò cercando di studiarlo. Era serio? Scherzava?
Non rispose. Cadde il silenzio.
Fu lui a romperlo.
<<Forse dovremmo parlare un po'>>
<<Non lo stiamo già facendo?>> Lui l'attirò a sé.
<<Non puoi cavartela così. Non questa volta>>
<<Ah no?>>
«No.» Un no secco, duro. La baciò.
Tra loro divampò la passione.
Durò pochi istanti. Poi lui si alzò brusco.
«Dannazione Sarah! Non possiamo andare avanti così. Mi sto consumando.»
Confusa lei non rispose alzandosi a sua volta.
«Perché non dici nulla?»
«Cosa ti dovrei dire?»
«Spiegami perché te ne sei andata.»
«Lo so. Ma non ti ho mai dimenticata.» La guardò
«Dovrei crederti?» Quella conversazione cominciava a darle sui nervi.
<<Sì. Non sono tipo da giri di parole. Dovresti saperlo.>> Lei avvampò sotto il suo sguardo.
<<Perché mi hai assunta?>> Chiese.
<<Vuoi proprio saperlo?>> Lei annuì << Per capire e per averti accanto.>>
<<Per capire cosa?>>
<<Se la nostra storia era davvero finita. >> Lei rimase scioccata.
<<E l'hai capito?>> Temeva la risposta.
<<Dannazione, no! Ma mi sono innamorato di nuovo.>> La guardava fisso.
Lei non rispose.
<<Io ti voglio. Voglio ricominciare, anzi voglio continuare la nostra storia. Ma tu cosa vuoi?>> Bella domanda. Cosa voleva?
L'intera struttura era deserta, a parte loro due e l'ufficio di Robert era immerso in un silenzio irreale. Anche la loro conversazione suonava irreale. Robert si era voltato di nuovo verso la finestra. Le mani strette a pugno le braccia tese lungo i fianchi. Stava aspettando una risposta, lei lo sapeva, ma era difficile da dare, quella risposta. Lo amava lo aveva sempre amato e in quei giorni aveva avuto la conferma che la loro storia non era stata solo un'illusione. Avrebbe voluto rispondergli che anche lei voleva che la loro storia continuasse, ma mille dubbi le affollavano la mente.
<<Sono confusa>> Disse
<<Lo immaginavo.>> Replicò sarcastico era una risposta che non avrebbe voluto sentire.
<<Non capisci. Lo sono davvero. Tu hai detto che mi vuoi, ma quando durerà il tuo interesse? Volevi sapere perché me ne sono andata? Avevo paura del momento in cui ti saresti stancato lasciandomi a raccogliere i cocci del mio cuore. Me ne sono andata ma non è servito.>>
<<Così hai paura.>> Non era una domanda. <<Dannazione Sarah! Io ti amavo e ti amo ancora è così difficile capirlo?>> Sbottò.
<<Tu mi ami?>> Sarah sgranò gli occhi. Fece per avvicinarsi, mettergli una mano sulla spalla voleva toccarlo. Lui si girò di scatto gli occhi di lei brillavano di speranza. Si addolcì.
<<Sei diventata sorda? Non ti facevo così vecchia!>> Lei lo colpì piano al petto.
<<Non ti permettere!>> Che strana piega stavano prendendo gli eventi.
<<Sarah, io ti amo!>> Sorrise.
<<Ti amo anch'io. Ma ancora non ho capito come ci riesci.>>
<<A fare cosa?>>
<<A farmi sentire un adolescente sciocca.>>
<<Perché come pensi che mi senta io? L'amore mia cara non ha età!>>
Si baciarono ancora lasciando che la passione divampasse tra loro.




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Opera scritta il 21/11/2015 - 19:13
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1287 volte.
Voto:
su 8 votanti


Commenti


Grazie Giuseppe per aver rispolverato questo racconto!!! Sono contenta che ti piaccia.
Signor Adriano, la ringrazio per quello che ha detto sui miei racconti e sono lieta che l'equivoco si sia chiarito, dal momento che sono sempre attenta a non creare disguidi o fastidi al sito. Ma sono comunque felice quando un mio scritto meno recente viene commentato!!!

Marirosa Tomaselli 12/05/2017 - 12:39

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Mi scuso io. In realtà questa scrittura non compare tra quelle del mese ma resta tra quelle del 2015 per cui la lasciamo.
Buona giornata

Adriano Martini 12/05/2017 - 09:56

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Adriano, ho cercato volutamente questo racconto non recente dell' autrice Marirosa Tomaselli, sto leggendo piano piano tutti i suoi racconti e non sto seguendo attualmente le scritture del mese...l ho letto per cui cercandolo nella lista racconti dell' autrice.

Giuseppe Scilipoti 12/05/2017 - 07:51

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Evidentemente hai corretto una vecchia scrittura perchè il tema di questo mese è diverso. Meglio, nel caso delle scritture, non fare correzioni su testi vecchi perchè poi ci confondiamo solo le idee.
Per non inquinare le scritture del mese dovremo cancellarla.
I tuoi racconti sono sempre molto ben scritti e ci spiace questo equivoco. Confidiamo nella tua comprensione.
Cari saluti

Adriano Martini 11/05/2017 - 23:49

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Un commento da cinque stelle volevo scrivere.
Ahahahah cinque stelle e cinque pagine di commenti.

Giuseppe Scilipoti 11/05/2017 - 23:16

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Scusa per il mio lungo commento, che possiamo a questo punto definire una sorta di recensione ma dinnanzi ad un racconto lungo e caratterizzato, sentivo l'esigenza di non poter fare diversamente.
Un racconto da cinque stelle che ti scrivo con la mia solita nonché immancabile sincerità.
Citando un programma del compianto Mike Bongiorno:
Brava, bravissima!

Giuseppe Scilipoti 11/05/2017 - 23:14

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Forse l'unica nota è che l'espediente narrativo che li ha portati a ritrovarsi risulta forzato...
Della serie:
'Ehi come è piccolo il mondo! Lavoreremo addirittura insieme!'
Ovviamente la cosa non mina assolutamente il tuo racconto anche perché nel magico mondo della scrittura tutto è permesso.
Che poi anche nella realtà certe casualità potrebbero pure accadere.
Fatto sta che il racconto mi ha preso, mi ha emozionato e mi ha coinvolto.
Questo è ciò che conta.

Giuseppe Scilipoti 11/05/2017 - 23:10

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Il racconto sfrutta un clichè abbastanza classico ovvero l'uomo sfuggente navigato e levigato che fa fatica a lasciarsi andare all' amore ma che via via ci riesce e la protagonista che ha paura che vuole amare senza riserve ma che che nel contempo ha paura di prendere una cocente delusione. Ma l'amore vince sempre o perlomeno nei tuo racconti.
Un cliché come già detto abbastanza classico però che si basa su degli schemi funzionali che reggono questa bellissima storia rosa.

Giuseppe Scilipoti 11/05/2017 - 23:05

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L'amore non ha età' assolutamente vero!
Ottimo titolo per questo ottimo racconto che ho divorato, senza ombra di dubbio uno dei tuoi lavori più lunghi, più caratterizzati è più belli della tua produzione.
Un mini mini romanzo romance, un lungo componimento rosa che più rosa non si può.
Gli eventi sono descritti in maniera doviziosa per non parlare dello stato d'animo di entrambi i protagonisti che sono intrisi di sentimenti che nel finale esplodono inesorabilmente.

Giuseppe Scilipoti 11/05/2017 - 23:01

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Bel racconto in cui pathos e suspance sono ben calibrati.
Interessante anche l'uso di frasi lunghe intercalate a frasi più brevi, che sembrano sottolineare concetti più importanti.
I dialoghi rendono più vivo il racconto.
Anche l'uso della spaziatura, a separare concetti e momenti diversi, permette una lettura partecipativa e rende più facile la lettura.
Una piccolissima nota,quando la frase diventa lunga 9 righe io la spezzerei in due o tre più piccole.
Piaciuta moltissimo!
Brava!5 stelle
Nadia O:- )

Nadia Sonzini 10/12/2015 - 10:27

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