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il settimo sogno

Un settembre strano, nell'aria un caldo strano, ogni pioggia un diluvio, ogni vento un uragano, ogni notte un sogno strano. Umberto aveva un presentimento strano, tanto strano che portava con se a letto uno dei suoi gatti come se fosse il suo angelo custode.Umberto solo così riusciva a prendere sonno nonostante le imprecazioni della moglie contro quel gattone accovacciato, ogni mattina in quel settembre era un risveglio strano, i suoi sogni, i suoi sogni a volte erano lucidi, tanto lucidi da sembrargli vissuti. Umberto comincio' una notte ad avere paura, si svegliava spesso e rifrullava nella sua mente per la sesta volta in quelle notti il solito sogno, un luogo uguale, grandi alberi uguali, una strada vuota con un grande edificio illuminato a giorno, uno strano schiamazzo di una civetta impaurita desto' Umberto nella fievole luce del mattino, il caffè' della santa moglie con le dolci parole riuscirono a dargli un po di coraggio per affrontare la giornata nel suo lavoro. Una sera Umberto era contento, aveva fatto volentieri un favore ad un amico che gli aveva chiesto di fare nottata all'ospedale per tenergli compagnia, si contento, contento di non sognare. Munito di libri e tablet Come parola fu, Umberto si trovo' accanto al suo amico all'ospedale a vegliare la madre morente, le luci si affievolirono, il silenzio avvolse l'intorno, in un attimo la notte fu fonda tanto fonda che dormivano tutti, Umberto resisteva doveva resistere, non dormiva, non voleva dormire, non voleva sognare, si alzo' lentamente usci' all'aria fresca, si trovo' fuori dall'ospedale, intorno a lui c'erano grandi alberi, che costeggiavano una lunga strada vuota con in fondo un grande edificio illuminato a giorno. Umberto s'incamminò lentamente sapeva di sognare, voleva scoprire,voleva capire,voleva finire quei sogni. Arrivato allo strano edificio di pietra non noto' ne porta ne nessuno, un lungo corridoio costeggiato da strane nicchie lo avvoglio' a proseguire fino a che: un suono di una musica divina lo accolse in un grande salone con un lungo tavolo. Una debole delicata voce femminile attirò' l'attenzione di Umberto verso un lato del tavolo, seppure non vide nessuno la paura comincio' a farlo vacillare, non aver paura Umberto, voglio solo il mio sogno che mi avevi rubato. Un suono lancinante di campane fece rabbrividire Umberto, era il campanello del cambio turno all'ospedale che lo aveva svegliato, caspita come sei sudato Umberto gli disse il suo amico. ......continua nel racconto la tomba accanto.



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Opera scritta il 25/04/2016 - 22:03
Da umberto cavallini
Letta n.1179 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


e dove trovo il racconto "la tomba accanto"? questa parte, comunque, è adorabilmente "strana"

malos mannaja 26/04/2016 - 19:58

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