La neve venne,
venne verso sera.
Essa scese
giù dall'alto dei cieli
sui tetti
e stupì tutti
con la sua bianchezza.
Era davvero tanta,
ed era davvero bella.
Cadeva e cadeva...
e sotto i piedi
volava
a seconda del vento
e nel volo oscillava.
Giaceva
fresca e scintillante
e ognuno
ne era abbagliato.
E. Evtuṧenko
Faceva freddo, la temperatura era scesa sotto lo zero, ma la piazza era ancora gremita. Stava nevicando, e non mi era nuovo un simile spettacolo, eppure ne ero affascinato, abbagliato, ipnotizzato, forse, dalle strane geometrie, che quei fiocchi disegnavano nell'aria nel loro volo, o meglio nel loro cadere. In breve tutti i tetti e tutte le strade divennero bianchi e scintillanti. E mentre dal cielo cadeva quel silenzio scintillante, nella piazza non c'era affatto silenzio. Solo esclamazioni stupite e le risate dei più piccoli, che subito si misero a rincorrersi ridendo e giocando, buttandosi su quel freddo ma soffice tappeto. Gli osservavo con curiosità e forse con un pizzico d'invidia e nostalgia, nel vedere l'allegria nei loro volti, e lo stupore nei loro sguardi rivolti ad un elemento che per loro era quasi magico. Ormai stava facendosi tardi e stavo per tornare sui miei passi, quando qualcosa attrasse la mia attenzione. O per meglio dire qualcuno. Era una ragazza, dai lunghi capelli neri e due occhi verdi e brillanti, come due smeraldi, incastonati in un volto dolcissimo. Rimasi a guardarla incantato, proprio come prima avevo ammirato la neve, ma era un incanto assai più profondo e radicato, ma anche assolutamente inspiegabile. Dovevo andare, in un certo senso lo volevo, ma non mi risolvevo. E neanche riuscivo ad avvicinarmi. La neve continuava a cadere fitta, e forse cominciavo ad assomigliare al pupazzo di neve che alcuni bambini stavano costruendo, perché lei mi guardò e represse un sorriso. Mi riscossi dallo stato in cui ero e mi avvicinai. Era stupenda, pensai, e glielo dissi. Non era una scelta saggia, ma in me in quell'istante non vi era la più piccola ombra di saggezza. Ogni mio pensiero era incentrato su di lei, sui suoi occhi, sulla sua bocca rossa ed invitante. Stranamente non mi mandò al diavolo, ma fece una smorfia. Effettivamente non avevo scelto l'approccio migliore, ma di sicuro non si poteva dire che non avessi iniziativa. Cominciammo a parlare. La sua voce era una musica dolce che il vento portava delicatamente fino a me. Intanto la piazza andava svuotandosi e il silenzio riempiva la notte. Ci alzammo dalla panchina dove eravamo seduti, e cominciammo a camminare. Lei rischiò di scivolare, ma io l'afferrai e la tenni stretta per un po'. Calò il silenzio. Lei si ricompose. Mi arrischiai a fare una battuta per stemperare la tensione, ma lei per tutta risposta mi lanciò un palla di neve. Cominciammo a rincorrerci e a ridere come due bambini, poi ci fermammo. La luna era alta nel cielo e la neve aveva ricominciato a cadere, con nuova forza, trasformando ancora lo scenario. Ci baciammo. Ormai c'eravamo solo noi, e la neve, con la sua fredda e dolce magia, il mondo era letteralmente scomparso, coperto da quel soffice e bianco mantello. Tutti i rumori erano smorzati ad eccezione dei nostri respiri e dei battiti dei nostri cuori.
Voto: | su 5 votanti |
Notte
Purtroppo a differenza del protagonista de 'Venne la neve' non ebbi il coraggio di buttarmi e me ne pentí amaramente quasi subito e vennero le lacrime...per il sottoscritto.
Marirosa hai fotografato con poesia un'atmosfera intensa quanto la storia delicata come il tuo animo sensibile. Me ne vado a letto con gli occhi sognanti. Buonanotte​ Mari!
uno scenario da favola
un attimo e tutta la vita si raccoglie in quell'istante
uno sguardo, un battito in più, la magia
come sei magica tu
bravissima